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(Di lavoro si muore)

Medicina del capitale e carne da macello

(12 Giugno 2008)

Mercoledì 11 giugno 10 operai hanno perso la vita sul lavoro. Sei sono morti, uno dopo l’altro. in una fossa di liquami coperti da uno strato di fango, mentre pulivano la vasca di un depuratore a Mineo (Ct). Quattro erano dipendenti comunali, altri due di una ditta privata. Tutti mandati nella fossa senza alcuna protezione antinfortunistica, senza maschere, e sono morti nel tentativo di soccorrersi a vicenda. Gli operai sono stati mandati a morire come succede ogni giorno nelle fabbriche, sui cantieri, nelle campagne, sulle strade e sui posti di lavoro, perchè la loro vita non vale neanche la spesa di qualche euro per la prevenzione.

Come accade ogni volta che gli operai muoiono in gruppo (7 operai alla ThyssenKrupp a Torino nel 2007, 4 a Orvieto nel febbraio e 5 a Molfetta nel marzo 2008 solo per ricordarne alcuni), la solidarietà con i propri compagni di lavoro - che serve nella lotta contro i padroni come unica possibilità di difendersi dallo sfruttamento - diventa motivo di morte.

Dopo le lacrime di coccodrillo, capitalisti e governo (che usano frasi di circostanza verso i lavoratori solo quando li devono commemorare perché ormai sono morti) normalmente ne parlano come “fannulloni”, “assenteisti”, che non producono abbastanza per sostenere i padroni e l’economia in crisi.

Il paese si ferma e si rivolta, con guerriglie di strada, per le partite di calcio ma non per gli omicidi dei padroni, non per i morti sul lavoro e di lavoro. Evidentemente non solo per gli sfruttatori, ma anche per i “rappresentanti dei lavoratori” di CGIL-CISL-UIL-UGL, l’umanità si distingue per il valore della pelle; ci sono quelle pregiate e quelle che non valgono niente.

Con la scusa dell’allungamento della vita media, si è peggiorata la condizione generale della classe operaia, diminuendo i salari e le pensioni e aumentando l’età pensionabile, facendo finta di non sapere che la vita media è diversa per le diverse classi sociali e che anche la morte è di classe.

Nella società capitalista in cui è legittimato lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, ogni incremento delle forze produttive sociali, della scienza, della tecnica e della medicina portano all’incremento della produttività arricchendo il capitale e sottomettendo sempre più l’operaio, ingigantendo il dominio sul lavoro. Al di là di tutte le statistiche borghesi i morti sul lavoro, di malattie professionali, i tumori, il cancro sono dovuti quasi sempre a condizioni di lavoro e di inquinamento ambientale e sono molto più frequenti fra gli operai e i proletari, con percentuali più alte nelle classi povere che in quelle ricche.

Anche la divisione fra case di cura, cliniche private e ospedali pubblici è funzionale al capitale.

Il caso della clinica Santa Rita di Milano dove, nella spasmodica ricerca del massimo profitto, si operavano pazienti sanissimi che non avevano niente, asportando polmoni e altre parti del corpo solo per fare soldi è il più eclatante, ma è solo la punta dell’iceberg.

Da sempre le cliniche e le case di cura private a cui si rivolgono i borghesi - dotate di ogni comfort - servono per curare i ricchi e gli ospedali pubblici usano i corpi dei ricoverati di classi sociali sottomesse per sperimentazioni terapeutiche e metodi di trattamento che andranno a vantaggio di coloro che possono pagare.

La medicina del capitale, anche se riconosce in alcuni casi che l’usura di energie fisiche e psichiche è prodotta dalla fatica, dalla nocività, dai tempi e ritmi di lavoro, dalla ripetitività, dalla precarietà, da un lavoro spesso disumano, cerca di curare gli effetti sul paziente, ma non arriva mai a individuare le cause.

E’ il capitale che è patogeno, non produce solo morti e malattie conosciute, ma è anche in grado di inventarne di nuove.

L’unica medicina preventiva è quella che si oppone al capitale perché, come dimostrano i morti sul lavoro e di lavoro, il responsabile è il capitale stesso.

La contraddizione capitale-lavoro -che distrugge gli uomini e la natura nella ricerca del massimo profitto - investe tutti i rami della società e, con la scienza e la medicina asservite al capitale, la difesa della salute in fabbrica e nel territorio per il proletariato e le classi sottomesse non può essere altro che un’unica, intransigente, lotta di classe.

Michele Michelino del Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” - Sesto San Giovanni (Mi)

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