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Dentro la gabbia-cabina delle primarie i comunisti e i lavoratori non entrano

(21 Settembre 2005)

Le primarie che si svolgeranno il 16 ottobre sono finalizzate alla scelta del candidato premier del possibile prossimo governo di centrosinistra. Una modalità di scelta del presidente del consiglio che ripercorre il modello americano presidenzialista e plebiscitario.

In più in Italia esse rappresentano una leva presidenzialista nelle mani di Prodi, che chiede un'investitura plebiscitaria per ottenere i pieni poteri e avviare un programma di risanamento dei conti pubblici che, nel concreto, significherà una nuova politica dei sacrifici. A questa richiesta la maggioranza del Prc si è adeguata candidando Bertinotti.

Romano Prodi ci informa: “chi vince le primarie farà il programma”; un programma già illustrato in numerosi interventi ed interviste: “abbassare il costo del lavoro” (e quindi i salari, le tutele, i diritti). Le primarie, proprio per la partecipazione e la connivenza della sinistra politica, sono funzionali al recupero della concertazione sindacale e alla messa fuori gioco delle lotte e dei movimenti di questi ultimi anni, e quindi la perdita dell’indipendenza di classe dei lavoratori.

Il Prc dopo questo adeguamento ottiene dal centro liberale il riconoscimento quale punto di riferimento dell'ala sinistra dell’Unione, una tappa che si inquadra nella prospettiva della costruzione di quel nuovo soggetto politico tanto evocato.

Ma la concorrenza per l'egemonia, che si è aperta tra i vari candidati dell’ala sinistra dell’Unione, lungi da porre le premesse per il nuovo soggetto politico socialdemocratico si sta risolvendo in uno scontro per la primogenitura nella collaborazione con Prodi e con il centro liberale dell'Unione.

I comunisti, le altre forze della sinistra e i movimenti devono rompere con Prodi e con il centro liberale per dare vita a un proprio polo autonomo di classe e dunque alternativo ai due poli dell’alternanza borghese. La partecipazione alle primarie viceversa determina una grave subalternità ad uno dei poli borghesi: quello egemonizzato dal centro liberale, dei D’Alema, Fassino, Rutelli e Prodi. E con essa la perdita dell’indipendenza politica del Partito della Rifondazione Comunista.

Dentro la gabbia-cabina delle primarie, espressione di una cultura politica borghese che abbiamo sempre combattuto, i comunisti e i lavoratori non devono entrare.

Progetto Comunista Veneto

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