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Imperialismo e guerra:: Altre notizie

Per una ricostruzione della politica: oltre il razzismo “democratico” e il darwinismo sociale.

(14 Gennaio 2013)

“I falsi capi, i malgoverni, sono idioti che adorano gli anelli della catena che li soggioga. Ogni volta che un governo riceve un prestito dal capitale finanziario internazionale, lo mostra come un trionfo, lo pubblicizza su giornali, riviste, radio e televisione. I nostri attuali governi sono gli unici, in tutta la storia, che festeggiano la loro schiavitù, la ringraziano e la benedicono.”
Subcomandante Marcos

"Questo paese ha deciso un progetto futuro, un modello economico, sociale, politico e neoliberale che necessita di sacrificare 10 milioni di messicani: la popolazione indigena. Questi 10 milioni di messicani non avevano altre possibilità per farsi ascoltare, non avevano altre opzioni per mostrarsi che occultandosi la faccia. "
Subcomandante Marcos

Quale esempio migliore del popolo indigeno del Chiapas rappresenta meglio la tremenda combinazione che l'attuale regime neoliberista impone? Razzismo "democratico" e darwinismo sociale. Per quanto riguarda il primo mi basterà citare una frase del cancelliere tedesco Angela Merkel: "Questo approccio multiculturale, che afferma che semplicemente viviamo fianco a fianco e felicemente gli uni con gli altri, ha fallito. Ha fallito completamente"(17 ottobre 2010, discorso ai giovani dell'Unione Cristiano-Democratica).
Inutile ricordare i milioni di esseri umani che effettivamente ci vivono a fianco ma non godono dei più elementari diritti, mantenuti in uno stato di sotto-cittadinanza per creare una corsa al ribasso nel già galoppante mercato della sotto-occupazione.
Quello che descrive Merkel è semplicemente il mito multiculturale liberale che si schianta davanti alle contraddizioni del capitalismo.
L'altro lato di questa eterna rincorsa ad escludendum, quello ben più onnicomprensivo, è costituito dal darwinismo sociale che dettato dal liberismo sfrenato e alimentato dal mito della concorrenza non fa distinzioni di sesso razza o religione. L'essere meno "choosy", l'accontentarsi di una perdita secca di diritti per poter sopravvivere o per cercare il mito della mobilità sociale, appare sempre più per quello che: una mattanza della classe subalterna. Ebbene sì, ancora le classi. Una classe subalterna intrappolata nelle contraddizioni di una gabbia ideologica sempre più pressante: teoricamente sempre più libera/costretta di spostarsi nel mondo globalizzato, ma in realtà sempre più ingabbiata da un sistema economico collassato su se stesso e che non lascia alternative. Questo ovviamente ha enormi ripercussioni sul sistema democratico così come l'abbiamo conosciuto, poiché tale processo mina alle fondamenta la democrazia partecipativa e sociale che siamo stati abituati a conoscere fino ad oggi. Per dirla con Žižek : i tempi interessanti sono arrivati, la morsa del disastro ecologico e del crollo economico rischiano di inghiottire il sistema entro cui eravamo stati addestrati a pensare e a muoverci. I punti di collasso dell'economia sono evidenti, quelli della Natura lo sono ugualmente e diventano immediatamente vitali per le popolazioni che vivono in simbiosi con l'ambiente. Žižek è sufficientemente chiaro nel suo ultimo volume: l'impasse economica dell'ultra capitalismo è dettata dall'ideologizzazione dell'economia come scienza (che scoperta direte!), ma questa ideologizzazione già notata da Marx sembra aver raggiunto gradi di egemonia mai raggiunti prima. L'operazione ideologica che ha puntato a far accettare lo smantellamento dell'università pubblica a livello globale e a deificare la scienza come unico metodo di approccio ai problemi, ha condotto l'umanità ad accettare l'impossibilità di un cambiamento radicale, ossia all'impossibilità dell'abolizione del capitalismo . (S.Žižek, Benvenuti in tempi interessanti, Ponte alle Grazie, 2012 pp.34-35). Il motivo per cui questa crisi economica non si risolverà facilmente neppure nel caso si ritorni ad un ciclo positivo è dettato dall'altro lato del problema: quello ecologico. Il capitalismo è semplicemente incapace di risolvere questo problema da entrambi i lati, perché incapace di condurre un'analisi sociale delle radici economiche, politiche e ideologiche dei problemi. La dimostrazione? Oggi è semplicemente vietato pensare una trasformazione che si basi su “nuove idee sociopolitiche normative”. (S.Žižek, Benvenuti in tempi interessanti, Ponte alle Grazie, 2012 , p.49).
Queste contraddizioni del sistema liberale c'è chi le ha sempre vissute sulla propria pelle e ha cercato di affrontarle e combatterle creando un altro tipo di società, sulla base del modello autonomista, l'unico probabilmente attuabile in una società frammentata come quella messicana. C'è chi, come L'EZLN, cerca di ricucire il tessuto di una società volutamente espulsa dallo stato liberale come un corpo estraneo per costruirvi sopra una nuova forma di vita collettiva.
La rivoluzione francese insegnò all'occidente le ristrette libertà borghesi: l'emblema della rivoluzione haitiana è lì a ricordarci la ristrettezza di queste libertà oggi pontificate.
Chi 18 anni fa sognava un mondo diverso sta già costruendo un mondo diverso, pazientemente, ma costantemente e nelle scorse settimane l'EZLN è tornato alla ribalta. Questo è l'ultimo messaggio di Marcos dopo l'occupazione pacifica di 5 villaggi. Una prova di forza che è la dimostrazione più rampante che un'altra politica è decisamente possibile, una politica che pone al centro la dignità umana di chi vive l'America e il mondo e non è abituato ad usare la vita che le è attorno.

