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Il colono Berlusconi

Appello del Forum Palestina

(12 Giugno 2003)

Silvio Berlusconi è stato il primo leader europeo a rifiutarsi di incontrare Yasser Arafat, Presidente legittimamente eletto del popolo palestinese. Berlusconi, a differenza di altri esponenti politici europei e degli stessi inviati dell’Unione Europea, si mostra letteralmente sdraiato sulle posizioni del governo israeliano di Ariel Sharon, mentre cerca di proporsi all’opinione pubblica nelle vesti del “mediatore”.

Quella operata da Berlusconi è una rottura drammatica nella politica italiana ed europea verso il Medio Oriente, una rottura avvenuta esattamente mentre Israele e gli Stati Uniti tentano di escludere dalla gestione del piano di pace noto come Road Map gli altri soggetti promotori, vale a dire la Russia, l’ONU e la stessa Unione Europea. Non stupisce, dunque, che Sharon sia felicissimo della prospettiva di un semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea: con la presidenza Berlusconi, è come se per i prossimi sei mesi l’Unione Europea fosse presieduta da un colono del Gush Emunim.

Il primo obiettivo del colono Berlusconi non poteva che essere la delegittimazione di Arafat, in quanto simbolo dell’autonomia e della resistenza del popolo palestinese, esattamente come vogliono Sharon e Bush. Il risultato immediato di questa operazione è il fatto che nessun palestinese ha voluto incontrare Berlusconi, il che la dice lunga su quanto quest’uomo sia credibile come “mediatore”.

Visto chi sono i “mediatori”, è naturale che il governo israeliano prosegua nella costruzione del muro della vergogna e si spinga fino al tentato omicidio dei leader della resistenza palestinese, facendosi beffe anche di quella Road Map che dice di aver accettato. In realtà, il governo di Israele vuole trasformare la Road Map in una resa incondizionata dei Palestinesi, per arrivare non alla nascita dello Stato di Palestina, ma ad una entità artificiale fatta di bantustan, sul modello del Sudafrica razzista e delle riserve indiane.

E’ inaccettabile che l’immagine politica del nostro Paese in Medio Oriente sia rappresentata dal colono Berlusconi; è necessario che coloro che vogliono una pace giusta e duratura, con la fine dell’occupazione e il pieno riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, facciano sentire la propria voce.

Lanciamo un appello ai leader politici e sindacali, ai parlamentari e agli eletti negli enti locali affinché si rechino a Ramallah ad incontrare pubblicamente il Presidente Yasser Arafat, per ribadire che non possono essere gli occupanti e i loro alleati a scegliersi gli interlocutori e per riaffermare il ruolo dell’Unione Europea e dell’ONU nel processo di pace che deve portare alla costituzione dello Stato di Palestina nei confini del 1967 con Gerusalemme araba capitale.

Roma, 10.6.2003

Forum Palestina

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