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La difesa della razza

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(25 Maggio 2010) Enzo Apicella
Il Guardian ha pubblicato i documenti delle trattative per la vendita di atomiche israeliane al regime razzista del Sudafrica nel 1975

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riflessioni su un dibattito

(2 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in medioevosociale-pietro.blogspot.com

Per il forum di Radicalsocialismo ho scritto questa nota di riflessioni sul dibattito scatenato dal mio scritto "Rispettare Gheddafi"

FAQ
prime utile per il nostro futuro 14 Minuti fa Karma: 11
Ho riflettuto sul dibattito che si è sviluppato sul mio post-pugno nello stomaco: Rispettare Gheddafi". L'arco dei commenti alle cose che ho scritto va da una quasi scandalizzata constatazione di estraneità del mio scritto dalla cultura del movimento radicalsocialista (per cui non si capiva come e perchè in una comunity di persone perbene potessero essere ospitate opinioni cosi sconcertanti come le mie) alla esposizione di considerazioni di condivisione parziale o implicita di alcune parti delle cose che ho detto. L'empito dello sdegno democratico e libertario sulla richiesta di rispetto è stato caratterizzante ed una sorta di filo conduttore di quasi tutti gli interventi.
Eppure si tratta di un gruppo culturalmente assai avvertito che si è distaccato di molto dalla mediocre cultura media della "sinistra" italiana e sta compiendo una notevole operazione politica di ricongiungimento con alcune sorgenti del pensiero socialista e liberale che sono state abbandonate o addiritture schernite dai politicanti alla Renzi o dai cinici come DAlema.
E' importante nel MRS la maturazione di una critica importante al liberismo ed ai guasti che ha prodotto al principio di eguaglianza e di libertà
liberismo che invece è stato fatto proprio dal PD e purtroppo dalla stessa CGIL. L'Italia si avvia ad una fase completamente nuova di rapporti sociali basati sulla decontrattualizzazione fase assecondata o subita dal movimento sindacale e dalla "sinistra". L'opposizione di Vendola è importante ma non è organica. Non basta comiziare a Melfi. Bisogna lanciare un programma di resistenza, resistenza, resistenza alla Nuova Fabbrica di Marchionne, un programma con obiettivi precisi.
Per tornare al dibattito a volte imbarazzante di oggi debbo dire che il giudizio morale sulle persone è importante ma è molto più importante il giudizio politico e geostrategico. Sadam Hussein magari era un dittatore peggiore di Gheddafi. Averlo impiccato dopo averlo umiliato davanti al mondo ed avere devastato un Paese dove nasceranno da ora in poi quasi tutti bambini a tre teste ha fatto arretrare notevolmente l'umanità, la nostra umanità. Noi tutti siamo più barbari da quando gli eserciti occidentali calcano il suolo afghano o irakeno. Ora si sta intensificando la campagna diffamatoria contro l'Iran. Si è inventata una ICONA che succede all'altra Icona inventata (NEDA). Vuol dire che i bombardamenti sono più vicini e presto il dolore invaderà settanta milioni di esseri umani che saranno mitragliati con crudeltà inaudita e cioè con armi all'uranio o al fosforo che alterano la loro natura di esseri umani il loro dna.
Sulla Libia io intanto mi schiero dalla sua parte
dalla parte di una nazione che non si è fatta scippare il petrolio dai prepotenti scrocconi anglosassoni. Mi schiero dalla parte della riparazione dei terribili debiti di sangue che abbiamo e che non possono certamente essere "rimborsati" da una autostrada di cui probabilmente la Libia non ha alcun bisogno.
Questa è politica e geostrategia. Certamente mi turba che Gheddavi sia un tiranno anche se il suo popolo non sembra scontento. Il poveraccio è sopravissuto financo a tentativi di omicidio direttamente a Tripoli e sui cieli d'Italia (qui fu salvato da Andreotti che poi pagò duramente la sua audacia.Ha dovuto frequentare le aule dei tribunali per oltre dieci anni!
Ora ha evitato di farsi mettere nel tritacarne dell'Occidente accettando la proposta vergognosa di Berlusconi, Maroni e Frattini di apertura di un CIE (finanziato econtrollato dall'Italia). Non è tutto oro quello che luce ma bisogna schierarsi
Io mi schiero con tutto ciò che in qualche modo resiste o resta estraneo all'imperialismo USA ed al suo dominio sanguinario. Contrariamente alle letture superficiali il suo pensiero va visto da diversi punti di vista. Pensate come viene letto in Africa.....
Pietro Ancona

