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Caso Monteventi: parla Valerio Monteventi

"Ecco chi c'e' dietro a Valerio Monteventi"

(2 Luglio 2002)

In questi giorni, alcuni giornali, rispetto alla mia persona, hanno realizzato servizi, intitolati e scritti in maniera pregevole: "Da Potere Operaio al Social Forum ? Lo strano caso del signor Monteventi ? Il direttore mille facce" oppure "Chi c'è dietro il direttore di ZIC?".

Voglio mettere a disposizione altro materiale, così se qualcuno ha voglia di fare ancora un altro po' di speculazione, si accomodi pure?

Se dal mio vocabolario mancano tre "A" (ansia, angoscia, affanno) lo devo a mio padre e a mia madre, alla semplicità con cui mi hanno trasmesso sentimenti e sicurezze affettive. C'è chi germoglia tra due guanciali e, per tutta l'esistenza, viaggia in discesa. Io sono figlio di operai e, dai miei genitori, ho imparato che rimuovere ostacoli, alla fine, può dare anche un gran gusto.

Poi sono nato in un momento propizio, ad appena dieci anni dalla Liberazione, e con l'altra condizione favorevole di crescere in una vera e propria piazzaforte antifascista: Anzola, il posto dove sono venuto al mondo, è un paese della bassa bolognese che diede un grande contributo alla Resistenza I miei erano comunisti, militanti posso dire, non solo con la tessera. Casa nostra era una specie di distaccamento del PCI: tutti i mercoledì si tenevano le adunanze di cellula.

Mio padre faceva il barrocciaio, e con questo lavoro riuscì a tirare avanti fino agli inizi degli anni '60, quando fu costretto a trasferirsi in Toscana, tra Siena ed Arezzo, con una ditta che costruiva autostrade. Al ritorno ad Anzola. trovò impiego come manovale in una cooperativa edilizia e lì rimase fino alla pensione.

Mia madre, invece, "era nata bracciante"., poi, a causa di un'operazione ad una gamba, andò a lavorare in fabbrica, alla Carpigiani, un'azienda di macchine per gelato.

La mia "vita politica" ebbe inizio a dodici anni, quando i miei mi iscrissero nei Pionieri di Atomino, una sorta di associazione di bambini comunisti ispirati da un fumetto pubblicato settimanalmente sull'Unità.

A tredici anni e mezzo, alla fine della terza media, mi iscrissi alla FGCI (Federazione Giovani Comunisti Italiani). Era il mese di giugno del '68, volevo prepararmi un po' per l'ottobre successivo, quando avrei iniziato le medie superiori a Bologna.

I miei amici, più grandi di un anno, mi parlavano degli scioperi, delle assemblee, della contestazione studentesca che era esplosa in quell'anno, la cosa mi entusiasmava molto.

Con l'inizio delle scuole medie superiori (mi iscrissi all'istituto tecnico per geometri Pacinotti) cominciai l'attività politica vera e propria.

Per tutto il primo anno scolastico, rimasi iscritto alla FGCI, partecipai anche ad un corso di formazione che si tenne alla scuola di partito Marabini. Poi, n ell'estate del 1969, cominciai a partecipare alle assemblee del Movimento Studentesco, ai primi gruppi di intervento operai-studenti a Santa Viola - Borgo Panigale (fabbriche: Ducati Elettrotecnica, Weber, GD, Calzoni) e in Bolognina (fabbriche: Sasib, Minganti, Pancaldi).

La lotta contrattuale del '69 fu un formidabile momento di maturazione politica, per molti compagni giovani come me. Il discorso della unità operai-studenti cominciò a trovare applicazione pratica nei picchetti davanti alle fabbriche. Da quella esperienza presero vita i gruppi della sinistra extraparlamentare; a Bologna i più forti furono Lotta Continua e Potere Operaio. Io e i compagni del collettivo studentesco del Pacinotti aderimmo a P.O. dove ho militato fino al suo scioglimento, nel 1974.

