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Wikileaks :israele sereno,il disagio e' arabo

I giudizi dei diplomatici americani non criticano in alcun modo Netanyahu e Israele. Dai dispacci pubblicati dal sito di Assange escono male Arabia saudita e Bahrein che hanno chiesto agli Usa di scatenare una guerra contro l’Iran.

(29 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Wikileaks:israele sereno,il disagio e' arabo

foto: www.nena-news.com

DI MARIO CORRENTI

Roma, 29 novembre 2010, Nena News (nella foto il capo di Wikileaks Julian Assange) - Israele, l’Iran e il Medio oriente occupano una larga porzione dei dispacci riservati delle ambasciate americane pubblicati dal sito Wikileaks. Ma è rimasto deluso chi si attendeva frasi clamorose dai giudizi espressi dai diplomatici americani sul premier israeliano Netanyahu. L’uomo che per mesi è stato, evidentemente solo in apparenza, in rotta di collisione con l’Amministrazione Obama sulla questione della colonizzazione ebraica in Cisgiordania, viene descritto nei dispacci resi noti come «elegante e affascinante» anche se non mantiene le promesse. Se ne ricava perciò l’impressione di una sostanziale comprensione degli Stati Uniti della politica del primo ministro israeliano, ben lontana da quei dissensi tra Washington e Tel Aviv che i media locali sono arrivati a definire «insanabili». Si è scoperto peraltro che più che occuparsi del negoziato di pace, i diplomatici Usa in Israele sono stati impegnati in questi ultimi anni a discutere con i leader israeliani della questione del nucleare iraniano edel presidente Mahmud Ahmadinejad, che descrivono come il «nuovo Hitler».

«Da quanto ci è stato propinato ieri con il cucchiaino dalla miniera di materiale – scrive Amir Oren oggi su Haaretz - ci sono dettagli nuovi, ma non un cambiamento del quadro generale». Dai documenti - aggiunge Oren - appare che gli incontri riservati fra americani e israeliani sono come una conferenza stampa» (si vede che i segreti veri vengono discussi altrove). Sever Flotzker, su Yediot Ahronot, dice che «se il sito Wikileaks non esistesse, Israele avrebbe dovuto inventarlo» poiché grazie a questo sito l’Iran non è solo «una paranoia israeliana» ma vede sullo stessa posizione una buona parte del mondo arabo. «È dubbio – conclude Flotzker - che la politica estera e di sicurezza di Israele abbia avuto negli ultimi anni un sostegno obiettivo così significativo come quello giunto la scorsa notte, almeno per la questione iraniana».

Il sovrano del Bahrein

Come dare torto all’analista israeliano. Stamani la nota televisione satellitare qatariota al Jazeera ed altre emittenti arabe hanno riferito con imbarazzo e senza particolare rilievo come tra i documenti trovati ci sia quello che risale al 2009, quando il re del Bahrein, Hamad bin Isa al Khalifa, chiese agli Usa di impedire che il programma nucleare iraniano andasse avanti e che il re saudita Abdullah ha esortato Washington ad attaccare Tehran e a «tagliare la testa del serpente». E’ ovvia perciò la soddisfazione di Netanyahu, secondo il quale «i documenti mostrano diverse fonti che sostengono le valutazioni israeliane, specie sull'Iran...La più grande minaccia alla pace è la corsa iraniana agli armamenti, e quel che è più importante è che molti leader e governi in Medio Oriente se ne rendono conto. C'è un divario fra quello che viene detto pubblicamente e quanto viene detto a porte chiuse».

Il quotidiano al-Quds al-Arabi da parte sua oggi riferisce con evidenza che il Segretario di stato americano, Hillary Clinton, ha ordinato ai diplomatici americani di raccogliere informazioni sui capi di Hamas, dell'Autorità nazionale palestinese e il movimento sciita libanese Hezbollah. Ma anche sui rapporti dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste i profughi palestinesi, con Hamas ed Hezbollah. Rivelazioni che suscitano scarso interesse poiché sono note da lungo tempo le posizioni delle petromonarchie del Golfo, molto in linea con Israele su come «mettere fine» alla «minaccia iraniana». E non può generare sorpresa il fatto che gli americani tengano sotto controllo l’Unrwa visto che seguono con attenzione persino il Segretario generale dell’Onu Ban Ki moon.

Il presidente yemenita Ali Abdallah Saleh con George Bush

Significativo ma non sorprendente è anche il via libera dello Yemen ai missili americani contro obiettivi di al Qaeda sul suo territorio, continuando «a dire che le bombe sono nostre, non vostre». Un suggerimento offerto dal presidente yemenita, Ali Abdullah Saleh, all'allora capo del Comando centrale americano, il generale David Petraeus, secondo quanto rende noto il dispaccio inviato a Washington dall'ambasciatore americano a Sanaa.

Dalle rivelazioni di Wikileaks emerge qualche elemento che potrebbe indirettamente favorire un riavvicinamento tra Fatah, il partito del presidente Abu Mazen, e Hamas che dal 2007 controlla Gaza. Nel maggio 2009 il ministro della difesa israeliano Ehud Barak rivelò a membri del Senato e del Congresso americano che, nella imminenza della offensiva «Piombo Fuso» (dicembre 2008) contro Gaza, Israele cercò invano di coordinare le posizioni con Egitto ed Anp ricevendo risposte negative da entrambi. Un episodio che sembra scagionare, ma solo in parte, Abu Mazen dall’accusa di aver collaborato con Israele durante l’attacco contro Gaza (1.400 morti palestinesi, migliaia i feriti) che Hamas gli ha rivolto in più occasioni. Ma l’atteggiamento di Abu Mazen in quei giorni insaguinati per i palestinesi resta ancota tutto da chiarire.

Il premier turco Recep Tayyip Erdogan

Gli aspetti più interessanti emersi dalla pubblicazione dei dispacci dei diplomatici Usa in Medio oriente, riguardano la politica regionale della Turchia e l’atteggiamento del Mossad, il servizio segreto israeliano, nei confronti dell’Iran. I documenti confermano che gli Usa non hanno alcuna fiducia nel premier turco, Recep Tayyp Erdogan, e criticano «l'influenza negativa» su di lui del ministro degli esteri, Ahmet Davutoglu, che avrebbe una comprensione limitata della diplomazia. Un dispaccio firmato dall'ambasciatore americano ad Ankara lo scorso gennaio denuncia come il ministro degli esteri intenderebbe ristabilire sui Balcani l'influenza dell'impero ottomanno. «La Turchia ha le ambizioni di una Rolls Royce ma le capacità di una Rover», scrive con sarcasmo il diplomatico Usa.

Il capo del Mossad, Meir Dagan

E’ peraltro significativo che dai documenti resi pubblici emerga anche una sorta di «rassegnazione» del capo del Mossad Meir Dagan ad un Iran dotato di armi nucleari. Una comunicazione sottolinea in particolare come Dagan ritenga che «nulla possa fermare» l'Iran dal diventare un paese con capacità nucleare e lo dice sulla base di fatti che - secondo l'autore del rapporto - sia Israele sia gli Usa ritengono ormai «incontestabili». Dagan non suggerisce l’attacco militare che pure Israele continua a non escludere. Nena News

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Nena News

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