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(20 Settembre 2009) Enzo Apicella

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(No basi, no guerre)

No alla base militare USA a Vicenza. La posta in gioco

(19 Gennaio 2007)

Il governo Prodi intende dare il via libera alla costruzione di una nuova base militare USA a Vicenza che affianchi quella già esistente nel cuore della città (Camp Ederle).
Sono evidenti a tutti la gravità e le conseguenze di questa scelta. La decisione del governo pone serissimi problemi di democrazia e di collocazione internazionale dell’Italia.

1) La nuova base militare USA al Dal Molin infatti sarà una base pienamente operativa e funzionale alla dottrina della guerra preventiva. Da essa dovrebbero partire i blitz dei paracadutisti statunitensi in tutto l’arco di crisi mediorientale e eurasiatico, sussumendo così Vicenza dentro un sistema operativo di guerra che vede l’Italia coinvolta pienamente. La base al Dal Molin diventerebbe uno dei “santuari” delle aggressioni contro altri popoli.

2) L’ampiezza del dissenso e della mobilitazione popolare contro la nuova base militare a Vicenza, è stata tale che la decisione del governo di procedere comunque all’installazione della base al Dal Molin, cozza frontalmente con la sovranità popolare. Questo governo si regge su una coalizione di forze che oggi sono chiamate a scegliere tra questa e la lealtà ad un esecutivo orientato su una scelta antidemocratica

3) E’ tempo che si apra una vasta e radicale battaglia democratica, popolare e antimilitarista contro i vincoli e i trattati internazionali a cui è sottoposto il nostro paese. La “relazione speciale con gli USA” o la fedeltà atlantica nella NATO, non possono più essere dei dogmi indiscutibili per l’Italia del XXI Secolo. Il rapporto di servilismo e subalternità agli USA e alla NATO (e la presenza delle loro basi militari nel nostro territorio) vanno rimessi in discussione radicalmente. A fronte della continuità della subordinazione atlantica, diventano risibili e ridicoli i discorsi sulle iniziative “autonome” dell’Italia in Libano o in Medio Oriente. Al contrario, le missioni militari in questi teatri assumono il segno della complicità con la dottrina USA della divisione e della guerra civile diffusa in quella regione.

E’ necessario avviare una mobilitazione locale e nazionale che prenda di petto i nodi centrali della politica militare e internazionale del governo italiano e ne renda sempre più difficile la realizzazione. La parola d’ordine “disarmiamoli” può indicare una nuova politica e una nuova etica su cui costruire una alternativa e una alterità di modelli.

Mettiamo in campo subito una giornata di mobilitazione in tutte le città contro la costruzione della nuova base militare USA a Vicenza e a sostegno del movimento popolare che si oppone alla base

Prepariamo una grande manifestazione nazionale per il ritiro dei militari italiani da tutti i teatri di guerra, per lo smantellamento delle basi militari USA e NATO e per il taglio alle spese militari.


16 gennaio

La Rete dei Comunisti

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