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una nota della redazione

(26 Novembre 2009)

i commenti all'articolo di Pietro Ancona hanno contenuti al limite della decenza, ma li abbiamo voluti comunque pubblicare tutti, perché danno uno spaccato interessante del pensiero di una parte della borghesia del nord est.

Cominciamo dall'ultimo, che parla della proprietà è difende il concetto che essa sia "diritto naturale".
Tranquillizziamo il signor Luchi, al momento della proprietà della sua casa non gliene frega niente a nessuno.
Quello che mettono in discussione i comunisti è la proprietà dei mezzi di produzione, la proprietà delle fabbriche, delle industrie, dei macchinari.

Tutte proprietà che sono state rese possibili, che si sono create dal nulla, grazie al lavoro, alla fatica.
Lavoro e fatica che sono di molti operai salariati e di un solo imprenditore, ammesso e non concesso che questi lavori, perché ci sono anche proprietari che neppure lavorano.

Questo proprietà, cioè la proprietà dei mezzi di produzione, non è un "diritto naturale", ma è un furto sul salario nel senso che una parte del lavoro operaio non viene ripagato col salario, ma viene espropriato dall'imprenditore, dal padrone.
La classica obiezione a questo punto è: "ma io poi reinvesto, compro capannoni, compro macchinari..." si caro padroncino, ma la proprietà di questi capannoni, di questi macchinari rimane tua anche se essi sono pagati dal lavoro collettivo.

E adesso veniamo la resto dei commenti, quelli che difendono la concezione delle tasse come di un furto e dello stato come di un ladro.

I comunisti non difendono lo stato dei borghesi, ma questo non significa che applaudono a qualsiasi tentativo di destrutturazione dello stato, da qualsiasi parte provenga.

Capiamoci parlando di tasse. A che servono le tasse?

Per la stragrande maggioranza servono a costruire servizi utili all'industria e richiesti a gran voce dagli industriali in ogni possibile occasione.

Servono a costruire strade, autostrade, aeroporti, ferrovie per permettere alle materie prime e alle merci di circolare liberamente; acquedotti, oleodotti, reti metanifere per portare l'energia necessaria alla produzione; reti informatiche per connettere i sistemi economici; ma anche scuole per preparare la nuova forza lavoro, ospedali che la mantengono in buona salute... e un intero sistema sociale e politico che la deve tenere subordinata al governo del capitale!

Poi in una piccola parte servono anche a garantire servizi utili alla collettività nel suo insieme: un sistema sanitario universale, una istruzione libera e accessibile da tutti ecc.

Questa piccola parte è quello che difendono i comunisti, ma anche tutti i lavoratori salariati coscienti del proprio sfruttamento.
Perché è una parte che è stata strappata con le lotte e con il sangue ad un padronato che altrimenti avrebbe utilizzato la tassazione solo per soddisfare i loro bisogni e per arricchire le loro proprietà.

Ora che dicono i nostri padroncini? in estrema sintesi dicono che si sono stufati di pagare tasse per questa seconda parte e che le infrastrutture di cui hanno bisogno se le possono costruire da soli.

E perché una società così "disorganizzata" possa rimanere in piedi confidano sul paternalismo con cui conducono le loro imprese: "io lavoro come e più dei miei operai".... "io do lavoro"... "io pago per tutti"...

Sì ma paghi con il furto sul lavoro altrui! E il tuo paternalismo si regge solo sulla negazione di questo furto ripetuto e continuato.

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