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Addio compagne

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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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il testo integrale dell'articolo di "Liberazione" del 2 giugno 2003

(3 Giugno 2003)

Le prese di posizione delle compagne Armeni e Gagliardi, espressione delle valutazioni della Segreteria Nazionale, sulla questione Corriere della Sera lasciano obbiettivamente interdetti.

Naturalmente (diciamolo anche se è talmente evidente che non sarebbe nemmeno da precisare) il carattere puramente liberale, o se si preferisce "conservatore", del CorSera sotto la gestione De Bortoli non è in discussione. Ma non di questo si sta parlando. Qui noi abbiamo un padronato editoriale e un direttore su cui Berlusconi esercita fortissime pressioni indispettito da alcuni editoriali critici verso il governo e per la modalità di cronaca sui processi, suoi e di Previti, per corruzione. In questo quadro la soluzione è che il direttore "irrispettoso" salta. Berlusconi vorrebbe completare il colpo con l'imposizione ai soci industriali del Corriere, tutti deferenti verso il governo per interessi legati a finanziamenti e agevolazioni varie (passate ,presenti e future), di un proprio uomo (Rossella o analogo). Questo appare troppo e in un grande gioco politico-istituzionale-padronale il Quirinale (intervenuto a che titolo?), il vertice Ds, i padroni industriali e quelli bancari ( il "prodiano" Bazoli ) del Corriere si accordano sul nome "super partes" del buon notista politico (ma qui le qualità giornalistiche non sono ovviamente il punto centrale per nessuno) Folli. Berlusconi accetta, accontentandosi (per il momento) della mezza vittoria. Non c'è dubbio: per usare la terminologia dalemiana, un grande e bell'inciucio. Per un partito di classe l'occasione di denunciare la realtà della sedicente "libertà di stampa" in regime capitalistico e magari per sviluppare su questo terreno una proposta alternativa. E invece facciamo la scelta (questa sì tutta "politicista")di stare al gioco, arzigogolando sulle qualità professionali di Folli. Col risultato di vederci inseriti anche noi, non del tutto a torto mi pare, dal Manifesto nel "partito dei partiti".

Ora, io credo che questa questione non possa essere affrontata isolatamente . A me pare che essa si inquadri nella svolta ormai palese che il gruppo dirigente del partito sta sviluppando nei confronti dell'Ulivo . Così un giorno la centralità della battaglia frontale contro Berlusconi viene invocata per giustificare gli accordi politici con i peggiori (dal punto di vista politico-sociale) esponenti del centro borghese. Il giorno dopo questa stessa battaglia viene, più surrettiziamente, smussata in nome della nostra pratica consociativa con gli alleati D'Alema, Fassino e Prodi.

E' su queste tematiche generali che si tratta di aprire tra noi, subito dopo il prioritario voto referendario, il più ampio dibattito, inquadrando in esso anche l'ultima posizione assunta dal gruppo dirigente del partito sul caso "Corriere della Sera"

Franco Grisolia

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