">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Commenti    (Visualizza la Mappa del sito )

Marx 1844

(5 Agosto 2009)

Compagni, ho letto il vostro documento e mi sono permesso di inviarvi questa riflessione. Anch'io credo che ci sia bisogno di un vero partito comunista e che la sua azione sia consapevole di quello che vuole raggiungere. Un saluto, armando
MARX 1844 – B.RUSSEL 1918

Perché per la sinistra è molto più difficile andare al potere che la destra?
Una domanda che riguarda non solo il piano elettorale, ma soprattutto quello rivoluzionario. È su questo aspetto che l'attenzione è rivolta per capire quali sono le difficoltà e ostacoli che impediscono il cambiamento della società da un punto di vista comunista. Come possiamo affrontare la questione. Gli attuali teorici del Marxismo non sembrano in grado di fornire sufficienti indicazioni politiche per poter capire e agire di conseguenza contro il Capitale. Allora, più che Lenin si deve fare ricorso al vecchio Marx. Infatti,
Marx nella sua opera “I Manoscritti economici filosofici del 1844”, fa due affermazioni importanti.
La prima afferma che: l'aumento del salario scatena sul lavoratore la brama di arricchimento propria del capitalista, che egli può soddisfare soltanto col sacrificio del suo corpo e del suo spirito.
La seconda afferma che: gli stati preservano lo Stato dalla massa inorganica, solo con la disorganizzazione di questa massa.....L'attuale società civile è il principio realizzato dell'individualismo.
Cose vecchie? Forse si! Ma mai applicate o almeno non sufficientemente.
Soffermiamoci sulla prima affermazione. Marx ha evidenziato che l'azione politica deve tener conto della natura del comportamento operaio, e cioè, la sua debole autocoscienza. Ciò fa giustizia e illumina, sulle tante analisi seguite sul poco ortodosso comportamento operaio dopo il periodo rivoluzionario del 68. ( Questo ci permette di capire inoltre perché non è possibile credere oggi alla crisi attuale. Ci si trova di fronte ad una eclatante mistificazione che tenta di spazzare via le ultime resistenze prima di passare alla fase della restaurazione politica del ciclo produttivo che passa attraverso il controllo del sociale). Quindi, se l'agire del lavoratore non è supportato da una convinta autocoscienza della sua forza lavoro, come alienata merce, egli continuerà sempre a mantenere un comportamento instabile, e quindi mutevole verso il lavoro politico e l'azione delle avanguardie. Da ciò deriva, una facilitazione dell'intervento del Capitale per stroncare qualsiasi forma di ostacolo. L'autocoscienza nel lavoratore, si presenta come elemento prioritario e portante di tutto l'operato politico delle avanguardie comuniste. Ma come ci si arriva se sostanzialmente pessimista è l'atteggiamento verso il risultato delle sue rivendicazioni. Nonostante ciò, sono sempre le lotte a rappresentare la prassi pedagogica di questo passaggio. Tuttavia esse non sono sufficienti per soddisfare la voglia di organizzazione che si richiede per riuscire a vincere lo strapotere dei padroni. Ancora una volta la costruzione dell'organizzazione è la condizione irrinunciabile per porsi come autocoscienza collettiva.
Ma per far questo, è necessario riprendere il filo rosso su alcune tematiche strategiche a partire da quella sulla Proprietà Privata. Causa sostanziale dell'esistenza della società Capitalista. Certo soffermarsi solo sulla Proprietà privata, potrebbe innescare un dibattito astratto e sterile. Tuttavia rimane una problematica tutora aperta, ma che sembra scomparsa dal dibattito da parte di molte avanguardie. Infatti, molti si perdono in fantasiose elucubrazioni più o meno articolate su questo fondamento del Capitalismo. Lo stesso Marx se ne era reso conto quando analizzava e denunciava il pensiero dei filosofi e dei teorici del socialismo di quel tempo. Per questo ha dovuto affermare che: “per sopprimere il pensiero della proprietà privata basta del tutto il comunismo pensato. Per sopprimere la reale proprietà privata ci vuole una reale azione comunista.”
