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Colombia: chi è l'ex generale Mario Montoya

(9 Aprile 2009)

Il Generale Mario Montoya Uribe, nato nel 1949 a Buga, dipartimento del Valle del Cauca, titolare di un master in Alta Direzione, ex addetto militare presso l'Ambasciata colombiana a Londra, è stato Comadante dell'Esercito Nazionale della Colombia fino al 4 novembre 2008, quando ha dovuto dimettersi per via dello scandalo dei "falsi positivi".

Nella carriera di Montoya i legami con i paramilitari iniziano presto.

Secondo un documento inviato nel 1979 dall'ambasciata di Washingtone a Bogotá, successivamente desecretato, "un battaglione d'intelligence dell'esercito colombiano legato a Montoya ha creato in segreto una unità clandestina terrorista fra il 1978 e il 1979". Il gruppo, denominato AAA (Azione Americana Anticomunista), secondo quanto riferisce il giornalista Sean Donahue, aveva "preso parte ad una serie di bombardamenti effettuati nel 1978 e 1979. I bersagli dei bombardamenti includevano gli uffici del Partito Comunista, un giornale ed una rivista. Molti attivisti di spicco ed accademici furono sequestrati ed uccisi. Un disertore raccontò successivamente ad uno dei principali quotidiani di Bogotá che l'AAA era comandata da ufficiali dell'esercito."
Nel 1983 Montoya fu scelto per essere addestrato nella famigerata "Scuola delle Americhe" (SOA) degli USA, che aveva sede a Panama.

Nel corso degli anni `90, quando le multinazionali degli idrocarburi come la Occidental Petroleum "incoraggiavano" le violenze dell'esercito e si registrava un alto numero di "esecuzioni extragiudiziarie", Montoya venne promosso colonnello e posto al comando dell'Operativo n. 2 della Brigada XVIII dell'esercito, i cui soldati si sono macchiati di orrendi crimini e sono coinvolti nell'assassinio di molti contadini, che l'esercito sosteneva fossero guerriglieri uccisi in combattimento.

Nel 2000, ormai Generale di Brigata, Mario Montoya prese il comando della Joint Task Force South, assumendo la leadership degli aspetti militari del Plan Colombia, creato su iniziativa dell'amministrazione Clinton.

La Task Force ha il compito di proteggere gli aerei da fumigazione e di cacciare le FARC dalla Colombia meridionale. I paramilitari erano parte integrante della strategia per cacciare le FARC dal Putumayo. Nel Dicembre 2000, Robert Collier, del San Francisco Chronichle, scriveva:
"Dall'inizio dello scorso anno, cioè da quando ha iniziato una graduale offensiva per riprendersi il Putamayo, dominato dalle forze ribelli, l'esercito è stato appoggiato dalle forze paramilitari, con cui lavorava di nascosto in tandem. I paramilitari sono arrivati a La Hormiga nel gennaio 1999. Mentre le truppe militari della vicina Brigada XXIV bloccavano le strade dietro di loro, uomini armati hanno selezionato 26 persone, prevalentemente giovani, e li hanno giustiziati in quanto sospettati di essere guerriglieri. Nel novembre 1999, le squadre della morte hanno massacrato altre 12 persone ad El Placet, a dieci miglia di distanza. E nell'ultimo anno, almeno 100 civili sono stati uccisi nella provincia, la maggior parte individualmente. Attivisti per i diritti umani a Bogotá ed a Washington hanno protestato, sono stati inviati investigatori e sono state scritte delle relazioni. Nessuno però è stato arrestato". Nel suo rapporto annuale del 2002, Human Right Watch affermava: "Sono emerse per esempio delle prove inconfutabili, in particolar modo sui legami tra i paramilitari e le unità dell'esercito colombiano impiegate nella campagna statunitense anti-droga nella Colombia meridionale. Ciò ha dimostrato che truppe finanziate, addestrate e selezionate dagli USA si mescolavano liberamente con delle unità che mantenevano uno stretto legame con i paramilitari. Questo è accaduto nel caso dei Battaglioni Antidroga I e II. Nel corso del loro primo spiegamento congiunto nel dicembre 2000, questi due battaglioni dipendevano completamente dalla Brigada XXIV dell'esercito, in particolare per quel che riguardava le informazioni riservate, i legami tra i militari ed i civili, ed operazioni di tipo psicologico. Eppure c'erano prove abbondanti e credibili che mostravano come il Battaglione XXIV lavorasse regolarmente e supportasse i gruppi paramilitari nel dipartimento del Putumayo. Anzi, il Battaglione XXIV ospitò le truppe dei battaglioni antidroga alla sua base di La Hormiga, una città dove, secondo testimoni, il paramilitari e le truppe dell'esercito colombiano erano praticamente indistinguibili."
A partire dal 28 dicembre del 2001, Montoya assunse il ruolo di comandante della IV Brigata dell'Esercito, incarico ricoperto per due anni, realizzando diverse operazioni militari contro l'insorgenza colombiana, le maggiori delle quali furono la Mariscal, la Meteoro, la Marcial e l'Orión.