Il mio livello di militanza politica negli anni di scuola si può senza dubbio definire "intenso". Alla mattina, molto spesso, c'era la distribu zione di volantini davanti alle fabbriche, poi c'era l'intervento sul treno, tra i pendolari, per i trasporti gratis. Ancora volantini davanti alla scuola? e un continuo gracchiare dentro il megafono. Poi c'erano scioperi, assemblee, cortei, occupazioni, blocchi delle lezioni e qualche scaramuccia con fascisti o polizia.

A proposito dei fascisti, per causa loro, il 31 ottobre 1972, finii al carcere minorile del Pratello per una settimana con l'accusa di "rissa aggravata". In realtà, davanti alla sede della CISNAL (il sindacato di destra) una quindicina di neri, con spranghe e chiavi inglesi, era saltata addosso a me e ad un altro compagno. Quest'ultimo si trovò con la testa rotta ed io invece, incolume, fui prelevato dalla P.S. su indicazione dei fasci.

A proposito della durezza del mio cuoio capelluto? mi fu provvidenziale quando i fascisti mi fecero la posta il 7 febbraio 1973 alla fermata dell'autobus. Erano in sei armati di spranghe e tirapugni, riuscii a districarmi, ma una sprangata mi cascò in testa. Rimasi, però, in piedi e, a questo punto, i fascisti, credendomi un marziano, si allontanarono di corsa.

Il 7 febbraio, una data storica, non per la sprangata, ma per il grande amore che nacque tra me e Barbara e che ancora oggi mantiene in vita un rapporto, per noi, meraviglioso.

In più, due ore della mia lunghissima giornata erano destinate all'attività fisica: quasi ogni sera allenamento, prima l'atletica leggera (lancio del martello), poi il rugby. Ci ho giocato 25 anni con la palla ovale e, in qualche modo, è stata una bella scuola di vita.

Pochi mesi dopo il diploma di scuola superiore, nel 1973, mentre mi iscrivevo alla facoltà di Giurisprudenza, andai a lavorare in fabbrica, alla catena di montaggio della Ducati Moto, un po' per fare lavoro politico tra la "classe operaia", un po' perché ; gli studi universitari me li dovevo mantenere lavorando. Divenni, dopo poco, delegato sindacale e, poi ancora, membro dell'esecutivo del Consiglio di Fabbrica. Sempre alla Ducati, ho fatto parte anche di un Comitato Operaio autonomo che criticava da sinistra (almeno per noi) il sindacato confederale.

Ho partecipato attivamente al movimento del '77. Qualche giornale, in questi giorni, ha scritto che facevo parte dell'ala "dura" del movimento.

Io so solo che, a Bologna, il "movimento" aveva una cornice unitaria, dove tutte le varie "anime" riuscivano a convivere. E, semmai, era il fatto di essere operaio che mi "arrecava" qualche ironica attenzione da parte dell'ala creativa di Bifo che ci considerava ormai "una classe in via di estinzione". Sul '77 non la faccio molto lunga perché penso di aver tediato molti a Bologna, nel corso dei vari anniversari.

Nel 1979 diedi vita, insieme con un'atra trentina di compagni, a Radio Carolina, un'em ittente legata al movimento, che voleva proseguire l'esperienza appena conclusa di Radio Alice. Il momento più alto di questa avventura radiofonica furono le cento ore di diretta il 2 agosto '80 per la Strage alla Stazione.

Alla Ducati ci sono rimasto fino a giugno del 1984, con un'unica interruzione di otto mesi, dall'ottobre 1980 al giugno 1981, per via di un cosiddetto pentito che mi aveva accusato di far parte di Prima Linea. E così trascorsi una "piacevole vacanza", in carcerazione preventiva, alla Casa Circondariale di Forlì.

