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Don Riccardo Seppia

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(15 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.operaicontro.it

corriere Gli affaristi citano il premier: dobbiamo vedere «» Gli investigatori: soldi a Verdini dalla moglie di Carboni NOTIZIE CORRELATE «Il gruppo agì per conto di Formigoni. pseudonimo usato per il premier» (14 luglio 2010) Marcello Dell'Utri e Denis Verdini a Montecatini Terme (Imagoeconomica)ROMA — Le telefonate tra i componenti della presunta «associazione segreta» che secondo l’accusa cercava di condizionare la vita pubblica italiana, cominciavano di prima mattina. E andavano avanti fino a tarda sera. Alle 8.48 di mercoledì 28 ottobre 2009, ad esempio, l’ex assessore napoletano Arcangelo Martino chiamò il geometra e giudice tributario Pasquale Lombardi; ora sono tutti e due in carcere, come l’imprenditore-faccendiere Flavio Carboni.
«Hai visto — dice Lombardi —il fatto del Lodo è stato rinviato, e poi... Mills è stato condannato, confermato quattro anni». Si riferisce alle notizie sul verdetto d’appello per l’avvocato inglese David Mills, imputato di corruzione con Silvio Berlusconi al quale il processo era stato sospeso grazie al «lodo Alfano » giudicato illegittimo dalla Corte costituzionale, e al rinvio della causa per il maxi-risarcimento alla Mondadori da parte della Fininvest, decisa da un altro giudice milanese. Ma il processo che interessa Lombardi, perché secondo il rapporto dei carabinieri se n’è occupato direttamente, è un altro: «E poi stamattina, pare che il 28 c’è l’altro rinvio... Vabbè, quello che facciamo noi». Martino dice: «Oggi che cos’è, non è 28?». E Lombardi: «Eh, e oggi c’è il rinvio». Si tratta della causa per 400 miliardi di debiti della Mondadori con lo Sato risalenti al 1991, che in Cassazione era stata spostata dalla Sezione tributaria alle Sezioni unite. Con conseguente slittamento, per il quale si sarebbe prodigato proprio Lombardi. Ma Martino vuole sapere a quando, e Lombardi si spazientisce: «Io non è che faccio l’avvocato! Viene regolarizzato dalle parti a quando viene rinviato». Poi invita Martino a Roma: «Vieni che ne parliamo, perché ci sono tre quattro casi che ancora sono importanti pure per loro! Per questi stronzi!».

Nel pomeriggio Carboni telefona a Martino e s’intrattiene «sulla stessa questione giudiziaria di cui il Martino aveva parlato poco prima con Lombardi», annotano i carabinieri che ascoltano. «Abbiamo pensato di chiamarti, noi stavamo dalla... da chi sai...», dice Carboni. E aggiunge: «Dunque non si è mosso, non ci si muove perché lui sta lì, il Marcello sta dal... sta da ... (...)». Marcello è il senatore Dell’Utri e «», secondo quanto riferiscono gli investigatori ai magistrati, «è lo pseudonimo utilizzato dai soggetti per riferirsi al presidente del Consiglio».
Cioè Silvio Berlusconi.

Nelle centinaia di telefonate registrate dai carabinieri ci sono diversi accenni a quel soprannome. «Informeranno solo domani, perché non c’è», dice Carboni il 9 febbraio scorso, presumibilmente a proposito della candidatura alla presidenza della Campania; «amm’a vedé quanto prima», dice Lombardi riferendosi alle presunte «manovre » per la conferma del «lodo Alfano»; «credo che sia già arrivato nelle stanze di ... i tribuni hanno già dato notizia», sostiene ancora Carboni a proposito dei tentativi di favorire il sottosegretario Nicola Cosentino. E sullo stesso argomento, di nuovo Carboni: «Ci deve dare una mano, insieme a Marcello il quale parla anche a nome del... di , capito? ».

