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A QUALCUNA O A QUALCUNO POTREBBE ESSERE OFFERTA LA POSSIBILITA' DI INDOSSARE IL LATICLAVIO: MA LA PRESENTAZIONE ELETTORALE DEL MOVIMENTO ARANCIONE POTRA' ESSERE UTILE ALLA SINISTRA ITALIANA?

(16 Dicembre 2012)

Scriviamo nell’immediata vigilia dello svolgimento delle assemblee locali di “Cambiare si può” che dovrebbero fornire un impulso probabilmente decisivo per una presentazione elettorale di liste che, per comodità di discorso, definiremo “arancioni” ma che dovrebbero comprendere sia il movimento dello stesso colore, altri soggetti associativi ed anche alcuni partiti della sinistra alternativa.
La questione ci interessa perché la riteniamo, almeno parzialmente, dentro al filone che avevamo cercato di indicare fin dal mese di Settembre con l’appello: “Perché la sinistra d’alternativa ritorni nel Parlamento Italiano” ed in questo senso ci eravamo permessi di rivolgere anche alcuni interrogativi ai promotori dell’Assemblea romana del 1 Dicembre, dalla quale appunto sono scaturiti i tanti appuntamenti di questo fine settimana.
Per i più anziani la situazione potrebbe ricordare, per certi aspetti, quella vissuta con la fase effervescente, tumultuosa ma anche molto caotica che precedette la presentazione delle liste del “Manifesto” alle elezioni del 1972.
Anche allora ci furono assemblee locali nel mezzo di due riunioni del Comitato Politico Nazionale (il “Manifesto” era più strutturato, dati i tempi, del movimento di adesso) ed anche allora correvano diverse posizioni all’interno di una leadership numerosa e molto autorevole: c’era chi propendeva per la presentazione (posizione che poi prevalse), chi pensava ad una “non presentazione” tout court, chi indicava “scheda rossa e contratti” ovvero voto al PCI o allo PSIUP e lavoro sindacale.
Finì come sappiamo: grande attenzione da parte dei “media” di allora, piazze piene ai comizi e urne desolatamente vuote, così vuote da trascinare nel baratro del mancato “quorum” anche lo stesso PSIUP (veramente una parte della dirigenza di quel partito sembrava non aspettare altro).
Non abbiamo certo ricordato quell’episodio per sviluppare una sorta di similitudine augurale, anzi, ma – appunto – la situazione ci pare, almeno dal punto di vista dello stato dell’arte in fase preparatoria, molto simile.
Torniamo allora all’oggi.
In una fase che appare, volendo essere oggettivi, ancora d’incertezza, disponendo di dirigenze ristrette e politicamente ancora immature, restano da risolvere due interrogativi di fondo:
Il primo riguarda il chi s’intende rappresentare. Non basta, ovviamente, dividere la società in “buoni” e “cattivi” e, neppure, in tutta franchezza il richiamo alla legalità. I tempi e i modi non hanno consentito l’elaborazione di un programma politico compiuto. Si dovrà arrivare, crediamo, ad una serie di punti condivisi ma deve essere necessario che quei punti tocchino l’insieme della complessità delle contraddizioni emergenti, materialiste e post-materialiste, attorno ad un punto di connotazione definita, che rimane, a nostro giudizio, quella marxiana della “contraddizione principale”. Senza un nerbo teorico di questa portata diventerà difficile uscire anche dalle possibili oscillazioni sul piano politico.
Egualmente, al riguardo ancora del primo interrogativo, dovrà esser risolto preventivamente il nodo della collocazione politica del nuovo soggetto. Ne scriveremo qui sotto indicando, come già c’era capitato di fare qualche giorno fa, tre indispensabili elementi, quello dell’autonomia, dell’alternativa, dell’opposizione. Elementi che debbono essere dichiarati con chiarezza non tanto e non solo sul piano elettorale, eppure sarà importante farlo perché la contesa sarà anche rivolta verso i voti che SeL cercherà di attirare nell’area del centrosinistra, ma soprattutto sul terreno della prospettiva, del dito che dovrà indicare per davvero la luna.