Dopo aver posto la questione sull'abolizione della proprietà privata, che troveremo più avanti come obiettivo imprescindibile, è tempo di passare al secondo punto: il nodo dell'organizzazione politica. Come se ne esce allora, dal radicato individualismo politico presente anche nella classe operaia? Se si è capita la natura instabile e mutevole del lavoratore e, se questa è alimentata da una miriade di posizioni di sedicenti rivoluzionari, il processo dell'organizzazione politica oltre a non avere mai luogo assume la materialità della fatica di Sisifo. Non se ne esce tanto facilmente da questo stato di cose. È stato detto che le lotte sono la prassi pedagogica dell'autocoscienza e questa necessariamente dell'organizzazione. Se la proprietà privata rappresenta un primo spartiacque di qualsiasi organizzazione politica rivoluzionaria, allora il successivo passaggio obbligato non può che essere l'obiettivo del tempo di lavoro. Marx ricordava l'opera di un certo Schulz che affermava che occorrevano per quel periodo storico soltanto 5 ore di lavoro per soddisfare i bisogni della società. Vediamo:”Un popolo, affinché si formi spiritualmente libero, non può più restare nella schiavitù dei suoi bisogni corporali, non può esser più servo del corpo. Gli deve, dunque, restare innanzi tutto tempo per potere anche operare e godere spiritualmente. I progressi nell'organismo del lavoro gli procurano questo tempo. Con le nuove forze motrici e le macchine perfezionate, oggi un singolo operaio di cotonificio compie non di rado il lavoro di cento, e persino di 250-350 operai. Risultati simili in tutti i rami della produzione, ché le forze naturali esterne sono vieppiù costrette a partecipare al lavoro umano. Se prima era necessario, per il soddisfacimento di un quantum di bisogni materiali, un dispendio di tempo e di energia umana che si è ridotto alla metà, nello stesso tempo, senza perdita di benessere materiale, è stato di tanto allargato il campo dell'operare e fruire spirituale.... Ma sulla ripartizione del bottino, che noi riusciamo a strappare al vecchio Kronos nel suo stesso dominio, decide ancora il gioco dei dadi del caso cieco e ingiusto. Si è calcolato in Francia che allo stato attuale della produzione un tempo medio di lavoro di CINQUE ORE per ogni lavoratore basterebbe alla soddisfazione di tutti gli interessi materiali della società.... “
Ancor più chiara è l'altra ipotesi formulata da B. Russel nel libro “ Socialismo, Anarchismo e Sindacalismo. Così si esprime:” Venendo ora alla grande maggioranza di coloro che non sceglieranno l'ozio, penso che si possa dare per dimostrato che, con l'aiuto della scienza, e con l'eliminazione di quell'enorme quantità di lavoro improduttivo che oggi è assorbito dalla concorrenza interna e internazionale, tutta la comunità potrebbe esser mantenuta comodamente mediante quattro ore di lavoro al giorno.... La questione del numero delle ore di lavoro necessarie a produrre un benessere materiale diffuso è in parte tecnica è in parte un problema di organizzazione. Possiamo dare per dimostrato che non vi sarebbe più quel lavoro improduttivo che si spreca per gli armamenti, la difesa nazionale, la pubblicità, i beni di lusso dispendiosi per la gente molto ricca, o alcun'altra di quelle cose futili che dipendono dal nostro attuale sistema, fondato sulla concorrenza.”
Questo ieri. È oggi! Queste due citazioni sono sufficienti per rendersi conto dell'importanza del tempo di lavoro soprattutto in questo momento storico con l'enorme sviluppo della scienza e della tecnologia. Da questa visione oggettiva del tempo di lavoro nel processo produttivo, appare insopportabile l'esistenza del cosidetto precariato, da cui segue inevitabilmente la questione del salario. Viene spontaneo allora porsi giocoforza questo terzo punto fermo. Ma più che il salario, come compenso del lavoro svolto, esso va trasformato in salario sociale, incuneato all'interno della società. Che significa ciò! Il riconoscimento alla soddisfazione dei bisogni esistenziali lo si ottiene attraverso l' appropriazione di quello che l'operaio produce. Tutte le merci sono prodotte per soddisfare i bisogni della collettività. Scuola, casa, sanità, lusso, trasporti gratis, insomma, il mondo intero.
Questi, sono tre punti irrinunciabili all'interno del dibattito sul problema dell'organizzazione politica rivoluzionaria. Lo scontro teorico è aperto prima di passare alla prassi, tra i vari epigoni di chi pensa di avere la verità e la conoscenza rivoluzionaria. Esso dovrà avvenire senza esclusione di colpi, affinché possa emergere la vera avanguardia politica della classe operaia e proletaria, comunista e rivoluzionaria. Una cosa è certa, l'organizzazione delle masse passa necessariamente attraverso l'autocoscienza politica, operaia e proletaria, accompagnata dalle lotte che i tre obiettivi dovranno innescare. Essi sono: a) abolizione della proprietà privata; b) riduzione del tempo di lavoro; c) appropriazione della ricchezza sociale prodotta. Solo così si potrà arrivare ad un futuro in cui nella società si realizzi il dominio della libertà, della giustizia e della uguaglianza.

Luglio 2009

armando penzo

2745