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(6 Febbraio 2007) Enzo Apicella
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Un manifesto anti-Zyuganov

(12 Ottobre 2012)

zyuganov

Zyuganov e Ligaciov

C’è già chi li chiama neo-trotskijsti, ma è molto dubbio che ancora ci siano molti in Russia capaci di attribuire un senso reale a questo termine. Fatto sta che un gruppo di militanti dissidenti del Partito comunista russo ha deciso di venire allo scoperto e lanciare una vera e propria sfida al leader Ghennady Zyuganov in vista del XV congresso previsto per l’8 dicembre. Dissensi e anche scissioni dal partito non sono una novità: ma oggi a far parlare i giornali è soprattutto il nome che i dissidenti hanno messo in prima fila, quello di Egor Ligaciov, notissimo esponente dell’ala “conservatrice” del PCUS ai tempi di Michail Gorbaciov e animatore -sconfitto- della lunga resistenza alle riforme volute dal presidente sovietico e finite nel disastro del 1991. Pur non essendo coinvolto nel fallito “putsch” dell’agosto ’91, da allora Ligaciov è finito in un cono d’ombra – anche per propria scelta – mentre dalle ceneri del disciolto PCUS nasceva in modo tormentato il nuovo KPRF (acronimo per Partito comunista della Federazione russa) sotto la guida dell’”uomo nuovo” Zyuganov.

In una lettera aperta indirizzata “alle masse comuniste” e pubblicata da diversi media, Ligaciov e altri esponenti “storici” accusano senza mezzi termini l’attuale leadership comunista di aver abbandonato i cardini ideologici e politici del marxismo: “Ormai il materialismo storico è stato sostituito dall’idealismo e dai dogmi religiosi, e l’internazionalismo proletario dal nazionalismo borghese”, si legge nella lettera pubblicata dalla Nezavisimaya Gazeta. Accuse non leggere, unite a considerazioni molto negative sull’incapacità del partito di inserirsi nell’ondata di manifestazioni di protesta contro Putin e il “regime” da lui imposto alla Russia nonché sulla sempre maggior presenza di esponenti dell’oligarchia industriale e finanziaria sui banchi riservati ai deputati del KPRF nella Duma e nelle altre assemblee rappresentative. Accuse peraltro anche ovvie e dimostrate dal comportamento di Zyuganov e degli altri dirigenti attuali del partito, scrupolosi osservanti dei riti ortodossi nelle chiese in tutte le feste comandate quanto rigorosamente assenti dalle manifestazioni di protesta, cui pure partecipano sempre in modo quasi anonimo migliaia di militanti del partito.

A fronte delle dure critiche avanzate nella lettera, la leadership del partito sembra intenzionata a minimizzare. Praticamente nulli i commenti rilasciati alla stampa, a parte quello del segretario del Comitato centrale Sergei Obukhov, secondo cui la lettera dei dissidenti “era nota da tempo e non rappresenta nulla di nuovo”, e i dissidenti stessi “sono essenzialmente persone che in diverse circostanze sono saltati giù dal treno del partito”. Nessun pericolo, quindi, che al prossimo congresso si possa assistere a un ribaltamento della leadership attuale. La preoccupazione, piuttosto, è che la pubblicità intorno a questa vicenda possa influire negativamente sui risultati che il partito si ripromette di ottenere nelle elezioni locali che si terranno domenica in molte regioni e città della Russia.

11 ottobre 2012

Astrit Dakli - ilmanifesto.it

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