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Vertenza Mercatone Uno

(1 Agosto 2002)

Si apre oggi (24 luglio) il primo tavolo nazionale tra azienda e sindacati al ministero del lavoro.

Mercatone Uno è composta da numerosi negozi in srl, la cui maggioranza è però detenuta sempre da Mercatone Uno Service. Una struttura "a scatole cinesi" che permette all'azienda di nascondersi dietro un dito, sostenendo di non essere una realtà nazionale e di non dover discutere dunque un integrativo comune a tutti i punti vendita. Per questo motivo, fino a oggi, sono stati realizzati soltanto accordi locali.

La vertenza riguarda circa 3 mila dipendenti, distribuiti in un'ottantina di negozi - del mobile e non solo - sparsi in tutta la penisola, dal Trentino alla Sicilia. Legati all'integrativo, da discutere sono anche il problema dei controlli a distanza per mezzo delle telecamere e quello del collocamento obbligatorio dei disabili.

Mercatone Uno ha fornito i punti vendita di telecamere a circuito chiuso, senza realizzare un accordo con il sindacato. I dipendenti dovrebbero credere semplicemente sulla parola che i videocontrolli non riguardano anche loro.

E' una chiara violazione del quarto articolo dello Statuto dei lavoratori. Sulla base di abusi registrati in diversi negozi, sono già partite le denunce al ministero del lavoro; se non si giungerà a un accordo, altre potrebbero essere presentate alla magistratura.

Un punto su cui, invece, a Mercatone Uno fa comodo apparire come azienda unica è quello delle quote dei disabili. Secondo la legge, infatti, tutte le aziende sono obbligate ad assumerne un certo numero in percentuale rispetto al totale dei propri dipendenti. Si possono assegnare le quote negozio per negozio, o, nel caso di catene molto grosse, anche chiedere la cosiddetta "compensazione": impiegare cioè lo stesso numero solo in alcuni punti vendita, pur rispettando comunque la media obbligatoria.

Mercatone Uno ha chiesto di poter applicare la compensazione e questa è un'altra prova che c'è una struttura centrale forte, e che si ricorre all'immagine dei punti vendita diversi e frammentati solo quando si deve trattare con i sindacati.

Altra vertenza importante è quella relativa alle domeniche lavorative. La gestione dei turni si è trasformata in alcuni casi anche in una sorta di "mobbing", soprattutto nei confronti delle donne. A farne le spese sono spesso giovani donne assunte part-time, che si ritrovano a fare continuativamente tutti i sabati e le domeniche del mese, con un grave disagio in rapporto alla conduzione della propria vita familiare.

E l'azienda non viene loro incontro neppure parecchio tempo dopo l'assunzione, quando chiedono di essere inserite nei turni normali.

Centro di documentazione e lotta - Roma

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