(Cazzo!!! Zelanti giornalisti che vi siete esercitati a rivoltare la mia vita come un calzino come avete fatto a farvi sfuggire una notizia così succulenta?) A un Procuratore della Repubblica che mi sventolava sotto il naso un mandato di cattura con 36 capi di imputazione, consigliandomi di pentirmi, senza chiedermi nulla di specifico sulle "corpose accuse", risposi: "Non son o mai stato di Prima Linea, perché non ne condivido il programma e la pratica politica. Voglio avere la possibilità di difendermi? Fatemi fare un confronto con il mio accusatore? sono tranquillo? anche perché ritengo che questa fantasiosa chiamata di correo sia stata architettata per togliermi dai luoghi dove ho svolto la mia attività politica, La mia pratica politica di questi anni, nella scuola prima, poi all'università e in fabbrica, è stata certo una pratica di opposizione, ma si è sempre espressa nelle forme della lotta di massa. La mia attività sociale è conosciuta da centinaia di persone. Non mi adatto ad essere incolpato per cose che non ho fatto e respingo questa infame montatura".

Fui scarcerato e scagionato prima del dibattimento per "sopravvenuta mancanza di indizi". Il merito di questo risultato va senz'altro ascritto a mia moglie Barbara che, con nostra figlia Camilla nat a da pochi mesi, riuscì a portare decine di prove e di riscontri a sostegno della mia innocenza. Ma anche i miei compagni di lavoro mi furono vicini e, quando finalmente fui scarcerato, ritornando alla Ducati, fui rieletto delegato.

Dal 1981 al 1983 ho partecipato all'esperienza del Centro di Iniziativa Comunista, organizzazione politica bolognese composta da compagni che avevano partecipato al movimento del 77. Sempre in quegli anni, ho fatto parte delle redazioni di due riviste distribuite in ambito locale: "Antitesi" e "Metrò".

Abito dal 1983, con mia moglie e mia figlia, in un appartamento di proprietà comunale, pago un affitto ERP proporzionale al mio reddito.

La casa mi fu assegnata in seguito a un Bando di Autocostruzione del 1981, per giovani coppie, a cui partecipammo, conseguendo il punteggio necessario per l'assegnazione.

Nel 1985 ho dato vita ad una cooperativa editoriale che pubblicava il giorna le "Mongolfiera" di cui, in seguito, sono diventato direttore.

Non credo che nel corso di questi anni la mia condizione economica si sia modificata in meglio rispetto a quella del 1983. La libertà di stampa, l'indipendenza dell'informazione, se non si hanno alle spalle potentati economici, può costare molto cara e io ne so qualcosa. Delle difficoltà del giornale che ho creato e a cui ho lavorato mi sono sempre fatto carico in prima persona (ho terminato di pagare un debito, di 10 anni, di 600 mila lire mensili nel luglio 2001).

Dal novembre 1993 sono consigliere comunale (subentrai, come primo dei non eletti, nel gruppo dei Verdi Arcobaleno, al posto del consigliere che si era dimesso). Dopo un anno, insieme a un altro consigliere Verde e ad uno proveniente dal PDS, abbiamo dato vita alla breve avventura del Gruppo Rosso-Verde.

Nelle elezioni amministrative dell'aprile 1995 sono stato eletto come indipendente nelle liste d i Rifondazione Comunista.

A luglio del 1995, Mongolfiera ha dovuto chiudere per ragioni economiche, ma nel mese di ottobre dello stesso anno, con un gruppo di compagne e compagni che rappresentavano diverse anime della sinistra bolognese, abbiamo costituito la cooperativa editoriale Freschi di Stampa che, poco dopo, ha fatto uscire Zero in Condotta (prima come quindicinale, poi come settimanale e poi, per ragioni economiche, di nuovo quindicinale).

Alle ultime elezioni amministrative del '99, quelle della vittoria di Guazzaloca, sono stato di nuovo eletto consigliere comunale indipendente nel Gruppo del PRC. Sulla vittoria della destra a Bologna, insieme ad un altro compagno, c'ho scritto pure un libro. Se qualcuno è particolarmente curioso, può trovare altre informazioni sui movimenti a cui ho partecipato.

Per tutti gli anni Novanta ho ritenuto molto interessante l'esperienza di aggregazione sociale e politica rappres entata dai Centri Sociali Autogestiti e li ho frequentati spesso.

