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CORRENTE DEMOCRATICA versus PARTITO COMUNISTA

(17 Aprile 2013)

dal blog: http://sinistrainparlamento.blogspot.it

Curiosamente, nella sua edizione di oggi 16 Aprile, Il “Manifesto” usa due titoli per un articolo di Alberto Burgio che vira da pagina 1 a pagina 15: in prima pagina il titolo recita “Sul PD un dibattito senza rete” e nel seguito “Dalla crisi della sinistra si esce a caro prezzo”.
Non si tratta di un particolare da poco perché in una qualche misura si tratta di un mutamento che “distoglie” dall’oggetto vero del contendere: appunto il PD, l’analisi di ciò che sta avvenendo in quel partito anche in relazione al tentativo del Ministro Barca (e aggiungo all’ormai acclarata confluenza di SeL) e la conseguente approssimazione, da parte dell’autore, di una vera e propria proposta politica.
Una proposta che riguarda verosimilmente pezzi di quella che è stata “sinistra d’alternativa” (prevalentemente interna al PRC) e che indica la via per un ingresso in quella corrente di sinistra che si va formando e che molti all’interno del PD reclamano (è di oggi anche un’intervista, in questo senso, di Matteo Orfini) sulla base di un’idea di “Partito del Lavoro”, quasi a colmare come sostiene Burgio il vuoto di una proposta socialdemocratica che non si è avuta “dalla Bolognina in poi”.
Che ciò possa avvenire attraverso una scissione (come adombrava, più o meno, Vincenzo Vita in un suo articolo di qualche giorno fa ripetutamente citato dallo stesso Burgio) o in un partito plurale di cui contendere (attraverso la candidatura Barca) la leadership è questione che si vedrà più avanti nel tempo.
Ma il tema è stato posto e la strada indicata, se non tracciata.
La sostanza delle argomentazioni che reggono questo tipo di ipotesi può essere riassunta in pillole, con l’idea che ormai un’autonoma soggettività che si richiama al comunismo (eretico per quanto si vuole) non regge più nel panorama politico italiano, ed anche – evidentemente – in quello europeo (è forte comunque il dato di provincialismo che si continua a leggere in questo tipo di analisi) e, di conseguenza, non resta che accomodarsi all’interno di un soggetto che sia “un’espressione coerente dell’ampio ventaglio delle culture critiche, democratiche, costituzionali, trasformative, del mondo del lavoro e del non-lavoro”,
Mi piacerebbe essere in grado di esprimere compiutamente il mio dissenso profondo rispetto a questa ipotesi, mettendo a confronto l’idea – appunto – di una “corrente democratica” con quella di un “partito comunista”.
In questo sarò estremamente schematico con l’ambizione, però di suscitare un minimo di dibattito.
Rimane, infatti, sospeso e inevaso un grumo importante di sapere, storia, capacità di relazione sociale, lettura della realtà, rappresentato- fin dallo scioglimento del PCI – dal portato teorico, politico ed anche organizzativo che era stato patrimonio della “sinistra comunista” in Italia (tanto per far presto faccio nomi: da Gramsci a Ingrao, dal Manifesto di Magri e Rossanda, al sindacato dei consigli), una storia che fu bruscamente interrotta in quel tempo dallo scaturire di un’ipotesi di Rifondazione Comunista del tutto inadeguata, come abbiamo visto, alla prospettiva politica futura, incapace di reggere (come nel caso del movimentismo e dell’adeguamento al meccanismo presidenzialista della personalizzazione della politica) adeguatamente una prospettiva politica di lungo periodo.
Non scrivo nulla sulla crisi se non riportando una frase contenuta nel manifesto dei promotori della nuova associazione “Futura Umanità”; “la dannazione della memoria del comunismo italiano abbatte i pilastri storico – politici su cui è eretta la Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
La sostanza della mia proposta è quella di riprendere il dibattito da quel punto, da ciò che può dare ancora l’originalità della riflessione portata avanti dalla sinistra comunista in Italia, con le sue peculiarità e i suoi limiti.
Non bisogna aver paura della politica e delle parole: parlare di partito comunista, di analisi marxista delle contraddizioni, di soggettività politica compiuta e di radicamento di massa deve essere ancora non solo possibile ma urgentemente attuabile.

16/04/2013

Franco Astengo

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