">
Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro (Visualizza la Mappa del sito )
(5 Maggio 2004)
Ancora una volta, di fronte a lotte dure di lavoratori che si ribellano alla guerra padronale e governativa contro l'occupazione, i salari e i più elementari diritti del lavoro, il mondo politico sembra scoprire di botto che non esiste in Italia una vera democrazia sindacale e che la rappresentanza dei lavoratori/trici è sempre e comunque, quasi per diritto divino, riservata a Cgil, Cisl, Uil.
Oggi tocca nuovamente a Maroni versare lacrime di coccodrillo di fronte a questo palese arbitrio: ma, a riprova che siamo di fronte ad una smaccata manovra elettorale, il ministro non ne fa conseguire alcuna proposta concreta in merito, anzi esclude esplicitamente il ricorso ad una legge sulla rappresentanza che consenta democraticamente ai lavoratori di scegliere in modo libero come organizzarsi e come partecipare alle trattative.
Se facesse sul serio, Maroni potrebbe proporre cose molto semplici: che il diritto di assemblea venga dato a tutti i lavoratori e a tutte le organizzazioni sindacali e non solo ai "maggiormente rappresentativi per diritto divino"; che si effettuino elezioni di categoria su liste nazionali per decidere quali sindacati siano davvero rappresentativi e possano andare a trattare, per esempio fin dalle prossime elezioni RSU del pubblico impiego; che a livello locale e di azienda analoghe libere elezioni stabiliscano chi partecipa alle trattative a quei livelli; e che, infine, ogni accordo venga sottoposto a referendum tra i lavoratori/trici.
Una legge, anche solo con quattro articoli del genere, introdurrebbe una qualche giustizia e libertà sindacale. Ma la verità è che nè Maroni nè il centrodestra nè il centrosinistra vogliono minimamente qualcosa del genere: piuttosto che trovarsi di fronte i Cobas e i lavoratori autorganizzati, essi sono unanimi e compatti nel tenersi buoni quei sindacati concertativi e rinunciatari con i quali di tanto in tanto fingono di litigare.
Confederazione Cobas
2174