medioevosociale-pietro.blogspot.com

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Commenti (1)

Il punto (critica da sinistra a Gheddafi).

Il punto, però, non sono le obiezioni che possono venire dai radicalsocialisti, generalmente legati ad un discorso filo-occidentale, a dispetto di tradizioni positive con cui pure dovrebbero avere dei legami (vedi il netto schieramento, in senso antimperialista, di Carlo Rosselli rispetto all'aggressione italiana dell'Etiopia).
Il punto è proprio in relazione all'Africa. Il discorso di Gheddafi attuale sul continente più martoriato, che lo vede tra i fautori della unità africana, non ha molto a che vedere con le elaborazioni degli anni '60 (racchiuse nella definizione "panafricanismo"), che muovevano da una istanza di indipendenza di quelle terre. A Gheddafi, marginalizzato nel contesto arabo, interessa avere un ruolo forte in Africa ma in virtù di un disegno assai discutibile.
In sostanza: più che porsi alla guida di nazioni che reclamano autonomia dalle potenze imperialiste, Gheddafi si propone come intermediario tra Africa e Occidente. Dicendo, nella sostanza, alle potenze delle nostre parti (europee in particolare, quindi): se volete continuare a sfruttare queste terre così ricche di risorse, dovete passare anche per la mediazione libica. Così come con la Libia vi dovete accordare se volete contenere i flussi migratori, accogliendo solo la manodopera immigrata di cui avete veramente bisogno.
A questa ottica si collegano le affermazioni odiose, tipo: ci servono 5 miliardi per evitarvi invasione dell'Europa da parte "dei neri". Affermazioni che hanno destato scandalo - per quanto riguarda le classi dirigenti di qui - non in virtù della loro sostanza (che può ripugnare a noi), bensì per il prezzo, ritenuto troppo alto.
La stessa questione dei CIE vede la Libia porsi come Stato che svolge il "lavoro sporco" per conto dell'Italia e dell'UE in generale (è dagli "illuminati" lidi d'occidente che vengono i soldi per creare questi campi di concentramento).
Rispetto all'insieme degli scambi legati ai nuovi rapporti con la Libia, c'è chi (mi pare Pagine Marxiste) ha parlato di un italico "pentitismo affaristico" sulla pelle degli africani.
Probabilmente, da noi non c'è nemmeno il "pentitismo", nel senso che ancor oggi gli aberranti crimini italiani in Libia (ricostruiti da Eric Salerno ed altri studiosi), non sono riconosciuti se non a mezza bocca. Di fronte a Gheddafi, in Libia, li si cita velocemente, ma quando si è qui, in Italia, si evita il discorso.
Se Gheddafi lo ritira fuori, se fa presente (anche strumentalmente, per obiettivi reali non bellissimi) cosa ha fatto l'Italia alla Libia, il suo discorso va ripreso da parte nostra. Ma senza mai dimenticare che Gheddafi non è né l'erede di Omar el Mukhtar, che guidò l'eroica resistenza contro il feroce occupante italiano, né un leader che si pone in continuità con Nkrumah, il presidente del Ghana liberato che - pur con errori notevoli - si pose alla testa del movimento panafricanista non tanto per consolidare il ruolo del proprio paese nel continente, bensì per fare finalmente dell'Africa una terra di uomini liberi.

(2 Settembre 2010)

Stefano Macera

stefano_macera@katamail.com

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