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ENIgnma Libia

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(22 Febbraio 2011) Enzo Apicella
La rivolta popolare in Libia mette a rischio gli impianti dell'ENI che garantiscono un quarto delle importazioni di greggio in Italia

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    Nucleare ?! “Anche il progresso, divenuto vecchio e saggio, votò contro” (E. Flaiano)

    (30 Gennaio 2005)

    La sortita di Berlusconi sul nucleare conferma la patologia in cui versa il sistema politico italiano. Da un lato un premier opportunista e scaltro che sa far uso delle contingenze; dall’altro una opposizione infingarda e vociante che si comporta come il cane di Pavlov.

    Si può esser certi che la questione nucleare non interessi affatto a Berlusconi, ma averla posta in questo momento corrisponde a due scopi. Il primo è che il blocco protezionistico (decretato dal governo Amato) sulle quote di EDF nel capitale di Edison-Italenergia –oltre che contraddire le glorie liberiste- non può essere più legittimamente sostenuto e dunque occorre una soluzione. Il mega incontro Raffarin-Berlusconi, a cui hanno partecipato i vertici di Enel, EDF e svariati banchieri, ha parlato assai più di questo tema che del patto di stabilità europeo, e questo tema porta con sé la riapertura del nucleare per le connessioni che abbiamo denunciato (vedi comunicato sul retro).

    Il secondo scopo è politico: la questione nucleare scompagina l’opposizione molto più della maggioranza tanto che Prodi, chiamato in causa da più parti, si guarda bene dal pronunciarsi. E qui le note si fan dolenti. Se infatti la maggioranza si fa alfiere della proposta più per dar seguito a esigenze di lobbies industriali e finanziarie che per propria convinzione, l’opposizione si dimena al suo interno con il maggior concentrato di convinti filonucleari che il paese possa contare. Si va dai fisici (Bernardini, Regge, Rubbia) ai tecnologhi come Vaccà e Zorzoli, ai possibilisti come Testa e Degli Espinosa, e poi alla nutrita schiera di politici che investe tutta la compagine dei partiti all’opposizione.

    Su questo fertile terreno sta seminando a piene mani “il Sole 24 ore” e non perché sia improvvisamente diventato nuclearista. La Confindustria di Montezemolo non è quella “porchettara” di D’Amato (il che non significa che rifiuti una politica delle “mani tese” da parte del governo), e deve affrontare una situazione imprenditoriale (a cominciare dalla Fiat) che non regge più la concorrenza internazionale e che potrebbe ritrovarsi ad essere eterodiretta proprio nei settori portanti come l’energia. Perciò meglio allearsi con EDF che soccombere ai capitali di ventura che scorrazzano per il mercato, ma nell’alleanza, oltre alla reciprocità di quote elettriche tra Enel ed EDF nei rispettivi mercati nazionali, non può non esserci il nuovo progetto nucleare francese che a breve verrà benedetto anche dal parlamento europeo.

    Quanto ai contenuti puntuali della disputa occorre esser chiari: formalmente i vincoli del referendum dell’87 (moratoria) sono scaduti; non altrettanto quelli politici che furono riconosciuti da tutti i partiti. Contro questo pronunciamento politico è in corso un assedio che, alla luce dell’attuale congiuntura economica e dell’atteggiamento politico delle forze in campo, si preannuncia vigoroso e prolungato.

    Combustibili fossili: tendenza all’esaurimento, prezzi alle stelle, insicurezza negli approvvigionamenti. In queste condizioni altre fonti di energia divengono economicamente competitive, ma il nucleare più delle altre perché è concentrato ed a più alto valore aggiunto per il capitale investito. Una pianificazione energetica diversa sarebbe auspicabile, ma per farlo occorrerebbe porsi il problema di una fuoriuscita dal mercato…per non dire dal capitalismo.

    Energia elettrica: la capacità di generazione elettrica italiana eccede largamente le necessità del consumo. Eppure nuovi impianti sono in costruzione, ma nessun partito vi si oppone dal momento che tutti hanno accettato liberalizzazione del mercato elettrico e privatizzazione dell’industria pubblica. Come pianificare in queste condizioni?

    Tariffe: in tutta Europa sono aumentate dopo la privatizzazione dell’industria elettrica, ma in Italia sono le più alte; per questo motivo importiamo dagli altri paesi, non viceversa. Di nuovo chi ha voluto la privatizzazione non può lamentarsi di un meccanismo di formazione del prezzo da lui stesso voluto. Al cittadino si dice che importiamo dalla Francia perché il nucleare costa meno (falso), e non perché il sistema elettrico francese (e non solo quello) è largamente pubblico (vero). Finché anche in Italia c’era l’industria pubblica le tariffe erano simili a quelle della Francia (che già aveva il nucleare) e si importava la metà dell’energia attuale.

    Inquinamento: il rischio globale viene dai combustibili fossili che producono CO2; i reattori nucleari da questo punto di vista sono a inquinamento zero. Alcune anime belle dell’ambientalismo mondiale se ne sono convinte e ora inneggiano al nucleare. Dove sta l’errore?

    Rifiuti nucleari: nessuna soluzione. Alla peggio ci penseranno le future generazioni. Mica possiamo fare tutto noi!
    A ripercorrere le tappe della politica energetica della sinistra vengono i brividi: dai 20.000 Mw nucleari degli anni ’70 alla bufala del reattore Cirene; dai megaimpianti come Gioia Tauro (mai costruito ma pagato) alla neo scelta del carbone in sintonia con Cgil-Cisl-Uil, alla vergogna degli impianti CIP 6 figli, del provvedimento 9/91 (voluto anche dai verdi dell’epoca), il tutto come corollario del processo di smantellamento dell’unica nazionalizzazione realizzata nel dopoguerra, quella dell’industria elettrica e oggi –a sinistra- c’è chi chiede la nazionalizzazione della Fiat!

    Tra sviluppo (capitalista) e bisogni (dei lavoratori e delle classi meno abbienti), la sinistra ha dato sempre la priorità al primo, per paura di non essere moderna e perché intrisa di quello scientismo fideista che in ultima analisi, avrebbe dovuto cambiare le sorti dell’umanità: come dire che se anche Enrico Fermi ha dato un apporto fondamentale alla realizzazione della bomba atomica, non possiamo non sentirci suoi figli!

    Di queste buone intenzioni è lastricata la via del “progresso”. Respingiamole. Il nucleare non è un’alternativa al petrolio più di quanto l’idea di uno sviluppo sostenibile sia un’alternativa al capitalismo.

    (28.01.05)

    COBAS Energia – COBAS del lavoro privato
    Aderente alla Confederazione COBAS

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