Alex Marsaglia

Comunicato del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Messico 30 dicembre 2012

Al popolo del Messico:
Ai popoli e governi del mondo:
Fratelli e sorelle:
Compagni e compagne:
Lo scorso 21 di dicembre del 2012, all'alba, decine di migliaia di indigeni zapatisti ci siamo mobilitati e abbiamo occupato, pacificamente e in silenzio, 5 città nello stato sudorientale del Chiapas.
Nelle città di Palenque, Altamirano, Las Margaristas, Ocosingo e San Cristóbal de las Casas, vi abbiamo guardato e ci siamo guardati in silenzio. Non è il nostro un messaggio di rassegnazione.
Non è di guerra, di morte, di distruzione.
Il nostro messaggio è di lotta e di resistenza.
Dopo il colpo di stato mediatico che ha fatto tornare al potere dell'esecutivo federale l'ignoranza mal simulata e ingannevole [il riferimento è al ritorno al potere del PRI, n.d.t.], ci siamo fatti sentire per farvi sapere che se essi non se ne sono mai andati, nemmeno noi.
Sei anni fa, un segmento della classe politica e intellettuale cercò un responsabile per la sua sconfitta [il riferimento è al partito di centro sinistra, PRD, e ad una fetta di intellettuali e giornalisti di sinistra che accusarono l'EZLN come colpevole della sconfitta elettorale del PRD, n.d.t.]. In quel momento noi stavamo, nelle città e comunità, lottando per la giustizia in una Atenco che non era allora di moda.
Allora ci calunniarono prima, e vollero zittirci dopo. Incapaci e disonesti per riconoscere che era ed è in loro stessi la causa della loro rovina, tentarono di farci sparire con la menzogna e il silenzio complice.
Sei anni dopo, due cose restano chiare: Loro non hanno bisogno di noi per fracassare. Noi non abbiamo bisogno di loro per sopravvivere.
Noi, che non ce ne siamo mai andati anche se è quello che hanno cercato di farvi credere i mezzi di comunicazione di ogni parte, risorgiamo come indigeni zapatisti che siamo e che saremo.
In questi anni ci siamo rafforzati ed abbiamo migliorato significativamente le nostre condizioni di vita. Il nostro livello di vita è superiore a quello delle comunità indigene vicine al governo di turno, che ricevono elemosine e le sprecano in alcool e prodotti inutili.
Le nostre case migliorano senza danneggiare la natura imponendogli soluzioni che le sono aliene. Nei nostri villaggi, la terra che prima era per ingrassare i capi di bestiame dei latifondisti e dei proprietari terrieri, adesso è per il mais, i fagioli e le verdure che illuminano le nostre tavole.
Il nostro lavoro riceve la soddisfazione doppia di dotarci del necessario per vivere onoratamente, e di contribuire alla crescita collettiva delle nostre comunità.
I nostri bambini e bambine vanno in una scuola che gli insegna la loro propria storia, quella della loro patria e del mondo, così come le scienze e le tecniche necessarie per crescere senza smettere di essere indigeni.
Le donne indigene zapatiste non sono vendute come merci. Gli indigeni priisti vanno nei nostri ospedali, cliniche e laboratori perchè in quelli del governo non ci sono medicine, nè apparecchi, né dottori, né personale qualificato.
La nostra cultura fiorisce, non isolata ma invece arricchita dal contatto con le culture di altri popoli del Messico e del mondo.
Governiamo e ci governiamo noi stessi, cercando sempre l'accordo prima dello scontro.
Tutto questo è stato raggiunto non solo senza il governo, la classe politica e i mezzi che li accompagnano, ma anche resistendo ai loro attacchi di ogni tipo.
Abbiamo dimostrato, ancora una volta, che siamo ciò che siamo. Con il nostro silenzio ci siamo fatti presenti.
Adesso con la nostra parola annunciamo che:
