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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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(Memoria e progetto)

Direzione nazionale del PRC del 27 novembre 2003

L'ordine del giorno di minoranza

(30 Novembre 2003)

La D.N. esprime una forte preoccupazione e dissenso rispetto a scelte recenti della Segreteria del partito, peraltro sottratte alla verifica della Direzione stessa. E vi vede il segno della prospettiva di governo che è stata intrapresa.

La scelta di partecipare alla "manifestazione" di unità nazionale contro il terrorismo, apertamente sponsorizzata dal governo Berlusconi e dal Centro liberale dell'Ulivo ha rappresentato un fatto grave. Il terrorismo va combattuto dai lavoratori nella propria autonomia e a partire da un progetto anticapitalista che proprio il terrorismo danneggia e colpisce. Non può essere contrastato dal versante opposto dello stato borghese in unità con le forze dominanti e per di più di forze reazionarie. E' stata una scelta tanto più sconcertante perché contraddittoria col rifiuto opposto giustamente da tutta la sinistra del movimento. Il suo unico effetto è di aver contribuito, nel suo piccolo, all'operazione propagandistica del Polo e dell'Ulivo. E di ingigantire forza e ruolo del terrorismo brigatista, oggi fortunatamente del tutto residuale e ininfluente.

La D.N. non condivide l'orientamento del partito sui tragici fatti di Nassirya. Era necessario denunciare con forza le responsabilità politiche e morali di un governo mandante di una missione coloniale, e del Centro dell'Ulivo che avallò quella missione; denunciare e documentare gli interessi dell'imperialismo italiano in Irak (a partire dall'ENI); rilanciare l'assoluta centralità della richiesta di ritiro immediato e incondizionato delle truppe. La Segreteria del partito ha compiuto invece una scelta di posizionamento debole e distorto, mettendo in secondo piano la rivendicazione del ritiro delle truppe, rimuovendo la distinzione tra imperialismo occupante e nazione oppressa occupata (nel nome della "pace"), combinando il bon ton parlamentare con la solidarietà ai "comandi dell'Arma", che è forza d'occupazione. E' una posizione insostenibile per i comunisti.

Queste posizioni non sono casuali. Non riflettono semplicemente un "pacifismo strategico" o un'eredità culturale del PCI. Riflettono la marcia di avvicinamento tra PRC e Ulivo nella prospettiva di un comune governo. E proprio per questo misurano il prezzo che quella prospettiva, già oggi, comporta per il nostro partito.

Si conferma dunque la necessità di una svolta, nell'immediato e nella prospettiva.

Nell'immediato la D.N. ritiene doveroso:

a) Definire una mozione parlamentare per il ritiro immediato e incondizionato delle truppe italiane dall'Irak. La mozione va proposta come occasione di convergenza unitaria di tutte le forze ostili alla missione. In caso di rifiuto degli interlocutori, va comunque avanzata come partito. E soprattutto la richiesta di ritiro delle truppe va assunta da subito come un terreno centrale di iniziativa di massa in tutti i movimenti di lotta e in aperta contrapposizione al governo Berlusconi, alle forze del Centro dell'Ulivo, all'ipocrisia tricolore cui non può e non deve essere fatta alcuna concessione.

b) Va definita una proposta chiara di azione di massa concentrata e radicale per la cacciata del governo. Un governo reazionario, minato da mille contraddizioni, rischia di recuperare forza e tenuta per responsabilità delle attuali direzioni dei movimenti di lotta; che continuano a calendarizzare manifestazioni dimostrative, senza piattaforma di lotta unificante e senza una reale prova di forza con il governo. Il nostro partito deve proporre un cambio di rotta. Le ragioni dell'opposizione sociale contro l'attacco alle pensioni e la finanziaria, le ragioni antimilitariste e anticoloniali, le ragioni dell'insofferenza di massa di ampi settori di popolo meridionale (ben espressi dalla grande rivolta della Basilicata), le ragioni della lotta per gli spazi democratici sugli stessi canali mediatici (espresse dalla grande manifestazione pro Guzzanti), possono e debbono trovare un punto di unificazione e di esplosione sociale di massa, concentrata e radicale. Ma ciò richiede una responsabilità centrale delle direzioni del movimento operaio. Il tema dello sciopero generale prolungato non può più essere evaso.

Ma questo cambio di rotta del movimento operaio e del nostro partito è inseparabile dalla rottura col Centro liberale dell'Ulivo.

In questo quadro la D.N. esprime un giudizio di rifiuto del manifesto programmatico di Romano Prodi. La valorizzazione dell'Europa come potenza integrata, la rivendicazione di nuovi interventi sulle pensioni, di un aumento delle spese militari e dell'Alleanza Atlantica, della concertazione e del bipolarismo, rappresentano tutto ciò contro cui il PRC è nato e una contrapposizione frontale alle ragioni di lotta di due anni dei movimenti. Rappresentano il programma del grande capitale e di un suo possibile governo ulivista.

La D.N. da mandato a definire una proposta programmatica alternativa a quella del Centro liberale dell'Ulivo, interamente fondata sulle ragioni di lotta di questi anni e dunque opposta alla piattaforma del capitale. Per cacciare Belusconi dal versante dei lavoratori e dei movimenti. Non dal versante dei banchieri e dei custodi del patto di stabilità e dell'Europa imperialista.

Marco Ferrando
Franco Grisolia
Matteo Malerba

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