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(31 Luglio 2011) Enzo Apicella

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La lotta degli operai CGS alla Ikea indica la strada a tutta la classe operaia!

(9 Novembre 2012)

Da tre settimane gli operai del consorzio di cooperative CGS bloccano con scioperi e picchetti il Deposito Centrale dell'IKEA a Piacenza. La lotta è contro i salari da fame (500-600 euro), l'uso discriminatorio dello straordinario, la mancata applicazione del contratto nazionale di lavoro.

Il Consorzio Gestione Servizi (CGS), per ritorsione, ha sospeso 15 lavoratori – molti dei quali attivisti del sindacato di base SI Cobas che ha organizzato la lotta – con l’intenzione di trasferirli e, per tre di loro, ventilando il licenziamento. Altri 80 lavoratori sono stati lasciati a casa senza alcuna motivazione.

Non bastando la repressione aziendale a piegare i lavoratori è prontamente giunta in soccorso al padronato la macchina statale, democratica e borghese. La polizia ha caricato i picchetti degli operai che bloccano le merci e impediscono l’ingresso ai pullman con a bordo lavoratori esterni, utilizzati come crumiri. Alcuni lavoratori, ricoverati, versano tutt’ora in gravi condizioni. Ecco la “legalità”, invocata dalla sinistra borghese e dai sindacati di regime in difesa dei lavoratori! A breve si aggiungeranno i primi risultati dell'inchiesta già avviata dalla magistratura, altro strumento padronale spacciato per “amico” dei lavoratori.

Le istituzioni locali – “di sinistra” – si sono erette a difesa del... “lavoro”. Cioè contro gli scioperanti – che il lavoro bloccano – e dalla parte dei profitti, di CGS e IKEA, frutto del lavoro... degli operai. La “difesa del lavoro” è una formula che per la sua ambiguità è congeniale ai falsi partiti e sindacati operai: non si fa capire se con essa si intenda difendere il salario o il profitto, ma, alla fine, quando si deve scegliere fra i due, è sempre il profitto che la sinistra borghese difende.

La lotta degli operai CGS indica i metodi di lotta che tutta la classe lavoratrice deve tornare a utilizzare:
Scioperi a oltranza, senza preavviso e che minaccino di estendersi al di sopra delle aziende e delle categorie: ciò che più teme il padronato non è il danno economico di una lotta, anche forte, chiusa entro una singola azienda ma la possibilità che essa scateni una lotta generale dei lavoratori con un danno economico generale per tutta la borghesia;
– Picchettaggi, per impedire l'ingresso al lavoro di merci e crumiri;
– Privilegiare l'organizzazione territoriale dei lavoratori rispetto a quella aziendale come nelle originali “Camere del lavoro”: il riunirsi dei lavoratori, in quanto tali e non in quanto dipendenti di una data azienda o categoria, aiuta a tessere quei legami materiali ed ideali necessari a costruire una vera e fattiva solidarietà ed unità della classe;
– Lottare in difesa dei lavoratori significa lottare in difesa del loro salario! Questo significa lottare per il salario complessivo di tutta la classe, cioè anche per i lavoratori disoccupati, ed è possibile solo rivendicando, oltre agli aumenti salariali per chi resta al lavoro, la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. La lotta in “difesa del lavoro” invece riduce le lotte a tante singole vertenze aziendali le une scollegate dalle altre ed conduce i lavoratori nel vicolo cieco di cedere a qualunque ricatto padronale (come ad es. a Pomigliano) pur di mantenere il posto di lavoro.

L'impiego sempre più esteso di questi metodi di lotta da parte dei lavoratori è possibile solo attraverso la ricostruzione di un vero SINDACATO DI CLASSE la quale oggi non può avvenire che FUORI E CONTRO I SINDACATI DI REGIME (CGIL, CISL, UIL, UGL). Il combattivo SI Cobas ne è un esempio.

Questa fiera lotta operaia ha anche importanti insegnamenti politici: la democrazia è una maschera della dittatura del Capitale, cioè della classe che lo detiene e gestisce – la borghesia – e del suo Stato.

Finché i lavoratori non lottano, si affidano ai sindacati di regime e credono di poter difendersi scegliendo col voto chi andrà a tutelare e rappresentare gli interessi della classe dominante, la democrazia resta vergine e immacolata. Ma se i lavoratori lottano per davvero – come hanno fatto gli operai del CGS – il regime borghese cala la maschera, usa il manganello e se necessario il piombo, e la sinistra borghese piange per la “democrazia violata”.

Alla dittatura borghese i lavoratori non devono contrapporre la lotta per una inesistente “vera democrazia” ma difendere oggi con la forza il proprio salario e imporre domani con la forza la propria dittatura rivoluzionaria per abbattere il capitalismo, unica strada per liberare i lavoratori dalla schiavitù del lavoro salariato.

Partito Comunista Internazionale

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