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Il taglio del cuneo fiscale promesso ai lavoratori, è sparito La finanziaria con una mano dà e con due prende

NO AI TAGLI ALLA SPESA SOCIALE NO ALL’AUMENTO DELL’ETA’ PENSIONABILE
E AL PATTO DI PRODUTTIVITA’ BASTA CON LA POLITICA DEI SACRIFICI CONSULTAZIONE ORA!

(20 Ottobre 2006)

Mentre continua il Risiko sulle cifre della finanziaria, che secondo i tecnici della Camera dei Deputati sarebbe addirittura arrivati a 40 miliardi, una cosa è chiara: alle imprese, che si lamentano, vanno molti miliardi di euro, ai lavoratori e ai pensionati, che dovrebbero gioire, va poco o nulla. Infatti, l’operazione sull’Irpef e sugli assegni familiari per tante lavoratrici e lavoratori non compensa l’aumento dei contributi pensionistici e delle addizionali Irpef locali e, soprattutto, i tagli alla spesa sociale, alla sanità, alla scuola. Il Tfr, che è salario dei lavoratori, è diventato oggetto di uno scontro tra governo e imprese, mentre i legittimi proprietari non hanno diritto di parola. Si usano i soldi delle pensioni per fare cassa nella spesa pubblica, mentre il governo rivendica la necessità di aumentare l’età pensionabile. Si tagliano i servizi sociali e si aumenta la spesa militare.

Sono state ridefinite le aliquote Irpef e aumentati gli assegni familiari. Questo migliora di poco la condizione dei redditi familiari più bassi. Ma questa operazione non restituisce il fiscal drag, cioè l’aumento delle tasse dovuto all’aumento dell’inflazione. Lo stesso cuneo fiscale, che è stato restituito alle imprese ben più che al lavoro, è servito soprattutto per aumentare gli assegni familiari e anche le detrazioni fiscali per il lavoro autonomo, che denuncia redditi più bassi dei lavoratori dipendenti. A questi risultati parziali e contraddittori, si aggiungono però quelli negativi, che sono:

ØL’aumento dello 0,3% dei contributi previdenziali a carico di tutti i lavoratori dipendenti.

ØL’aumento certo dell'addizionale Irpef regionale per effetto dello sforamento del tetto di spesa (come previsto nel patto di stabilità stato/regioni).

ØGli ulteriori tagli agli enti locali, che si tradurranno in nuove tasse: infatti i comuni potranno aumentare le aliquote Irpef comunali dello 0,3 % e applicare un'aliquota secca dello 0,5 per mille sull'imponibile Ici per finanziare le opere pubbliche.

ØPesanti tagli alla ricerca e alla scuola, con l’aumento degli alunni per classe e la riduzione degli organici, che vanificano gli annunci di riduzione del lavoro precario e tanti proclami di voler investire sulla qualità dello sviluppo e sulla ricerca.

ØL’introduzione del ticket sulle prestazioni del pronto soccorso (23 euro per il codice bianco e 41 euro per il codice verde, nonché quello di 10 euro per ricette per prestazioni). E' una misura socialmente iniqua e che rientra nel progressiva privatizzazione della sanità. Aumentano anche il bollo auto e le tasse sul gasolio.

ØLimiti pesanti alle amministrazioni pubbliche nella regolarizzazione del lavoro precario. Per quanto riguarda il lavoro privato, al di là dei finanziamenti alle imprese per le assunzioni a tempo indeterminato, non si fa nulla e la Legge 30 resta in vigore con tutti i suoi danni.

ØIl taglio dell'1,4% delle risorse destinate al personale sanitario rispetto all'ammontare complessivo di spesa sostenuto nel 2004

ØL’aumento dell'aliquota contributiva per i lavoratori parasubordinati (precari) al 23% che si scaricherà interamente sui lavoratori in quanto non è stata introdotta alcuna norma per stabilire che i compensi dei collaboratori non siano inferiori a quelli previsti per i CCNL.

ØUn condono contributivo mascherato, che permette alle aziende, previo accordo con le organizzazioni sindacali, di pagare molti meno contributi del dovuto per regolarizzare i dipendenti in nero. Questo mentre le attività degli ispettori del lavoro vengono sospese per le aziende che accettano questa procedura.

ØIl 50% del TFR dei lavoratori che non scelgono i fondi pensione viene chiesto in prestito per finanziare opere pubbliche.

Questi sono solo alcuni dei danni che fa la legge finanziaria, ma ce ne sono altri che non vengono effettuati direttamente, ma come nei processi di ristrutturazione, vengono appaltati ad altri.
I Comuni e le Regioni dovranno tagliare ancora la spesa sociale o aumentare le tasse, o tutte e due le cose assieme. E, soprattutto, una trattativa globale tra Confindustria, governo e sindacati dovrebbe aumentare l’età pensionabile e, con un patto sulla produttività, la flessibilità dei lavoratori. Cgil, Cisl e Uil, con il Memorandum d’intesa sulle pensioni si sono impegnate a questa trattativa, senza chiedere il parere dei lavoratori e dei pensionati.

Non siamo d’accordo. Non accettiamo che le lavoratrici, i lavoratori e i pensionati, unici veri creditori verso il paese, siano posti di nuovo sul banco dei debitori e debbano pagare in rigore e sacrifici.
Non siamo d’accordo che Cgil, Cisl e Uil continuino a trattare e a prendere impegni, senza consultare le lavoratrici e i lavoratori.
Vogliamo una consultazione vera, nella quale si possa votare e contare nelle scelte del sindacato.
Vogliamo che Cgil, Cisl e Uil mobilitino i lavoratori per cambiare tutte le cose sbagliate nella finanziaria, se necessario fino allo sciopero generale.

Bisogna cambiare registro nei rapporti con il governo. Il sindacato non può avere governi amici o cambiare atteggiamento a seconda di chi governa. Alla Confindustria che, nonostante i tanti miliardi assegnati alle imprese, continua a lamentarsi bisogna dire basta. Non siamo disponibili a un patto sulla produttività che aumenti la flessibilità, gli orari di lavoro, la variabilità e l’incertezza del salario, come invece chiedono i padroni. Vogliamo contratti che aumentino davvero i salari e migliorino i diritti. Vogliamo l’abrogazione della Legge 30 e di tutti i provvedimenti che hanno fatto dilagare la precarietà.



Il 4 novembre tutte e tutti a Roma contro la precarietà e per i diritti

Rete 28 Aprile nella Cgil per l’indipendenza e la democrazia sindacale - 19 Ottobre 2006

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