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(19 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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Sugli ultimissimi avvenimenti egiziani

(28 Luglio 2013)

Cari compagni,

a complemento ed integrazione documentaria del testo che vi abbiamo appena inviato, vi facciamo avere la traduzione di due prese di posizione relative alla giornata di venerdì 26 luglio, nella quale il capo dell'esercito Al-Sisi, ministro-chiave del nuovo esecutivo, aveva chiesto al "popolo egiziano" di scendere in piazza per conferire all'esercito, di cui è il capo, il mandato a stroncare con ogni mezzo "il terrorismo", ovvero le manifestazioni di piazza dei sostenitori del deposto presidente Morsy.

I mass media che nello scorso anno nulla avevano "visto", e soprattutto detto, dell'enorme seguito di proteste e lotte operaie e popolari che ha scavato la fossa al governo dei FM, oggi ci rappresentano un Egitto diviso in due tra pro-Morsy e pro-esercito, con quest'ultimo che sta riconquistando, o addirittura avrebbe già riconquistato integralmente, a furor di popolo, il potere e l'autorità perduti. Contestiamo questa rappresentazione dello stato attuale delle cose, allo stesso modo con cui contestammo un anno fa l'idea diffusa da certi soloni conservatori, ma anche da alcuni spompati "strateghi rivoluzionari", che si stesse aprendo una nuova, interminabile era all'insegna del dominio dei Fm in Egitto e in tutto il mondo arabo.

La contestiamo per due ragioni fondamentali.

La prima è che essa presuppone che l'attuale governo possa in qualche modo venire incontro alle attese e rivendicazioni delle grandi masse lavoratrici impoverite che si sono sollevate contro Morsy e i FM, laddove invece le pretese del FMI, delle banche e delle imprese occidentali bramose di affondare le proprie grinfie sulle ricchezze egiziane e sul lavoro egiziano profittando del dissesto in cui è caduto il paese, si sono perfino inasprite e radicalizzate rispetto a due anni fa. La seconda è che questa rappresentazione dell'attuale situazione egiziana presuppone che l'intero gigantesco movimento che ha spazzato via Morsy sia ora allineato dietro i capi dell'esercito. Due minuscoli fattori vengono in questo modo rimossi: la profondità della crisi mondiale del capitalismo e l'ampiezza e l'energia della sollevazione degli sfruttati egiziani e arabi (occhio agli avvenimenti tunisini!). Rispetto a costoro ha un po' più di senso della realtà un F. Venturini che sul "Corriere della sera" di ieri all'indirizzo di Al-Sisi dice: ti illudi se credi di poter tornare all'Egitto di Mubarak! E giudica l'attuale situazione fortemente instabile, anche in prospettiva, perché l'economia internazionale non gioca certo nel senso della sua stabilizzazione: ovvero perché salvare l'Egitto dalla bancarotta avrebbe un costo insostenibile per il sistema finanziario internazionale, già strapieno di voragini che non riesce a colmare.

Tale in effetti è la situazione egiziana: altamente instabile e fluida. E' evidente che nel nuovo governo il ruolo-chiave è quello dei capi dell'esercito, ma è altrettanto evidente che l'"orgia assassina" di Al-Sisi e della polizia che con lui collabora non ne rafforzerà affatto l'autorità, e già costringe nauseanti figuri alla El Baradei, altri esponenti del Fronte di salvezza nazionale ed il più noto dei portavoce di Tamarrud a prenderne le distanze. Non ne rafforza l'autorità non solo negli strati sociali assai variegati ancora stretti intorno ai FM; ma anche in grandi settori della classe lavoratrice, che non vedono certo di buon occhio il precipizio verso la guerra intestina che Al-Sisi sembra avere scelto come via per imporre il pugno di ferro del capitale interno e internazionale tanto ai pro-Morsy quanto all'enorme movimento anti-Morsy, poiché da un tale precipizio non deriverebbe nulla di buono per i lavoratori. Fallita la stabilizzazione della situazione in Egitto attraverso i FM; fallita, almeno per il momento, la possibilità di un'intesa tra il vecchio potere dei "residui" di Mubarak e il nuovo potere dei FM; i generali (essi stessi uomini d'affari), i poteri economici che più contano in Egitto e nel mondo arabo (Arabia saudita&C.), e le cancellerie imperialiste, al di là delle ipocrite dichiarazioni di facciata, prendono in considerazione con crescente favore l'ipotesi di una deriva pilotata della grande Intifada egiziana verso la guerra civile. Lo spettro che costoro vogliono in tutti i modi allontanare è quello della continuazione e radicalizzazione in senso anti-capitalista di questo straordinario moto che tutte le potenze del capitale, in ciò coalizzate tra loro, intendono con ogni mezzo soffocare. Come che sia, la "primavera araba" deve finire in un terribile inverno che faccia rimpiangere il regime che fu, ogni embrione di processo rivoluzionario deve naufragare in tragedia.