Le persone da contattare Nelle sue ipotetiche «manovre» il trio mandato agli arresti dagli inquirenti romani si avvaleva di politici come i parlamentari del Pdl Verdini (uno dei tre coordinatori nazionali del partito) e dell’Utri, entrambi inquisiti per violazione della legge anti-P2. Ma anche di magistrati. «Personaggi vicini al gruppo— si legge nell’informativa finale redatta dai carabinieri il 18 giugno scorso — che prendono parte alle riunioni nel corso delle quali vengono impostate le principali operazioni, o che paiono fornire il proprio contributo alle attività d’interferenza, sono individuabili nei giudici Miller Arcibaldo, Martone Antonio e nel sottosegretario alla Giustizia Caliendo Giacomo ». Magistrato anche lui, ma ora eletto in Parlamento nelle file del centrodestra.

I loro nomi compaiono spesso nelle intercettazioni telefoniche, dalle quali poi ne spuntano altri, anche solo chiamati in causa nelle conversazioni. Senza che si comprenda se a loro volta quei personaggi siano mai stati contattati. Come accade in un colloquio tra l’ex presidente della Corte costituzionale Mirabelli e Lombardi, il quale stava tentando di avvicinare qualche giudice della Consulta che doveva decidere sulla legittimità del «lodo Alfano». Mirabelli cerca sempre di cambiare argomento, ma Lombardi insiste: «Quella donna della Consulta che è sua amica, dice che è sua amica, possiamo intervenire almeno su questa signora?».
Mirabelli risponde: «Non è che gli interventi valgano granché, comunque io...». Ma Lombardi non molla: «Monsignor Ruini, reverendo Ruini è molto amico anche di... e giustamente suo. Questo Ruini potrebbe intervenire su questa...». Mirabelli non sembra gradire il riferimento al cardinale ex presidente della Cei, e cambia subito discorso: «Ho capito. Senta e... comunque, cosa avete come iniziative?».

I soldi per Verdini Un corposo capitolo del rapporto dei carabinieri s’intitola «Le operazioni finanziarie sospette ». Racconta di somme da centinaia di migliaia di euro «veicolate periodicamente da Carboni e messe a disposizione da un imprenditore romagnolo coinvolto nell’operazione Pale eoliche», cioè la realizzazione di impianti per l’energia alternativa in Sardegna, per la quale è stato ipotizzato il reato di corruzione anche a Verdini e al presidente della Regione Cappellacci. In una di queste operazioni, 200.000 euro in assegni circolari «sono stati negoziati da persona diversa dal beneficiario» ufficiale, e questa persona «con ogni probabilità si identifica in Verdini o in un suo stretto collaboratore».

Il 1˚ ottobre 2009, su un conto corrente del Monte dei Paschi di Siena intestato alla moglie di Carboni, Maria Laura Scanu Concas, da una società chiamata «Sardinia Renewable Energy Project» arrivano due bonifici da 500.000 euro ciascuno. Lo stesso giorno, vengono emessi assegni circolari per 487.500 euro (ciascuno dal valore di 12.500) in favore di Giuseppe Tomassetti, collaboratore di Carboni. Sedici di questi assegni, pari a 200.000 euro, secondo i carabinieri «sarebbero stati incassati/ depositati in data 2-10-2009 presso la filiale Campi Bisenzio del Credito cooperativo fiorentino, dal beneficiario degli stessi, Tomassetti Giuseppe».

La banca è quella presieduta da Denis Verdini, e si trova in provincia di Firenze. Ma dalle indagini svolte sulle celle utilizzate dal telefonino di Tomassetti, nei giorni 1 e 2 ottobre l’uomo «non risulta essersi recato in quella provincia». Ha sempre parlato da Roma, dove il pomeriggio del 2 s’è sposato suo figlio. Verdini invece quel giorno si trovava negli uffici dell’istituto di credito, da dove ha parlato più volte con Carboni. L’ultima alle 16.18. «Per vedere se tutto era in ordine», dice Carboni.
E il deputato-banchiere: «Tutto a posto, tutto a posto». Conclusione dei carabinieri: «Gli assegni in tema dovrebbero essere stati incassati/ depositati da persona diversa dal Tomassetti, che questo ufficio identifica nel Verdini Denis».

Giovanni Bianconi 15 luglio 2010

www.operaicontro.it

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