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RODOTA’, LANDINI: DIFESA DELLA COSTITUZIONE E OPPOSIZIONE PER L’ALTERNATIVA

(23 Agosto 2013)

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La proposta di apertura di un nuovo “spazio politico” a sinistra a partire dalla difesa della Costituzione, lanciata da Stefano Rodotà e Maurizio Landini attraverso l’organizzazione di appositi appuntamenti che si svolgeranno alla ripresa settembrina, appare meritevole di attenta analisi anche da parte di chi, condividendo l’obiettivo di fondo, ritiene opportuno porsi – complessivamente – su di un diverso terreno d’iniziativa politica.
E’ necessario, infatti, intendersi subito su di un punto: al di là delle fibrillazioni in atto attorno al tema dell’applicazione concreta di inequivocabili sentenze della magistratura il tema della difesa della Costituzione appare sicuramente essere prioritario nell’agenda di tutti i democratici.
Affermato ciò con chiarezza sorge subito un però: quali possono essere le forze disponibili, dal punto di vista politico, a dar vita a un movimento reale, in grado di aggregare consenso e produrre significativi risultati al riguardo dell’obiettivo indicato?
Prendiamo il PD: è utilizzabile il PD, in quanto partito, nel complesso del suo ceto politico dirigente e non – certo – al riguardo dei suoi elettori e di una parte dei suoi militanti?
La risposta, tanto per avviare una disamina sufficientemente analitica è no: il PD, in quanto partito, nel complesso del suo ceto politico, non è utilizzabile e credibile ai fini della difesa della Costituzione.
Le ragioni di questo giudizio, molto secco sono altrettanto semplici e lineari: prima di tutto perché, al momento in cui queste note sono state scritte, sta al governo con il PDL. Orbene il PDL non è un partito propenso alle riforme costituzionali, ma è un partito “nemico” nel profondo della Costituzione nata nel 1948 dalla Resistenza al nazi-fascismo.
E lo stesso PD si pone in una situazione del tutto negativa rispetto al disegno “difensivo” al riguardo della nostra Carta Fondamentale. Si pone, infatti, in una situazione del tutto negativa su di un elemento fondamentale: quello del passaggio da una Repubblica parlamentare a una Repubblica presidenziale (visto lo stato delle cose in atto si potrebbe anche già cominciare, senza tema esagerazioni, a parlare di “Protettorato” ma per adesso lasciamo perdere questo argomento).
Il PD è favorevole a questo passaggio, da Repubblica parlamentare a Repubblica presidenziale, non da adesso, per semplice adesione alla “Costituzione materiale” forgiatasi in senso presidenzialista in particolare nel corso del mandato di un suo esponente qual è (non dimentichiamolo) Giorgio Napolitano.
Il PD è favorevole al passaggio da Repubblica parlamentare a Repubblica presidenziale da lungo tempo, essendo – per esempio – il semipresidenzialismo già previsto nella bozza di riforma presente nei documenti conclusivi della Commissione D’Alema nel 1997.
Occorre essere chiari a questo proposito: nelle condizioni date, della situazione economica, del delicatissimo crinale sul quale stiamo muovendoci dal punto di vista dell’esercizio democratico (tra “democrazia del pubblico” ed estraneazione delle assemblee elettive, a tutti i livelli, dal concerto decisionale) qualsivoglia passaggio snaturante la centralità della Repubblica parlamentare e della relativa capacità di rappresentanza politica del sistema, non significherebbe altro che un’inaccettabile e pericolosissima torsione “anti-democratica”, assolutamente in linea con i disegni del documento di Rinascita Nazionale stilato nel 1975 dalla P2 di Licio Gelli e con il tentativo di applicazione eseguito nel corso della presidenza Craxi, poi clamorosamente interrotta da Tangentopoli e, ancora, con il successivo esercizio di personalizzazione della politica verificatosi in forma smaccatamente populista durante il ventennio berlusconiano (usiamo termini giornalistici assolutamente impropri per cercare di rendere maggiormente intellegibile un pensiero). Personalizzazione populistica che, da parte del PD, non ha ricevuto opposizione alcuna, ma che, anzi, si è cercato in una qualche misura di “inseguire” come fu nel caso, già ricordato, della Commissione Bicamerale per le riforme presieduta da Massimo D’Alema.
In queste condizioni la domanda da rivolgere a coloro i quali si apprestano a lanciare questa ipotesi di difesa della Costituzione collegata all’apertura di un nuovo “spazio politico” nell’ambito del centrosinistra: può essere possibile far questo in piena “onestà intellettuale” oppure siamo a un tentativo di messa a lato dei veri problemi del nostro sistema politico in nome, semplicisticamente, di un riequilibrio sul piano del governo a favore del PD? Sfruttando così, come ha già fatto SeL, gli spazi residuali, sul piano elettorale, che questa operazione potrebbe aprire?
Il tema della difesa della Costituzione, a partire – appunto – dal pilastro della centralità del sistema parlamentare e dal rifiuto del suffragare situazioni pericolosamente autoritarie, dovrebbe essere legato a un’ipotesi di “opposizione di sistema”.
Una “opposizione di sistema” che, nella fase, non può che rappresentare la sola insegna possibile di una “sinistra d’alternativa”, comunista e anticapitalista, che rimane ancora tutta da costruire nella sua necessaria autonomia di pensiero e d’azione.
Reclamano questo fondamentale passaggio le condizioni materiali di vita di milioni di persone rese impossibili dalla ferocia capitalistica di gestione della crisi, la sfiducia complessiva nel sistema che serpeggia all’interno della società assumendo via, via, forme diverse poco produttive (quando va bene) sul piano politico, le condizioni complessive di crisi della democrazia.
Non è il caso di soffermarci sui singoli aspetti di questo drammatico stato di cose, e del resto – sia del punto di vista analitico, sia dal punto di vista propositivo – molte cose sono già state scritte e dette.
Si tratta di raccoglierle attorno ad un punto di chiara proposta politica: la difesa della Costituzione non può essere considerata un fatto “neutro” rispetto alla valutazione di fondo del sistema politico esistente, ma va collegata a due obiettivi riguardanti, il primo, la costruzione di un soggetto politico d’alternativa e il secondo quello della prospettiva ,per questo soggetto, di determinare la propria capacità di rappresentanza anche istituzionale, nel campo dell’opposizione di sistema.
La proposta è quella di valutare la possibilità di costruzione di uno spazio politico per una “Costituente per l’opposizione e l’alternativa”.

Franco Astengo

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