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(26 Agosto 2010) Enzo Apicella
"The Negro Motorist Green Book" era la guida che permetteva ai Neri di viaggiare negli Usa segregazionisti utilizzando le poche strutture (mezzi di trasporto, alberghi, ristoranti, negozi...) che non negavano loro l'accesso.

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(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

Parigi Novembre 2015
- TERRORISMO BORGHESE -

(18 Novembre 2015)

No, non è una guerra. È la sua preparazione, mentre i grandi Stati di America, di Europa, di Russia e dell’Asia stanno già scaldando i motori. Sia il “terrorismo” sia la “guerra al terrorismo” rappresentano l’anticipo della guerra in arrivo.
Non è la guerra dello Stato Islamico contro l’Occidente. È la guerra degli imperialismi fra di loro. Se gli esecutori di questo ennesimo atto di terrore sono giovani portati al fanatismo, i mandanti si trovano nei palazzi del potere delle potenze statali di tutto il mondo.

Lo Stato Islamico non è espressione delle classi diseredate dei paesi arabi e non ne difende gli interessi. Nemmeno rappresenta la forza armata di borghesie nazionali arabe desiderose di affrancarsi dall’oppressione straniera, ex-coloniale o imperialista.

La sua forza sta in chi lo dirige dall’esterno. Sono truppe mercenarie cui fa comodo nascondere il loro mestiere dietro le fumisterie della religione. I loro finanziatori diretti sono alcune delle petro-monarchie del Golfo, in lotta fra di loro, e discreto protettore è il fronte imperialista attualmente dietro agli Usa, che li arma e li fa combattere, o li combatte, secondo i colossali interessi di tutti i capitalismi, strangolati dalla crisi economica della quale non vedono la fine.

La propaganda borghese capovolge la verità: nei paesi arabi la finta rivoluzione islamica nasconde dietro una profonda coltre ideologica solo la reazione delle classi dominanti, borghesi e fondiarie, e le sue prime vittime sono i proletari di quei paesi. Le quotidiane bombe nelle piazze e nei mercati di Baghdad, Aleppo, Islamabad, Beirut, Damasco, Kabul, Tripoli, Istanbul hanno segno antiproletario e di guerra fra bande borghesi.

I comunisti non danno un giudizio morale della guerra e delle sue atrocità e sanno che la violenza è connaturata alle società di classe, fondate esclusivamente sulla forza di dominio e sul terrore, anche quando non c’è bisogno di impiegarlo e basta la minaccia. Il terrorismo è uno strumento di guerra, che può essere usato fra gli Stati come fra le classi. Questo è terrorismo usato da alcuni Stati borghesi contro altri. E di tutti contro la classe operaia internazionale, per dividerla secondo artificiali barriere ideologiche e per impedire che unita possa rialzare la testa. Lo “stragismo” lo conosciamo fin troppo bene. Sono avvertimenti e segnali che quasi da mezzo secolo, anche in Europa, periodicamente le borghesie ritengono utile lanciarsi a vicenda. Incisi ovviamente sulla pelle dei proletari.

Qualche centinaio di morti non sono niente per la mostruosa società del capitale. Il dio del profitto richiede ben altri sacrifici umani. Il militarismo è l’unico vero volto della società del Capitale, in particolare delle imperialiste democrazie occidentali che parlano di pace ma stanno preparando il nuovo macello mondiale. Una guerra, costruita, alimentata e voluta per la sopravvivenza del Capitale, a costo di milioni di vite proletarie.

Le classi dominanti approfittano di ogni pretesto e di ogni emozione popolare per sottomettere alla loro disciplina la classe operaia, per terrorizzarla, stringerla fra la minaccia della violenza straniera e quella che la borghesia esercita direttamente, e sempre più rafforza.

I comunisti quindi si tengono lontano da ogni condanna astratta della violenza, da ogni avvicinamento alla falsa pietà ed indignazione dei borghesi, e da ogni manifestazione di solidarietà con gli Stati e con i borghesi, prima di tutti quelli dei loro paesi.

La prolungata agonia della società del capitale scatenerà una serie inimmaginabile di orrori e di menzogne, ben oltre quelli della prima e della seconda guerra mondiale. A questi la classe operaia, e prima di essa il suo partito comunista, devono essere preparati per mantenere inflessibile, contro tutti e contro tutto, la linea diritta, prima verso le verità della scienza di classe, poi, sola, nell’azione contro tutti i nemici.

Il capitalismo non morirà se non di morte violenta per mano del proletariato comunista. L’unica “guerra al terrorismo” possibile è quella contro questo barbaro sistema sociale, quindi l’unica che ha per scopo finale la rivoluzione comunista.

Chi invece accetta il capitalismo, in ogni sua forma e in ogni sua mascheratura, è costretto ad accettare i suoi terrorismi oggi e sarà costretto domani a subire la sua guerra.

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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