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(1 Novembre 2006)
“Dico tre volte no alle posizioni del ministro Damiano sulle pensioni. No perché non c’è nessuna ragione per ridurre i costi delle pensioni, visto che il sistema non ha nessuno squilibrio. No perché si deve abolire lo scalone di Maroni e non usarlo come pretesto per aumentare l’età pensionabile. E infine no perché l’aumento dell’età pensionabile farebbe crescere ancora la precarietà del lavoro visto che o tratterrebbe al lavoro persone che ne vorrebbero uscire, chiudendo spazi ai giovani, oppure, nel caso peggiore, creerebbe una generazione di precari di mezza età, troppo vecchi per lavorare, troppo giovani per andare in pensione.”
“E’ inoltre una vera beffa usare i lavori usuranti, finora mai risarciti, come scusa per elevare l’età pensionabile. Questo significa peggiorare i punti negativi della vecchia riforma Dini. E’ necessaria infatti un’ampia garanzia per chi fa lavoro usurante di poter andare in pensione prima, ma questo prima è rispetto ai 57 anni di età e ai 35 di contributi della Dini, e non ai 60 di Maroni. Non si può usare un’inadempienza, per essere ancora più inadempienti. Pretendiamo la regolazione dei lavori usuranti, ma come diritto di miglior favore e non come strumento per attenuare una nuova ingiustizia. Sulle pensioni non c’è alcuno spazio per andare nella direzione indicata dal ministro del Lavoro e da altri esponenti della maggioranza di governo, se questa sarà la strada seguita dall’esecutivo, ci sarà un’inevitabile duro scontro.”
Roma, 30 ottobre 2006
Giorgio Cremaschi
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