Primo.-riaffermeremo e consolidaremo la nostra presenza nel Congresso Nazionale Indigeno, spazio di incontro con i popoli originari del nostro paese.
Secondo.-riprenderemo il contatto con i nostri compagni e compagne Aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona in messico e nel Mondo.
Terzo.-tenteremo di costruire i ponti necessari verso i movimenti sociali che sono sorti e sorgeranno, non per dirigere o imporci, ma invece per apprendere da essi, dalla loro storia, dai loro percorsi e direzioni.
Per questo abbiamo ottenuto l'appoggio di individui e gruppi in differenti parti del Messico costituiti in gruppi di appoggio alle commissioni Sexta e Internazional dell'EZLN, in modo che si convertano in catene di comunicazione tra le Basi d'Appoggio Zapatiste e gli individui, gruppi e collettivi Aderenti alla Sesta Dichiarazione, in Messico e nel mondo, che ancora mantengono la loro convinzione e impegno per la costruzione di una alternativa non istituzionale di sinistra.
Quarto.-continuerà la nostra distanza critica verso la classe politica messicana che, nel suo insieme, non ha fatto altro che arricchirsi alle spalle delle necessità e delle speranze della gente umile e semplice.
Quinto.-rispetto ai mal governi federali, statali e municipali, esecutivi, legislativi e giudiziari, e i mezzi di comunicaizone che li accompagnano diciamo questo:
I mal governi di tutto il panorama politico, senza nessuna eccezione, hanno fatto tutto il possibile per distruggerci, per comprarci, per farci arrendere. PRI, PAN, PRD, PVEM, PT, CC e il futuro partito RN [partito nato dal movimento MORENA, del candidato del PRD alle passate elezioni, Lopez Obrador, n.d.t.], ci hanno attaccato da un punto di vista militare, politico, sociale ed ideologico.
I grandi mezzi di comunciazione hanno cercato di farci sparire, con la calunnia servile e opportunista prima, con il silenzio subdolo e complice poi. Coloro cui servirono e dei cui soldi si allattarono adesso non ci sono più. E coloro che adesso li rilevano non dureranno più che i loro predecessori.
Come è stato evidente il 21 di dicembre del 2012, tutti sono fracassati.
Resta allora al governo federale, esecutivo, legislativo e giudiziario, decidere se continuare nella politica controinsurgente che ha solamente realizzato una fragile simulazione debolmente sostenuta nella strumentalizzazione mediatica, o riconosce e compie i suoi impegni riconoscendo a livello costituzionale i diritti e la cultura indigeni, nel modo in cui lo stabiliscono i cosiddetti “Accordi di San Andres”, firmati dal governo federale nel 1996, capeggiato allora dallo stesso partito che adesso è nell'esecutivo.
Resta al governo statale decidere se continua la strategia disonesta e rovinosa del suo predecessore, che oltre ad essere corrotto e bugiardo, spese soldi del popolo del Chiapas per l'arricchimento proprio e dei suoi complici, e si dedicò al comprare le voci e le penne nei mezzi di comunicazione, mentre manteneva il popolo del Chiapas nella miseria, nello stesso tempo che usava poliziotti e paramilitari per cercare di frenare l'avanzamento organizzativo dei villaggi zapatisti; o, in cambio, con verità e giustizia, accetta e rispetta la nostra esistenza e si renda conto che sta fiorendo una nuova forma di vita sociale in territorio zapatista, Chiapas, Messico. Un fiorire che attrae l'attenzione di persone oneste di tutto il pianeta.
Resta ai governi municipali decidere se continuare a spendere denaro pubblico per sostenere le organizzazioni antizapatiste o presuntamente “zapatiste” che aggrediscono le nostre comunità; o invece usare i soldi per migliorare le condizioni di vita dei loro governati.