Dopo Seattle, con centinaia di compagne e compagne ho lavorato nella Rete Contropiani alle giornate bolognesi contro il vertice dell'OCSE. Sono stato alle manifestazioni di Praga e di Nizza, poi alle giornate di Genova contro il G8.

Credo di essermi abbastanza impegnato per far nascere e far crescere il Bologna Social Forum e, nel mio "ruolino di marcia" credo di non aver mancato a nessuna manifestazione bolognese e nazionale del movimento dei movimenti.

Per quanto riguarda il mio reddito, ogni anno lo dichiaro pubblicamente in quanto consigliere, ma per chi non avesse il tempo per andare a guardare negli uffici comunali, posso assicurare di essere tra gli ultimi posti (abbastanza distaccato) tra gli eletti a Palazzo d'Accursio. Il mio conto in banca è quasi vuoto (ma anche qui c'è la mia dichiarazione ISE agli uffici dell'ACER ? ex IACP).

Questo è tutto.
Non mi sono fatto nessuna violenza a raccontare queste cose.


Ho la coscienza a posto, questa vicenda della pubblicazione delle lettere di Biagi l'ho determinata con la consapevolezza di non essere manovrato da nessuno (tantomeno da Servizi Segreti). L'ho fatto con l'unico intento di denunciare il vergognoso silenzio del governo sulle scorte revocate e poi negate al prof. Biagi (una persona che ha richiesto disperatamente aiuto e nessuno di quelli a cui si era rivolto gli ha mai risposto).

Sono la persona più dispiaciuta per la speculazione vergognosa ordita contro Cofferati e la CGIL, ma non credo di essere stato io a farla scattare.

Per quanto riguarda la fonte di queste lettere, dopo la verifica che ho fatto, la ritengo pulita e onesta. Mi sono impegnato a non rilevarne le generalità e terrò fede alla parola data, pagandone, se necessario, tutte le conseguenze.

Ma dato che, soprattutto su giornali di sinistra, si l anciano dubbi su di me e su quello che può stare "dietro al direttore di ZIC" dichiaro che: - Per impedire speculazioni contro il "movimento dei movimenti", non parlerò più in pubblico (assemblee, incontri, dibattiti, conferenze, dichiarazioni stampa) a nome del BSF. Non chiederò più autorizzazioni per manifestazioni, permessi per sale o per ogni altra attività del BSF. Non sarò più io a convocare le assemblee generali del BSF. Non parteciperò, a nome del BSF, a trattative con le Ferrovie dello Stato per organizzare treni speciali. Continuerò, in ogni caso, se i compagni e le compagne vorranno, a prestare tutta la mia militanza e il mio impegno per quella che ritengo una straordinaria esperienza sociale, politica e umana.

- Ai soci della cooperativa editoriale e ai collaboratori della redazione di Zero in condotta rimetto il mio mandato di direttore responsabile del giornale. Ho dato la pelle, tutta la pass ione possibile, c'ho messo anche molti soldi, per far vivere questo giornale, ma non voglio coinvolgere e mettere in difficoltà nessuno su quella che è stata una mia scelta personale.

- Intendo parlare con i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista, per capire cosa sia meglio fare in caso che la mia presenza nel gruppo consiliare possa arrecare danno o anche solo imbarazzo.

La mia prossima mossa? Mercoledì prossimo cercherò di aiutare una famiglia di immigrati che è stata sfrattata (madre, padre e due bambini) a non finire per strada.

Bologna, 1 luglio 2002

Valerio Monteventi

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Voterò per te affinchè continui le tue battaglie ma vorrei che tu ti impegnassi anche nella lotta contro gli abusi sui malati psichici la loro integrazione nel mondo del lavoro, la loro sofferenza, solitudine, nessuno ne parla, anche loro hanno bisogno di un alloggio ma non hanno precedenza in graduatoria, rimangono sempre a bocca asciutta, sono abbandonati e a chiunque di noi potrebbe capitare un giorno di essere coinvolti in problemi di depressione e non avere nessun Ente Istituzionale che ci aiuti a superare questo malessere, si pensi anche ai famigliari.

(25 Maggio 2009)

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