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(17 Agosto 2012)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nuovacolombia.net
foto: www.nuovacolombia.net
Lo scorso 13 agosto il governo ha proditoriamente attaccato la Minga, la protesta delle comunità indigene, organizzata “in difesa e per la liberazione della madre terra” nel Huila; dipartimento, questo, dove è prevista la realizzazione della diga del Quimbo, lo sciagurato megaprogetto che implicherebbe una irreversibile devastazione ambientale, nonché lo sfollamento forzato delle comunità locali.
Appena cinque giorni prima dell'attacco gli agenti dipartimentali avevano garantito che entro sabato 11 sarebbe arrivata una commissione con delegati della presidenza e alcuni ministri a discutere con i manifestanti. Invece della commissione promessa, le comunità che occupavano la strada Hobo-Gigante, all'altezza del ponte “El Pescador”, si sono trovati di fronte unità di controguerriglia della polizia, nonché i famigerati squadroni antisommossa dell'ESMAD, che le hanno attaccate selvaggiamente; l'indigeno Sebastián Chacames è stato ferito e catturato dall'ESMAD.
Il regime colombiano, di fronte alla giusta protesta degli indigeni contro la devastazione del territorio, reagisce con la ferocia che gli è propria, non potendo tollerare che venga messa in discussione la politica di svendita delle preziose risorse naturali alle multinazionali straniere come l'italiana Enel, che controlla l'impresa che realizzerà i lavori del Quimbo.
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