Resta al popolo del Messico che si organizza nelle forme di lotta elettorale e resiste, decidere se continua a vedere in noi dei nemici o rivali sui quali scaricare la loro frustrazione per le frodi e le aggressioni che, in fin dei conti, tutti subiamo, e se nella loro lotta per il potere continuano ad allearsi con i nostri persecutori; o, invece, riconoscono in noi un'altra forma di fare politica.
Sesto.-nei prossimi giorni l'EZLN, attraverso le sue commissioni Sexta e Internazional, darà a conoscere una serie di iniziative, di carattere civile e pacifico, per continuare a camminare insieme agli altri popoli originari del Messico e di tutto il continente, e insieme a chi, in Messico e nel mondo intero, resistono e lottano in basso e a sinistra.

Fratelli e sorelle:
Compagni e compagne:
Prima abbiamo avuto la buona avventura di un'attenzione onesta e nobile di differenti mezzi di comunicazione. Li ringraziammo allora. Però, questo è stato completamente cancellato con il loro comportamento successivo.
Coloro che scommisero che esistevamo solo mediaticamente e che, con l'assedio di menzogne e silenzio, saremmo scomparsi, si sbagliarono.
Quando non c'erano telecamere, microfoni, penne, orecchi e sguardi, esistevamo.
Quando ci calunniarono, esistevamo.
Quando ci zittirono, esistevamo.
Ed eccoci qui, esistendo.
Il nostro cammino, come è stato dimostrato, non dipende dall'impatto mediatico, ma invece dalla comprensione del mondo e delle sue parti, dalla saggezza indigena che governa i nostri passi, dalla decisione indistruttibile della dignità in basso e a sinistra.
A partire da adesso, la nostra parola comincerà ad essere selettiva verso il suo destinatario e, salvo in poche occasioni, solo potrà essere compresa da coloro che hanno camminato e camminano con noi, senza arrendersi alle mode mediatiche e congiunturali.
Qui, con non pochi errori e molte difficoltà, è già realtà un'altra forma di fare politica.
Pochi, molto pochi, avranno il privilegio di conoscerla ed apprendere da essa direttamente.
19 anni fa vi sorprendemmo prendendo le vostre città con fuoco e sangue. Adesso lo abbiamo fatto di nuovo, senza armi, senza morte, senza distruzione.
Ci differenziamo così da chi, durante i loro governi, hanno ripartito e ripartono la morte tra i loro governanti.
Siamo gli stessi di 500 anni fa, di 44 anni fa, di 30 anni fa, di 20 anni fa, di appena pochi giorni fa.
Siamo gli zapatisti, i più piccoli, quelli che vivono, lottano e muoiono nell'ultimo angolo della patria, quelli che non esitano, quelli che non si vendono, quelli che non si arrendono.
Fratelli e sorelle:
Compagni e compagne:
siamo gli zapatisti, riceviate il nostro abbraccio.
Democrazia! Libertà! Giustizia!
Dalle montagne del sud est messicano.
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Subcomandante Insurgente Marcos.

Messico. Dicembre del 2012 – gennaio del 2013.

Alex Marsaglia

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