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Laboratorio Internazionalista per l'Organizzazione Rivoluzionaria

(2 notizie dal 18 Novembre 2023 al 9 Febbraio 2024)

Che cos’è il Laboratorio Internazionalista per l’Organizzazione Rivoluzionaria?

In sintesi:

Laboratorio – il nostro metodo di lavoro.

Internazionalista – il nostro riferimento teorico-politico.

Organizzazione – la finalità del nostro lavoro: il contribuire alla costruzione dello strumento politico della lotta di classe. Il ragionare da partito per costruire il partito sedimentando coscienza ed organizzazione di classe.

Rivoluzionaria – la prospettiva e il programma per il quale ci battiamo: la rivoluzione comunista dei prolet.

Sviluppando i singoli concetti:

Laboratorio perché la nostra è una forza in divenire.

Il Laboratorio è il luogo nel quale, nel percorso prassi-teoria-prassi, attraverso il metodo del materialismo dialettico, le esperienze della lotta di classe si consolidano in principi teorici che, a loro volta, devono trasformarsi in ipotesi di lavoro politico da verificare nella pratica. La valutazione politica, attraverso la riflessione collettiva, suffraga o meno le ipotesi di partenza.

Dal generale al particolare, dal particolare al generale, la teoria guida la pratica e la pratica realizza la teoria arricchendo il patrimonio politico e di esperienze.

Il metodo di lavoro che ci diamo è: problema concreto; criteri politici di riferimento; ipotesi pratiche di lavoro; attivazione operativa; verifica dei risultati conseguiti e delle esperienze realizzate; valutazione politica; eventuale aggiustamento; definizione degli insegnamenti acquisiti; nuove ipotesi di lavoro.

Essere un laboratorio non significa però dover sviluppare/inventare una nuova teoria. La sistemazione teorica di quasi due secoli di lotta di classe prolet operata dal movimento rivoluzionario, e in special modo dalla Sinistra Comunista italiana, ci restituiscono un solido nocciolo di principi teorici di riferimento, per quanto non necessariamente esauriti o completi. Si tratta pertanto di tradurre l’inquadramento teorico acquisito in indicazioni politiche concrete e calibrate in base alla realtà particolare.

Internazionalista perché i riferimenti teorici e politici che ci contraddistinguono sono quelli propri dell’internazionalismo rivoluzionario: centralità della lotta di classe come motore della storia; necessità dell’unità nella lotta degli sfruttati del mondo intero e della loro organizzazione politica internazionale; rifiuto di ogni ipotesi nazionalista, riformista e del capitalismo di stato, in favore delll’alternativa rivoluzionaria e comunista al capitalismo. Soprattutto oggi, con la ripresa dello scontro tra opposti imperialismi in Ucraina che segna un’accelerazione nella corsa verso la terza guerra mondiale, l’opportunismo è un veleno ancora più pericoloso che divide la classe lavoratrice, la soggioga all’ideologia dominante e la induce a schierarsi in favore di uno o dell’altro dei fronti imperialisti in lotta, spacciando questa posizione per internazionalismo proletario.

Per l’organizzazione perché il partito di classe, la futura internazionale rivoluzionaria, è lo strumento politico e organizzativo imprescindibile per unificare le lotte dei diversi settori della classe prolet nella prospettiva del superamento del capitalismo.

Prolet è la moderna classe dei lavoratori e lavoratrici, precarie e disoccupati sfruttati che con la loro forza-lavoro mettono in moto il mondo intero e dal cui sfruttamento e oppressione scaturiscono la ricchezza e il potere della classe dominante (imprenditori, padroni, borghesi, capitalisti) e i privilegi dei loro servi (governanti, forze della repressione, politicanti, ideologi, sindacalisti…).

La maggioranza dei prolet sono oggi oggetto passivo dello sfruttamento e succubi delle ideologie dominanti. Quando alzano la testa si limitano per lo più alla lotta economica per difendere la propria condizione di sfruttamento (dai licenziamenti, dal peggioramento delle condizioni, etc.). Ma in determinati momenti e congiunture storiche gli sfruttati arrivano a presentarsi come soggetto agente e potenzialmente sovversivo. Ed è in queste fasi, quando i prolet imboccano la via della lotta politica per il potere, che si pone finalmente la possibilità di superare una volta per tutte lo sfruttamento stesso e con esso la divisione in classi della società.

La coscienza rivoluzionaria (o di classe, o comunista, o internazionalista…) è il prodotto della comprensione dell’intera esperienza della lotta della classe sfruttata contro la classe dominante intesa come “movimento reale” verso il superamento della società di classe. Per questa ragione tale coscienza è oggi patrimonio solo di una esigua minoranza della classe sfruttata (e di alcuni transfughi dalla classe avversa), ovvero di coloro che già oggi si pongono nell’ottica della necessità del superamento rivoluzionario del capitalismo. Uno dei compiti dell’internazionalismo oggi è formare le nuove leve militanti affinché possano incanalare la conflittualità prolet di domani sul binario della trasformazione radicale dell’esistente. Nelle fasi di vivo scontro di classe, se la minoranza cosciente è viva ed organizzata, la coscienza rivoluzionaria può diffondersi in strati sempre maggiori di prolet che acquisiscono così la consapevolezza dell’immenso potenziale rivoluzionario che incarnano. Riteniamo pertanto fondamentale fin da ora l’organizzazione degli elementi più coscienti in struttura politica. Senza lo strumento dell’organizzazione politica, infatti, ogni lotta è destinata ad esaurirsi nel sistema, senza nemmeno avere la possibilità di lasciare un’eredità che possa almeno rendere fertili le lotte a venire.

Rivoluzionaria perché non solo la classe dominante non può essere abbattuta in altro modo, ma anche perché la classe che l’abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume ideologico e diventare capace di dare vita a una nuova società senza classi né frontiere, senza sfruttamento né oppressione, senza stati né mercato, fondata sui bisogni umani, in armonia con la natura. Essere rivoluzionari significa insomma acquisire la consapevolezza che anche il capitalismo, come le società di classe precedenti, è storicamente determinato e come tale passibile di superamento; che la classe degli sfruttati prolet è l’unica che possa costituire un’alternativa e, dando vita ai propri organismi di potere (soviet, consigli, shura…), assestargli il colpo mortale; che lo strumento politico necessario a condurre tale rivolgimento è l’organizzazione politica; che l’alternativa a tutto questo è solo la barbarie.

La rivoluzione è una necessità impellente, dotiamoci al più presto degli strumenti per realizzarla.

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