Descritte come operazioni contro gruppi armati, sono state in realtà effettuate con attacchi indiscriminati contro la popolazione civile. Il Cinep (Centro di Ricerca e di Educazione Popolare) denuncia infatti che i militari, sotto la direzione di Montoya, nell'operazione Mariscal hanno attaccato "indiscriminatamente la popolazione civile, utilizzando mitragliatrici M60, fucili, elicotteri e cecchini [...] casuando la morte di 9 civili, fra i quali alcuni minorenni, ed almeno 37 feriti, ed arrestando arbitrariamente 55 persone".

Una nota informativa della Procura Generale della Nazione, datata 17 giugno 2002, sollecitó un'inchiesta per questi fatti ai generali Montoya e Gallego, quest'ultimo comandante della polizia metropolitana della Valle di Aburrá.

Le denunce delle diverse organizzazioni sociali e le confessioni di ex paramilitari delle Autodefensas Unidas de Colombia (Auc) segnalano che l'operazione Orión, iniziata il 16 ottobre 2002 e conclusasi tre giorni dopo, ha evidenziato gravi violazioni del diritto internazionale umanitaro e le alleanze con i paramilitari.

Più di mille militari ed informatori a volto coperto, accompagnati da membri della magistratura, sono arrivati alla Comuna 13, un quartiere di Medellín, a bordo di camion e carri blindati. Durante l'operazione sono stati attaccati ancora civili, danneggiando diverse abitazioni e causando la morte di un civile, 38 feriti e trecento arresti di civili. Secondo diverse confessioni rilasciate da ex AUC, l'operazione doveva servire a far restare i gruppi paramilitari nella zona, dopo averli aiutati dal punto di vista logistico e riforniti di armi.

Citando informazioni della Cia, il quotidiano nordamericano Los Angeles Times riferiva, in un articolo in prima pagina del 25 marzo 2007, che il generale Montoya "avrebbe collaborato con un gruppo paramilitare per pianificare e realizzare congiuntamente nel 2002, nella cosiddetta "Operazione Orión", l'eliminazione di 14 presunti guerriglieri a Medellín.

Luis Adrián Palacio Londoño, ex paramilitare soprannominato "Diomedes", affermó di aver ricevuto sette fucili ed un fuoristrada dalle mani dello stesso generale Montoya, come regalo destinato a Carlos Mauricio García, alias "Doble Cero", comandante del Blocco Metro dei paracos di Córdoba ed Urabá.

L'operazione di repressione contro la Comuna 13, considerata un bastione dell'insorgenza (in realtà era solo un luogo dove il progetto paramilitare non era riuscito a penetrare) era stato decisa dopo un accordo sottoscritto dal generale Montoya ed il paramilitare Fabio Jaramilla, con il beneplacito del potente paramilitare-mafioso Murillo Bejarano, conosciuto col soprannome di "Don Berna".

In base alle denunce della piattaforma di ONG "Coordinamento Colombia-Europa-Stati Uniti", fra il 2002 ed il 2006 sono giunte notizie di 110 vittime di esecuzioni estragiudiziarie commesse da membri della IV Brigata dell'Esercito, durante le operazioni Marcial Norte (2003), Espartaco (2004) Ejemplar (2005) e Falange I (2006).

Secondo queste organizzazioni, "le denuncie per esecuzioni extragiudiziarie sono aumentate in coincidenza con la proposta di riprendere il controllo perduto nella regione di Antioquia [...], a partire dalla formula della `sicurezza democratica' ".

Secondo dati dell'Osservatorio per la Pace e la Riconciliazione dell'Oriente di Antioquia, solo nel 2003, in pieno sviluppo dell'operazione Marcial, furono portati dall'Esercito al cimitero del municipio di Rionegro 88 cadaveri classificati come NN, dopo presunti combattimenti con gruppi guerriglieri.

Infine, per concludere questa sintetica rassegna dei crimini del generale Montoya, occorre ricordare che durante le operazioni per la liberazione di Ingrid Betancourt "a sangue e fuoco", l'esercito utilizzó l'emblema della Croce Rossa, pratica ovviamente vietata dalle convenzioni internazionali.

Nel novembre 2008, in seguito allo scandalo dei "falsi positivi", il sistema per il quale vengono uccisi civili successivamente vestiti con uniformi da guerriglieri per ottenere premi e licenze, il Generale è stato costretto a rassegnare le sue dimissioni. Come premio per la sua fedeltà al governo colombiano, è stato nominato ambasciatore della Colombia nella Repubblica Domenicana.

Il generale Montoya è stato per altro denunciato dal dirigente comunista dominicano Narciso Isa Conde perché, in visita nel paese caraibico, aveva orchestrato un piano per assassinarlo in combutta con l'ex ambasciatore Chaux Mosquera, ricercato dalla giustizia colombiana per i suoi vincoli col paramilitarismo. Siamo certi che, nel compiere il suo nuovo incarico diplomatico, non resterà con le mani in mano.

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