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Un bel di' vedremo

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(16 Dicembre 2010) Enzo Apicella
In tutta l'Europa cresce la protesta contro il capitalismo della crisi

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LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE SINDACALI È LA LOTTA PER FORTI AUMENTI SALARIALI!

PER CONDURLA OCCORRE UN FRONTE UNICO SINDACALE DI CLASSE!

(7 Luglio 2023)

international communist party

A fronte dell’inflazione in forte crescita dalla fine del 2021, i salari nominali dei lavoratori sono rimasti fermi o hanno subito aumenti del tutto insufficienti a evitare la drastica diminuzione del loro potere d’acquisto. I profitti invece crescono. La classe lavoratrice è sempre più sfruttata.

Il 7 giugno il segretario nazionale della Fiom Michele De Palma ha affermato che “Il Ccnl metalmeccanico difende il potere d’acquisto dei salari” in virtù dell’aumento a partire da giugno di 6,6% in media. Ma l’aumento non è retroattivo, non recupera il salario perso da fine 2021 a maggio 2023, e l’indice IPCA è ben inferiore all’inflazione reale, ragion per cui il Ccnl metalmeccanico non difende affatto i salari. Certo si può pensare al classico “meglio che niente!”, che è la linea sindacale di Cgil Cisl e Uil che ha permesso il calo dei salari in atto dal 1975 per i giovani lavoratori fino ai 29 anni e dal 1990 per tutti gli altri.

Al congresso Cgil, il 16 marzo, Landini ha dichiarato che “il fisco è la madre di tutte le battaglie”. La Cgil pensa di aumentare i salari riducendo il cosiddetto “cuneo fiscale”. I provvedimenti del governo Draghi e di quello Meloni in tal senso hanno per ora portato poche decine di euro in tasca ai lavoratori. La Fiom è d’accordo con questa linea, tant’è che De Palma, dopo aver lodato il Ccnl metalmeccanico, ha dichiarato: “Il Governo deve […] detassare il salario” e che nella piattaforma unitaria Fim Fiom Uilm dello sciopero odierno non si parla di “aumenti salariali” ma di “valorizzare e sostenere il reddito da lavoro”. Nemmeno hanno il coraggio di nominarlo il salario, che chiamano reddito come ciò che intascano le classi sociali parassite che vivono sulle spalle della classe operaia.

La madre di tutte le battaglie per i lavoratori non è il fisco, come affermato da Landini e dalla maggioranza della Cgil, escluse solo le sue aree conflittuali, ma la lotta per forti aumenti salariali da strappare agli industriali con gli scioperi, come avviene in questi mesi in Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Grecia, Turchia, ecc.

Ma questo andrebbe a danno dei profitti, delle aziende, del sistema finanziario, dell’economia nazionale e quindi anche dei lavoratori, sostiene il sindacalismo collaborazionista rinnegatore della lotta di classe. Certo che gli aumenti salariali – come tutti i bisogni dei proletari laddove vengono soddisfatti – danneggiano i profitti, le aziende, le banche, insomma la borghesia, ma le sorti della classe lavoratrice non dipendono dal buon andamento dell’economia capitalistica, delle aziende, dei profitti, come sostiene il sindacalismo collaborazionista di Cgil Cisl e Uil, per il semplice fatto che essa è destinata a crollare per effetto della crisi di sovrapproduzione di merci e capitali, che affligge da 50 anni i cosiddetti paesi occidentali e ora ha fatto capolino anche in Cina.

Far dipendere le sorti dei lavoratori da quelle delle aziende, dell’economia del paese, del capitalismo – come insegnano i Landini, gli Sbarra, i Bombardieri – significa incatenarli a una nave destinata ad affondare che per salvarsi ha solo lo strumento della guerra, per distruggere le merci che non riescono più a vendere, fra cui la merce forza lavoro! Significa far sgobbare oggi i lavoratori in pace per il bene dell’azienda e del capitalismo nazionale e mandarli domani al fronte in guerra a massacrarsi con proletari di paesi diversi per il bene dei profitti della classe borghese.

I lavoratori possono difendere oggi i loro bisogni sociali solo con forti scioperi in difesa dei propri interessi, necessariamente a discapito di quelli delle imprese, dei profitti, del capitalismo, e domani – di fronte a un nuovo conflitto mondiale che ogni giorno vediamo maturare sotto i nostri occhi – affossando con la rivoluzione questa società morente e i suoi regimi politici nazionali, siano essi apertamente autoritari, mascherati di democrazia o verniciati di falso socialismo!