Il secondo elemento riguarda il rapporto con i soggetti politici organizzati che confluiranno nella lista: data per scontata la necessità di un unico simbolo sorge però la questione di non costringere nessuno a fare scelte impossibili : vanno preservate diversità e specificità, storie collettive, retroterra di radicamento sociale e di elaborazione politica.
Servirà grande attenzione, prudenza ed equilibrio sotto quest’aspetto .Nel nostro appello, a questo riguardo, avevamo pensato a questa formula:” a ciascuno - senza alcuna rinuncia al proprio patrimonio politico- deve essere chiesta una presentazione unitaria, sotto un simbolo comune, evidenziando un’idea di sforzo collettivo per raggiungere un risultato assolutamente fondamentale.”
In conclusione ribadiamo i tre punti che potrebbero rappresentare la piattaforma di base possibile per una presentazione davvero unitaria, nel rispetto della diversità di ciascuno:
1) ALTERNATIVA: deve essere particolarmente netta l’indicazione di un’alternativa, non semplicemente posta sul piano politico immediato ma come visione concreta di rappresentanza dei ceti sociali più deboli, della contraddizione di classe, di una visione di società radicalmente diversa dall’attuale;
2) AUTONOMIA: per fare in modo che la proposta di alternativa possa risultare credibile è necessario sviluppare il massimo di autonomia di pensiero e di azione, sul piano dell’espressione dei contenuti e sul piano delle dinamiche politiche. Un’autonomia che deve derivare, essenzialmente, da una capacità di rappresentare l’insieme dei soggetti protagonisti delle contraddizioni sociali dell’oggi, fornendo una capacità di sintesi programmatica e di efficace intermediazione anche sul piano della rappresentanza istituzionale. Inoltre sarà soltanto attraverso un’espressione di piena autonomia, realizzata anche nel corso della campagna elettorale, che potrà essere possibile pensare seriamente alla formazione di una nuova soggettività politica, un partito, della sinistra alternativa che è assente, in questa fase, all’interno del sistema politico italiano.
3) OPPOSIZIONE: anche questa indicazione deve risultare particolarmente precisa. La campagna elettorale, ma non solo e ben oltre – ovviamente- sul piano della capacità politica complessiva del soggetto che s’intende promuovere, dovrà essere svolta indicando nell’opposizione complessiva a questo quadro politico, la sola collocazione possibile nel Parlamento e nel Paese. Senza timori di essere costretti a fronti comuni perché “Annibale è alle porte” e senza concessioni di sorta a eventuali espressioni di ambizione soggettiva e di gruppo, mascherate magari da pseudo-intenti unitari. L’unità, indispensabile, delle forze che si richiamano all’idea dell’alternativa, potrà essere realizzata soltanto da “questa parte” del sistema politico, tra chi – appunto – si oppone prima di tutto al liberismo imperante, che non è soltanto appannaggio del centrodestra o dei “professori”, ma pensa anche alla necessità di proseguire la lotta anticapitalistica, come è necessario in questo momento storico.
Le preposizione appena sopra ricordate appaiono ancora più valide se rapportate alla stretta attualità : le dimissioni annunciate dal primo ministro Monti e la prevedibile accelerazione nei tempi della crisi proiettano direttamente lo stesso Monti verso la candidatura con il sostegno, se ne vedranno le forme concrete, dei partiti che lo hanno sostenuto fino in fondo, PD e UDC, sulla linea del cosiddetto “rigore” e dell’altrettanto cosiddetta “credibilità internazionale”.
Uno scenario complesso, forse non facilmente inquadrabile in questo momento e pur tuttavia perfettamente plausibile che rende ancor più evidente e necessaria la presenza di una sinistra fondata sui tre elementi che abbiamo cercato qui di indicare: ALTERNATIVA, AUTONOMIA, OPPOSIZIONE.
Savona, lì 15 Dicembre 2012

Patrizia Turchi e Franco Astengo

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