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Iraq: rifiuto della guerra e ritiro immediato dei soldati

solo così potremo evitare nuovi tragici eventi

(12 Novembre 2003)

La morte di almeno 14 militari italiani in Iraq rende evidente a tutti quello che per mesi il governo ha cercato di nascondere con una martellante e melensa campagna sulla missione di pace: l'Italia è stata coinvolta in una guerra e questa guerra continuerà sino al ritiro delle truppe straniere dall'Iraq.

I responsabili di queste morti, coloro che hanno voluto la guerra, si affrettano oggi a piangere i morti, a manifestare la loro solidarietà alle famiglie, tentando di fuggire alle proprie responsabilità denunciando il terrorismo.

L'immagine dei soldati italiani lontani dalle situazioni a rischio che è stata utilizzata per giustificare il loro invio si dimostra essere, come sapevamo e siamo stati fra i pochi a dire, una menzogna.

Né però va consentito a nessuno di utilizzare queste morti per giustificare a posteriori le scelte del Governo.

La CUB, oggi come nei mesi passati, afferma che la guerra condotta contro l'Iraq non può che essere foriera di nuove distruzioni e di nuovi lutti, la guerra all'esterno è, nei fatti, guerra interna che riduce le libertà politiche, civili e sindacali e le risorse per la sanità, la scuola, le retribuzioni.

Solo rifiutando la guerra impostaci dal governo italiano e, in realtà dai suoi padroni statunitensi, potremo evitare nuovi eventi del genere.

La CUB, di conseguenza, intende continuare nella campagna contro la guerra e per il ritiro immediato dei soldati inviati sui diversi fronti della guerra globale che oggi sta insanguinando il pianeta.

Milano, 12 novembre 2003.

Confederazione Unitaria di Base

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