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Commento a: «Ora tocca anche alla Cgil»

(24 Gennaio 2009)

Giancarlo ha usato una bella forma, politica e letteraria insieme -ha parafrasato un breve componimento di Martin Niemöller, paradigmatico pastore luterano antinazista e pacifista-, per stigmatizzare decenni -sì, decenni- di trasformazione del pensiero sindacale e politico della CGIL. Nel 1986 -secoli fa, mi verrebbe da dire, in termini politici e sindacali- alcuni giovani insegnanti che si affacciavano all’impegno nel sostegno dei lavoratori e dei loro interessi in difesa della qualità del lavoro, del diritto alla libertà nel lavoro e alla salvaguardia del diritto allo studio per ogni giovane del nostro paese si sono sentiti apostrofare da un ominicchio che si autodefiniva rappresentante dei lavoratori in qualità di funzionario locale della CGIL quali soggetti incapaci di una visione unitaria dei lavoratori stessi a cui era permessa una sola scelta: andarsene dalla CGIL, alla quale un dimagramento, in tal senso, non poteva che risultare salutare. Quei giovani insegnanti della metà degli anni ’80 -quasi tutti iscritti alla CGIL- avevano appena dato corpo ai Comitati di Base della Scuola -ora conosciuti come COBAS, ma all’epoca istituiti nelle scuole semplicemente come CdB, senz’altra dizione, poiché solo nella scuola e in nessuna altra realtà lavorativa v’era sentore di innovazione organizzativa nelle basi sindacali (gli autoconvocati CGIL c’erano stati ed erano anche già scomparsi)-.
Il dimagramento ci fu, eccome, e la CGIL -ma non solo- nella scuola pagò pegno. Se ne accorsero i distruttori del sindacato conflittuale -Cgil/Cisl/Uil/Snals/Gilda (fatta nascere da una costola concertativa intrufolatasi nei CdB e velocemente uscitane)- e dal 1990 in poi fecero di tutto per tagliare le gambe all’unico soggetto sindacale della scuola che sosteneva le ragioni e la dignità dei lavoratori del mondo dell’istruzione e degli studenti insieme. Il prezzo pagato dai Comitati di Base della Scuola è stato -ed è tutt’ora- altissimo. Tuttavia i COBAS della scuola ci sono ancora; e dove le leggi liberticide quindicennali pensate dalla Cgil, approvate da Cisl, Uil, Snals e Gilda e accolte da tutti i governi, sinistri per aspetto e destri -ovvero reazionari- per natura, dove quelle leggi non ce l’hanno fatta a schiacciare la combattività di insegnanti e ATA i COBAS della scuola sono di gran lunga la prima organizzazione del comparto.
Perché questo breve richiamo storico a commento del fortissimo e bellissimo testo che Giancarlo ci ha proposto? Perché i Comitati di Base della Scuola sono, tra milioni di difficoltà e con contraddizioni a centinaia, l’esempio del ritorno alla lotta di classe che, proprio perché lontani anni luce dai sindacati di stato appunto da questi, più ancora che dallo stato stesso, sono stati combattuti, frantumati, schiacciati, ma non sconfitti. Perché è l’idea di giustizia e di diritto umano, sociale e politico che deve essere sconfitto per far scomparire un’esperienza come quella dei COBAS della scuola.
Ed allora che sia dia voce, alta, forte, squillante, alle ultime parole di Giancarlo: bisogna ripartire andandosene fuori dai luoghi della concertazione e dando avvio ad una trasformazione straordinaria delle forme sindacali, che dovranno essere tali perché mai viste -o non più viste da decenni- e grandiose -perché operate fuori dagli schemi della legalità di questo stato e delle sue leggi-.

Brunello Fogagnoli

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