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La Gelmini ha ragione

La Gelmini ha ragione

(26 Novembre 2010) Enzo Apicella
Manifestazioni studentesche contro la "riforma" Gelmini in tutte le città.

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i diritti dei lavoratori non si toccano

perché quello che si perde poi ci vogliono decenni per riconquistarlo

(3 Luglio 2002)

Se oggi, dopo avere appoggiato l’introduzione del lavoro interinale e la contro-riforma Dini delle pensioni, dopo essere stata il pilastro della concertazione ed avere appoggiato il governo D’Alema e la sua guerra di aggressione imperialista alla Jugoslavia, dopo avere invocato la restrizione del diritto di sciopero per i lavoratori dei trasporti e dei servizi pubblici, dopo avere goduto per anni dell’indecente privilegio del 33% di “diritto” nelle RSU, dopo avere permesso l’introduzione di sempre maggiore flessibilità e precarietà – cioè di sfruttamento -, dopo aver firmato piani di ristrutturazione e consentito licenziamenti di massa… la CGIL “resiste” all’attacco di governo, di CISL-UIL, di settori dell’Ulivo (Margherita) e della maggioranza dello stesso partito di Cofferati (DS) non è solo merito della CGIL - e tanto meno di Cofferati -, quanto piuttosto dei tanti lavoratori che sono ormai stanchi della continua espropriazione di diritti e dei continui arretramenti salariali e sociali. Non dobbiamo dimenticarci del recente passato solo perché oggi la CGIL resiste sull’articolo 18.

Anche perché, sulla svendita delle pensioni e del TFR, Cofferati ed Epifani sono già disponibili a trattare.
La battaglia in corso è molto importante e, come ogni lotta vera, può determinare una inversione di tendenza.
Se sapremo trasformare la lotta per la difesa dei diritti acquisiti in lotta per estenderli e per conquistare altri diritti; se sapremo trasformare la resistenza che i lavoratori sviluppano contro l’attacco dei capitalisti e dei loro servi politico-sindacali in riorganizzazione a tutti i livelli, allora questa battaglia può segnare un passaggio molto importante per il mondo del lavoro.

I lavoratori possono – se lo vogliono - rialzare la testa, scrollarsi di dosso il senso di impotenza e di sconfitta, smettere di pensare alle grandi lotte e vittorie come ad un qualcosa del passato, smettere di “tirare a campare” alla meno peggio.
Quando la classe operaia e altri settori proletari e popolari si mettono in moto, costruendo lotte per il lavoro, per la casa, per i diritti, per la scuola… dimostrano che sono in grado di conquistare risultati importanti, primo tra tutti un più avanzato livello di coscienza, di conoscenza e di unità di classe.

La rassegnazione e la delega, invece, portano inevitabilmente alla sconfitta e quindi a maggiore sfiducia, e a ulteriori rassegnazione e delega.
Se oggi siamo in questa situazione e’ anche a causa di come sono andate le cose negli ultimi anni.
E’ un circolo vizioso che possiamo e dobbiamo spezzare.

Gli operai e i lavoratori in genere devono solo fermarsi un attimo a riflettere su quali sono realmente i loro interessi e su come – e se - sono stati tutelati in questi anni.

Oggi esistono gli operai, ma non esiste una classe operaia, cioè una classe che sia complessivamente cosciente dei suoi interessi, della sua forza, delle sue potenzialità.
E questo a causa di direzioni politiche e sindacali che hanno usato e poi svenduto le lotte degli operai e degli altri lavoratori facendo credere loro che da soli non avrebbero potuto far niente.

In questa lotta in corso dobbiamo puntare a togliere, in ogni fabbrica, in ogni cantiere, in ogni luogo di lavoro… legittimità a CISL e UIL e smascherare la loro funzione anti-operaia e filo-padronale. Senza “timidezze”.

Dobbiamo far saltare verticalmente tutti gli accordi con questi “sindacati gialli” finanziati e appoggiati dal padronato (e dalla CIA, come fu per la CISL) solo per dividere e indebolire i lavoratori.

Dobbiamo far pagare a tutti i padroni, dal più piccolo al più grande, il più alto prezzo possibile, adottando ogni forma di lotta anche “non convenzionale” (come l’autoriduzione dei ritmi, il rifiuto degli obiettivi di qualità, i cortei interni).

Dobbiamo sabotare gli accordi siglati sulle spalle dei lavoratori e dare al padronato e ai suoi servi una dura lezione di unità e di lotta della classe operaia e del proletariato.

E forse, abbassando la produttività e la qualità, possiamo incidere più di quanto non si creda sulla compattezza dei padroni e ottenere da loro una maggiore “ragionevolezza”.

Si può accettare che a livello di fabbrica CGIL, CISL e UIL vadano a braccetto mentre a livello nazionale CISL e UIL vanno a braccetto con Berlusconi e Maroni? No, non si può.

Ma non dobbiamo illuderci: Rutelli e l’Ulivo hanno fatto – e farebbero di nuovo – la stessa politica, forse con meno veemenza, ma sicuramente con la stessa determinazione perché quelle che loro chiamano “riforme” altro non sono che l’espropriazione dei diritti e delle condizioni di vita dei lavoratori in nome del “superiore” interesse del profitto, della competitività, del capitalismo.

E una classe operaia degna di questo nome non può che essere contro lo sfruttamento capitalistico della propria forza e del proprio cervello.
Questo punto dobbiamo averlo ben chiaro: da una parte ci sono i capitalisti e i loro servi, dall’altra, i lavoratori e i loro alleati.
Nel mezzo non si può stare.

LABORATORIO MARXISTA (Pietrasanta, Viareggio, Massa)
Per informazioni: CIRCOLO ISKRA, via IV novembre 51, Viareggio (55049) (LU)

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