Ciò di cui hanno bisogno oggi i lavoratori è di un movimento generale di veri scioperi per conquistare forti aumenti salariali in tutte le categorie, maggiori per quelle peggio pagate. Cgil Cisl e Uil non vogliono condurre una simile battaglia, come dimostra ogni atto delle loro dirigenze. Di accordo con gli industriali e i banchieri invocano la riduzione del cuneo fiscale.

L’Unione Sindacale di Base, nata insieme agli altri sindacati di base in reazione al tradimento degli interessi dei lavoratori da parte de sindacalismo collaborazionista, lo scorso 26 maggio ha convocato uno sciopero generale con al centro la rivendicazione di un aumento medio di 300 euro per tutti i lavoratori. Ma questa azione giusta, per una corretta rivendicazione, l’Usb l’ha organizzata senza coinvolgere le altre forze del sindacalismo conflittuale, per l’opportunismo della sua dirigenza, ed è quindi stata troppo debole.

I lavoratori più combattivi sono così stretti fra il sindacalismo collaborazionista di Cgil Cisl e Uil – che impedisce alle masse salariate di uscire dalla passività e dalla rassegnazione – e l’opportunismo delle dirigenze del sindacalismo conflittuale, dei sindacati di base e delle aree combattive in Cgil, che con le loro divisioni puntellano il controllo del sindacalismo collaborazionista sui lavoratori, invece di indebolirlo.
La linea sindacale per i lavoratori combattivi è chiara: nei sindacati di base, nelle aree conflittuali in Cgil, bisogna battersi affinché tutte le forze del sindacalismo di classe agiscano unite, promuovendo la lotta per i veri obiettivi della classe lavoratrice, che la unificano e soddisfano i suoi bisogni immediati: forti aumenti salariali, salario pieno ai disoccupati, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario

Le crisi aziendali saranno sempre più numerose quale conseguenza della crisi di sovrapproduzione. Cgil Cisl e Uil tengono isolata ogni vertenza, chiusa nei confini aziendali, logorando i lavoratori in inutili tavoli di negoziazione. La borghesia, al di là della guerra, non ha una soluzione politico-economica alla crisi della economia capitalista e certo non la possono avere i lavoratori: non si tratta di seguire le millantate soluzioni proposte dal sindacalismo collaborazionista che invoca impossibili diversi modelli politico-economici del capitalismo, ma di imporre con la lotta ai regimi politici borghesi di conferire il salario ai lavoratori anche a fabbriche chiuse. Solo la rivendicazione del salario pieno ai disoccupati unifica tutte le lotte contro i licenziamenti, e queste alle lotte dei lavoratori ancora occupati. Se il capitalismo marcia verso il crollo i lavoratori non devono salvarlo ma imporre la difesa dei loro bisogni a sue spese.

Solo l’unità d’azione del sindacalismo conflittuale – fra i sindacati di base e di questi con le aree conflittuali in Cgil – che conduca alla formazione di un Fronte Unico Sindacale di Classe, è in grado di aiutare il ritorno alla lotta generale della classe lavoratrice e di spezzare l’unità sindacale collaborazionista fra Cgil Cisl e Uil che è la pietra angolare su cui poggia il loro controllo sui lavoratori per impedire il riaccendersi della lotta di classe, che sta tornando in tutto il mondo e giungerà anche in Italia!

A Genova il congresso Fiom di dicembre scorso si è celebrato sotto lo slogan “Coscienza, lotta, organizzazione. Per un Sindacato di Classe”. Il marxismo rivoluzionario non è una teoria da tenere chiusa in una teca di vetro insieme alle immagini di Marx Engels e Lenin ma è una guida per l’azione. La linea sindacale comunista è coerente e conseguente alle basi teoriche e agli obiettivi programmatici: l’azione sindacale dell’oggi si pone in modo coerente su una linea che conduce alla rivoluzione politica di domani. Essere per il Sindacato di Classe oggi significa battersi per l’unità d’azione di tutte le forze del sindacalismo conflittuale, contro l’unità sindacale collaborazionista di Cgil Cisl e Uil – per promuovere un movimento di sciopero generale per forti aumenti salariali, salario pieno ai lavoratori licenziati, riduzione dell’orario di lavoro.

Genova, venerdì 7 luglio 2023

La nostra sede presso Salita degli Angeli 9 r (Dinegro) è aperta il martedì dalle 20,30
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