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La sottrazione dei pesci

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(19 Luglio 2011) Enzo Apicella
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Uribe vuol condannare a morte Pablo Moncayo!

(27 Aprile 2009)

La senatrice Piedad Córdoba, coordinatrice del movimento "Colombianas y Colombianos por la Paz", ha denunciato che il governo colombiano sarebbe intenzionato a liberare manu militari il sottufficiale Pablo Moncayo, detenuto da undici anni dalla guerriglia belligerante delle FARC-EP in qualità di prigioniero di guerra: "Ci preoccupa molto, e per questo lo denuncio, abbiamo troppe informazioni, registrazioni che sono in nostro possesso, che rendono conto della dinamica che si sta generando, e che coinvolge anche ambasciate di vari paesi per fare una specie di 'Operazione Scacco'."
Dopo che l'insorgenza delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia ha espresso, in un comunicato del Segretariato del loro Stato Maggiore Centrale del 16 aprile scorso, la volontà di liberare unilateralmente Moncayo e di consegnarlo ad una commissione capeggiata da Piedad Córdoba, questa si é rivolta al governo per sollecitare garanzie logistiche e di sicurezza indispensabili alla riuscita dell'operazione.

Nonostante il clamore generale ed il plauso a questa decisione delle FARC, tanto in Colombia come a livello internazionale, che evidenzia ancora una volta la loro volontà politica di arrivare ad un accordo umanitario di scambio di prigionieri di guerra in potere di entrambe le parti, il governo inizialmente non ha dato alcuna risposta.

Mentre Piedad, che ha ricevuto le coordinate del punto in cui dovrebbe darsi la liberazione da parte dell'esercito guerrigliero fariano, attendeva una mossa da parte del guerrafondaio Uribe, il padre di Moncayo ha rigettato "qualunque operativo militare che nelle sue diverse forme persegua la liberazione mediante la forza" di suo figlio.

Nelle ultime ore, Uribe ha dichiarato che non permetterà a Piedad ed ai Colombianos por la Paz di far parte della commissione che dovrebbe ricevere Pablo Moncayo nella selva, accusandoli di complicità con la guerriglia ed annunciando che ignorerà la pressione dell'opinione pubblica ed internazionale. Secondo l'esecutivo, soltanto la Chiesa cattolica e la Croce Rossa Internazionale potranno partecipare all'operazione. Indubbiamente, si tratta di una mossa con un altissimo contenuto di mala fede: la Chiesa ed il CICR già in passato hanno dato alle FARC motivi più che sufficienti per non fidarsi di loro, soprattutto quando ci sono di mezzo le vite di prigionieri e combattenti nel quadro di delicate e rischiose operazioni.

Il delirio di Uribe, in balia dei fumi rielezionisti, è incontenibile, e come un malato psichiatrico in preda ad attacchi d'ira e convulsioni, vomita minacce e promette carcere nei confronti dell'opposizione ed in particolar modo di Piedad Córdoba, "rea" di esser riuscita mediante il dialogo con le FARC laddove centinaia di tentativi di liberazione a ferro e fuoco hanno miseramente fallito. Ma Uribe dimentica che in galera dovrebbe stare (e prima o poi ci finirà) lui, quale narcotrafficante e paramilitare mandante di innumerevoli crimini di lesa umanità, e tutto il suo esecutivo; ed i suoi figli, arricchitisi illegalmente a colpi di corruzione e grazie ad una manovra del padre che, come per incanto, ha trasformato un loro terreno dal valore insignificante (30 milioni di pesos) in zona franca dal valore di 3 miliardi e dalla rendita potenziale invidiabile.

Al governo colombiano, sempre pronto a scatenare i suoi cani da guardia armati fino ai denti dalla Casa Bianca, non interessa minimamente la sorte dei militari in potere della guerriglia; preferisce metterne a rischio la vita, sabotando le operazioni di rilascio, che dover riconoscere la volontà politica delle FARC e la sensibilità umanitaria di Piedad Córdoba.

Nuova Colombia
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