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Siria, lega araba: qatar vs algeria e iraq

I ministri degli esteri della organizzazione panaraba decideranno domani le prossime mosse. Si prevede l’estensione per un altro mese della missione degli osservatori. Gli Usa minacciano di chiudere la loro ambasciata a Damasco.

(21 Gennaio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Siria, lega araba: qatar vs algeria e iraq

foto: nena-news.globalist.it

Roma, 21 gennaio 2012, Nena News - Il generale sudanese Mohammed al-Dabi, capo dei 165 osservatori della Lega araba in Siria, sarà oggi al Cairo, al quartier generale dell’organizzazione pan-araba dove presenterà il rapporto sulla missione cominciata il 26 dicembre. Dalle sue parole dipendono, almeno in parte, le decisioni che i ministri degli esteri arabi prenderanno domani riguardo le prossime mosse della Lega araba contro il regime del presidente Bashar Assad. Non è un mistero che un gruppo di paesi membri, guidati dal Qatar, stiano spingendo per passare all’uso della forza militare contro Damasco o, almeno, tentano di ottenere l’invio un contigente armato arabo in Siria. E, certo non a caso, al Cairo è atteso anche Burhan Ghalioun, capo del cosiddetto Consiglio nazionale siriano (Cns)) che raccoglie una parte dell’opposizione laica assieme ai Fratelli musulmani e altre formazioni islamiste. Burhan - che in Egitto farà un inteso lavoro di lobby (spinto anche dai suoi sponsor turchi e francesi) - ha abbracciato con maggior convinzione l’idea di un intervento militare straniero, respinto invece dal Comitato di coordinamento nazionale (Ccn), di Haytham al Manna, che racchiude forze di opposizione di sinistra e nazionaliste.

Dagli Stati Uniti, Human rights watch ha chiesto che la Lega araba adotti decisioni incisive assieme alle Nazioni Unite, un riferimento fin troppo evidente ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu dove le tentazioni interventiste si scontrano, per ora, con il veto di Russia e della Cina. In seno alla Lega araba tuttavia non mancano i paesi contrari alla linea del Qatar. Algeria e Iraq, in modo particolare. Altri Stati arabi esitano ad adottare iniziative che potrebbero aprire la strada ad un’azione militare internazionale simile a quella compiuta in Libia (promotore principale anche in quell’occasione il Qatar). Anche per questo motivo si prevede che domani la Lega araba decida di allungare di un altro mese la permanenza degli osservatori in Siria, nonostante le proteste dell’opposizione anti-Assad che accusa Mohammed al-Dabi e i suoi «monitor» di non aver «fermato la repressione» e di aver indirettamente offerto una copertura diplomatica al regime. Algeria e Iraq, ma anche Russia e Cina, invece sottolineano che, sebbene non abbia posto fine alle violenze, la missione della Lega araba ha contribuito a ridurre drasticamente il numero di morti e feriti. E’ probabile che il numero degli osservatori venga portato da 165 a 300.

Segnale di una sempre più forte tentazione di guerra da parte dei paesi occidentali è anche l’annuncio fatto dagli Stati Uniti che si sono detti pronti a chiudere la loro ambasciata a Damasco se il governo siriano non garantirà una maggiore protezione alla sede diplomatica. Ieri secondo l’opposizione siriana sono state uccise almeno altri 13 dimostranti nel corso di manifestazioni in varie città del paese per chiedere la liberazione dei detenuti politici. Nena News

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