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LE CONTRADDIZIONI DELLA MODERNITA'

(12 Agosto 2013)

Stretti nell’emergenza del quotidiano non è facile fermarsi per riflettere attorno all’idea di individuare quali siano le “vere” contraddizioni della modernità.
Le cronache ci assalgono e ci stringono alla gola mentre cerchiamo di individuare la verità, descriverla, farne oggetto di una “critica sociale” da rendere collettiva: la guerra che spazza via intere regioni del mondo, il “privato” che ci deruba di beni che dovrebbero risultare essenziali come l’acqua e l’ambiente naturale; la violenza esercitata a tutti i livelli, dai singoli agli Stati, per sopraffare i più deboli; la differenza di genere usata come esercizio di un improprio dominio; la costrizione del bisogno che impone ai migranti di fuggire dalle loro terre per incontrare l’ignoto; la mistificazione del messaggio che viene dai “media” e cerca di farci intendere che viviamo in un mondo diverso da quello reale; l’intrusione dell’etica nella vita delle persone costrette a subire coercizioni morali nell’esercizio della vita quotidiana, nella gestione dei propri corpi, nella realtà dei minuti rapporti sociali, primi fra tutti quelli familiari.
Ogni giorno brancoliamo nel buio di una ricerca senza fine, angosciati sempre e comunque da un presunto “nuovo” che avanza, cu dare risposta, cambiando le forme della nostra azione, adattandole a quelle degli schemi dominanti, incontrando chi afferma che tutto sta cambiando e ci fa guardare dentro ai nostri fallimenti, nascondendo la realtà drammatica dell’insieme della “commedia umana” regolata da apparentemente inscalfibili rapporti di forza: i rapporti di forza che derivano proprio dalla perdurante egemonia dello sfruttamento.
Cartesio scriveva che bisogna avere idee “chiare e distinte”: ebbene in questo coacervo di contraddizioni al riguardo delle quali fatichiamo ad individuare priorità, strumenti lotta, ricerca di soluzioni cerchiamo di ritrovare la chiarezza delle nostre nozioni di fondo: tutto si tiene e tutto si lega attorno ad un nodo, quello dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla logica dell’estorsione del plusvalore.
Considerare la persona, un mezzo e farne oggetto di uno “scambio” da esercitarsi, in dimensione gigantesca, su tutta l’umanità: questa la logica dello sfruttamento, da superare quale obiettivo vero della Liberazione.
Lo sfruttamento dell’individuo e del collettivo : il meccanismo, davvero chiaro, della costrizione nella “condizione di classe”.
Tornare a considerarne la centralità e muoversi di conseguenza sul terreno dell’agire politico: forse è questo il punto sul quale andrebbe ripresa una riflessione di fondo, anche per noi che ci consideriamo comunisti e intendiamo, nonostante da più parti ci si indichi la “fine della storia”, a continuare a lottare per affermare l’eguaglianza, l’eguaglianza assoluta, la libertà dal giogo di un padrone.
Non intendiamo seguire l’idea che il concetto di modernità possa tradursi, semplicisticamente, come idea della “modernizzazione” conseguente all’irrompere sulla scena della storia di “novità” nelle scienze, nella tecnologia, nelle multiformi espressioni della cultura : l’idea della modernità, infatti, non può che contemplare – superata l’autoreferenzialità della filosofia della storia – il superamento completo della dialettica tra individuo e Stato ed la sua sostituzione con quella tra lavoro e capitale.
In questo modo, come si è già cercato di far rilevare, si chiarisce l’altra faccia della modernità , il suo contraddistinguere un’età intrinsecamente dinamica rivolta all’obiettivo di una continua trasformazione del mondo.
Questo significa non arrendersi alla filosofia della “fine della storia” cercando ancora una volta con tenacia, di introdurre nell’arena del conflitto l’idea di una volontà egemonica che rinnovi – appunto – la discontinuità storica rispetto all’astrazione rappresentata dalla modernità capitalistica.

Franco Astengo

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