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SCENARI FUTURIBILI, AUTUNNO CALDO, RAPPRESENTANZA POLITICA

(3 Agosto 2013)

Lo scenario che presenta, in questo momento, il sistema politico italiano appare di fortissima fibrillazione. Le reazioni del PDL alla sentenza di condanna per frode fiscale di Silvio Berlusconi sembrano improntate a un’affannosa ricerca di una via d’uscita per il proprio, indispensabile, punto di riferimento: quanto ci sia di voglia di mostrare i muscoli e quanto di reale intendimento di provocare una crisi, che non sarebbe semplicemente di governo ma di sistema, lo vedremo nelle prossime ore.

In atto appaiono presentarsi iniziative del tutto paradossali: come quella della richiesta della grazia per via politica.

Un ex-presidente del Consiglio condannato per una colossale evasione del fisco invece di dimettersi immediatamente da ogni incarico reclama verso la più alta Magistratura della Repubblica, un salvacondotto perché gli sia consentito di riprendere in mano, immediatamente e in prima persona, le redini della sua complessa strategia d’intreccio tra politica e affari: questa è la sostanza della situazione che ci troviamo di fronte proprio in queste ore.

La reazione del PD, l’altro grande partner di questo “governo delle larghe intese” appare, come sempre, incerta: il PD è stretto tra una pressione, da un lato di settori della propria base militante che reclama un’azione assolutamente incisiva anche sul terreno della “questione morale” e dall’altro dalla presenza del M5S che potrebbe, alla fine, capitalizzare elettoralmente (nel caso di un ritorno a breve alle urne) l’esplosione di ulteriori forme di disaffezione e dissenso.

Fino a questo punto, però, siamo fermi alla cronaca delle ultime ore e nulla più, con tutte le incognite, compresa quella della crisi e della possibilità di elezioni anticipate, da risolvere.

E’ il caso, invece, di far risaltare due elementi di riflessione che non pare siano presi granché in considerazione da parte degli analisti.

Il primo riguarda il progressivo svilupparsi di una sorta di omogeneità culturale tra la parte “governista” del PDL e l’omologa del PD, rappresentata in particolare dall’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri: si tratta di un dato di rilevante novità nel panorama politico italiano, al di là degli episodi contingenti. Non si prevede, in questo caso, un ritorno al “bipolarismo” (vedremo gli effetti della presenza consistente di questo tipo di analisi nel panorama parlamentare, al momento – se mai verrà – della discussione sulle modifiche alla legge elettorale) e si punta molto, su questo versante, al mutamento della Costituzione in senso presidenzialista. Un’omogeneità culturale tra PD e PDL che i democratici cercheranno di occultare attraverso la messa in scena delle primarie, ma che appare essere elemento oggettivamente di fondo da considerare in vista di qualsivoglia scenario futuro. Nella sostanza, sotto quest’aspetto, le “larghe intese” non rappresenterebbero né un episodio, né un fatto di necessità, ma una prospettiva politica concreta almeno nel medio periodo.

Il secondo elemento riguarda il possibile (e auspicabile, almeno da un certo punto di vista) incrocio, nel prossimo autunno, tra questa fase appena descritta di forte “agitazione” politica e una fase di aperto conflitto sociale (di dimensione europea) causato dall’inasprirsi delle condizioni materiali di vita, al limite della pura e semplice sopravvivenza, per milioni di persone private del lavoro, della possibilità di salari e pensioni di garantire un minimo di vita dignitosa, dell’accesso ai servizi sociali. Intere generazioni risospinte, dopo decenni di dure lotte, ai margini della società e della storia.

Potrebbe trattarsi di un intreccio “micidiale” per la situazione politica e fornire esiti in questo momento non prevedibili.

Un punto certo, però, può già essere rilevato con chiarezza ed è su questo elemento che dovrebbe essere sviluppata, a sinistra, una opportuna riflessione tra i soggetti anticapitalisti, comunisti, che progettano un intreccio tra opposizione sociale e opposizione politica nell’idea di una proposta radicalmente alternativa.

Nello scenario appena delineato e del tutto plausibile in vista di un “autunno caldo” sia sul piano politico, sia sul piano della drammatizzazione sociale, è ancora assente una prospettiva politica offerta da un soggetto organizzato in grado di rappresentare politicamente non solo la protesta e il dissenso (e sarebbe già una gran cosa) ma di costituire un punto di riferimento di sintesi, proposta, rappresentanza anche mettendosi in mezzo allo scopo di approntare l’ipotesi maggiormente realistica e praticabile per un recupero, a partire dalle elezioni europee (che comunque ci saranno) e dalla loro dimensione internazionalista e sovranazionale, di una propria autonoma presenza istituzionale. Si tratta certo di un tasto delicato, ma che appare indispensabile da affrontare per uscire da un’idea movimentista – minoritaria che non deve appartenere alla storia del movimento operaio e a coloro che, pur nelle grandi differenze dell’oggi, intendono perpetuarla in nome dell’eguaglianza e della solidarietà politica e sociale.

Franco Astengo

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