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(5 Settembre 2015)
La campagna contro i lavoratori pubblici continua dalle pagine di alcuni giornali e di sicuro effetto per alimentare la disinformazione e i luoghi comuni.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Tempo del 31 agosto 2015 i salari del pubblico impiego sarebbero assai superiori a quelli del privato.
Il messaggio è molto chiaro: abbiamo bloccato da sei anni gli stipendi pubblici ma questi continuano ad essere piu' alti degli altri lavoratori, lavorano meno e guadagnano troppo, ben il 23,4% in più.
Di conseguenza la nostra richiesta di rinnovare i contratti e di calcolare gli aumenti in base al reale costo della vita verrebbe a cadere, giustificata non solo dal pareggio di bilancio in costituzione e dal fiscal compact ma da ragioni pratiche e di opportunità (della serie "invece di pagare i fannulloni aumentate le pensioni sociali ).
I dati del Tempo sono attinti dall'Aran che parla di una media della retribuzione pubblica pari a 34.286 euro, quando nel privato la media è di 27.772 euro.
I dati non sono taroccati ma non tengono comunque conto dello stipendio dei dirigenti che si portano a casa stipendi superiori di 10\15 volte a quelli di un livello medio, per non parlare poi dei bassi livelli degli enti locali che in un anno hanno un cud di poco superiore a 23 mila euro con qualche straordinario compreso, una cifra assai più bassa della media delle retribuzioni nel privato.
Dati alla mano allora si scopre l'inganno, ossia che nel conteggio sono inclusi i quasi 7000 tra dirigenti e segretari comunali per non menzionare poi i titolari delle posizioni organizzative.
La sperequazione salariale negli enti locali regna sovrana e viene alimentata da meccanismi contrattuali che hanno relegato la contrattazione stessa a materie insignificanti.
Ci sono poi stipendi come quelli dei magistrati o dei diplomatici che superano anche 100 mila euro annui e riguardano migliaia di persone stravolgendo al rialzo le statistiche.
Ma ci sono poi domande che riguardano i cittadini come i tempi di attesa per alcuni servizi: file lunghe agli sportelli, burocrazia derivante dai mancati investimenti per digitalizzare pratiche e ricerche costringendoci a passare da un ufficio all'altro. Anche questo provoca disaffezione verso i servizi pubblici ed induce a ritenerli inadeguati e certe volte inutili come dimostrato dalle lunghe file di attesa per prestazioni sanitarie che ci costringono a ricorrere ai privati.
Ma i lavoratori e le lavoratrici pubblici non sono identificabili con dirigenti, diplomatici e magistrati o rettori universitari, basterebbe riportarlo per ripristinare qualche piccola verità, non sono loro i responsabili dei disservizi che pagano da anni con il blocco dei salari e delle assunzioni.
La stragrande maggioranza dei dipendenti enti locali ha uno stipendio che si aggira attorno a 25 mila euro, meno della media del privato, questo è il vero dato incontrovertibile che da solo basta a confutare i luoghi comuni di una stampa asservita al potere politico dominante delle privatizzazioni.
Per il Cobas Pubblico Impiego
F. Giusti
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