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rientrare nel prc? Non ci penso proprio,anzi......

(31 Marzo 2009)

Sono stato tra i fondatori del prc nella mia città,e nella mia provincia. Ho speso i miei tempi e i miei sogni nel tentativo di creare un partito comunista all'altezza della fase,un partito che si rapportasse sempre di più alle necessità oggettive della classe dei lavoratori,degli sfruttati,di chi non ha ancora oggi voce e vede mistificate le proprie istanze. Anni in cui mi sono trovato davanti burocrazie e personalismi esasperati e in cui le svendite programmatiche si alternavano a speranze illusorie di poter influire nel creare svolte a sinistra. I bilanci e i ragionamenti sul che fare? erano visti come perdita di tempo, ho provato a creare collettivi e gruppi di scopo, nel mio piccolo mi sono rifiutato di fare mie,logiche di visibilità personalistica e il mio essere varie volte in minoranza non metteva la parola fine ad una esperienza che con tutti i suoi limiti poteva diventare positiva e feconda. Oggi,in un mio sunto di ricordi potrei dire: non rinnego ,ma non ripropongo. Soprattutto ho il rispetto per parti di base ancora militante nel prc, ma credo con fondamento che ancor oggi dopo la sciaugurata svendita dell'esperienza arcobalenoide, invece di fare un giusto e sacrosanto bilancio negativo,si tenti con le elezioni europee di rioperare una politica distantissima da quello di cui ci sarebbe bisogno. Si enunciano svolte a sinistra e nuove ripartenze,ma poi......si apre al supergovernista Diliberto e si dà spazio all'ex ministro Salvi e all'arcobalenissimo De Vita, arcobaleno già ai tempi di dp e del pci. Si annuncia una lista comunista e anticapitalista e non si riesce a interloquire con Sinistra Critica. La risposta politica utile ad affrontare una crisi strutturale dell'economia capitalista credo non possa più essere delegata ad una classe dirigente intrisa di logiche di apparato governista. Sbagliare è per il sottoscritto capibile e giustificabile, non altrettanto invece il perseverare consapevole. Non mi basta più il solo sventolare di bandiere e simbologie, voglio lavorare per creare un partito anticapitalista sul modello dell'n.p.a. francese in grado di essere sponda di lotte e movimenti. Voglio proporre strumenti di autorganizzazione dal basso, politiche di indipendenza dal pd e dalle stampelle alla sua sinistra, un modo diverso di fare e non subire la politica. Le dirigenze ci raccontano che il pericolo sono le destre e l'antipolitica, giustissimo. Ma chi sono le destre, cosa anche è l'antipolitica ? Le destre per me sono il pdl. Poi c'è chi è subalterno culturalmente e politicamente alle destre, e questo è il pd. Fanno a gara a gestire l'esistente,a consolidarlo, a sfuttare e a non creare coscienza. E l'antipolitica è foraggiata dai comportamenti di chi si dice di sinistra ma poi fa passare missioni militari, precarietà, privatizzazioni e condisce il tutto con carrierismi ultrapersonalistici, opportunismi, vere e proprie rendite personali. Anche, e per me, soprattutto questo incoraggia l'antipolitica, il tornarsene mesti e disillusi,a casa,nel proprio privato. Serve ben altro per cambiare l'esistente e la strada è tutta in salita,ma invito Lucio e i tanti altri che hanno lasciato le organizzazioni comuniste a intraprenderla insieme. Ci sono riusciti dopo una lunghissima battaglia politica in Francia, perchè è impossibile farlo anche nel nostro politicamente triste paese ? Sarà una lunga e difficile esperienza, ma per me ,ne vale proprio la fatica.

Enrico Biso

1798