I due testi che vi inviamo, una presa di posizione di Fatma Ramadan, influente esponente della Federazione dei sindacati indipendenti, e una dichiarazione dei Socialisti rivoluzionari egiziani, si esprimono entrambi, in modo inequivocabile, contro l'investitura popolare ad Al-Sisi e invitano i lavoratori a non accogliere l'appello a scendere in piazza lo scorso venerdì. L'invio di questi testi non significa, da parte nostra, una cauzione o una condivisione delle loro posizioni, impostazioni e scelte "tattiche" che altrove, per quel che riguarda i Socialisti rivoluzionari, abbiamo criticato. Serve però a fornire qualche elemento sulla dura battaglia politica in corso dentro il movimento che ha disarcionato Morsy, e su quanto sta realmente succedendo in Egitto. Le notizie sugli avvenimenti di venerdì sono ancora molto frammentarie e incomplete, ma appare certo che al-Sisi non ha ricevuto il super-plebiscito di cui si vanta, che - nonostante la loro ampiezza - le manifestazioni in risposta al suo appello non hanno in alcun modo eguagliato quelle del 30 giugno. E se ciò è stato, ed è un fatto evidentemente positivo, lo si deve a quelle forze, minoritarie oggi, che continuano a rifiutare l'alternativa tra capi dell'esercito e FM e che, con maggiore o minore coerenza, ma in ogni caso con grande coraggio, si battono contro entrambe queste espressioni delle classi sfruttatrici egiziane legate a triplo filo al capitale globale.

Senza sottovalutare in alcun modo le difficoltà che l'Intifada araba, ed egiziana anzitutto, si trova a fronteggiare; senza scambiare una fase appena iniziale di riapertura del processo rivoluzionario con la sua fase terminale; noi insistiamo nel sostenere che gli avvenimenti in Egitto mostrano anzitutto l'enorme potenziale di lotta delle masse lavoratrici egiziane, e che l'ulteriore avanzamento del processo rivoluzionario sarà possibile solo attraverso la loro mobilitazione e organizzazione politica indipendente. Ma tale organizzazione indipendente potrà finalmente materializzarsi solo se i lavoratori in Occidente romperanno l'isolamento dei nostri compagni e fratelli di classe egiziani ed arabi, e daranno una solidarietà incondizionata alla "loro" lotta, che più che mai dobbiamo sentire e "vivere" come nostra.



28 luglio 2013


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Egitto: "Non permettete che l'esercito vi imbrogli" - presa di posizione di una dirigente dei sindacati indipendenti - 26 luglio 2013

Dichiarazione di Fatma Ramadan, membro del Comitato Esecutivo della Federazione egiziana dei sindacati indipendenti

Il "mandato" ad Al-Sisi è un veleno mortale

Compagni, i lavoratori dell'Egitto stanno lottando per i loro diritti e per un Egitto migliore. I lavoratori dell'Egitto sognano libertà e giustizia sociale, sognano di avere un lavoro in un tempo in cui dei ladri chiamati imprenditori chiudono le fabbriche intascando miliardi. I lavoratori dell'Egitto sognano dei salari adeguati mentre sono sotto il dominio di governi che sono interessati solo a favorire gli investimenti a spese dei lavoratori e dei loro diritti, e anche delle loro vite. I lavoratori dell'Egitto sognano una vita migliore per i loro bambini. Sognano di avere delle medicine quando sono malati, ma non le trovano. Sognano di poter avere quattro mura entro cui trovare riparo.
Già da prima del 25 gennaio [2011] avete rivendicato i vostri diritti, e i vostri scioperi e le vostre dimostrazioni per questi stessi obiettivi sono continuate anche dopo il rovesciamento di Mubarak. Sia i Fratelli musulmani [FM] che l'esercito hanno negoziato a destra e a sinistra senza mai avere a mente le vostre rivendicazioni e i vostri diritti. Tutto ciò che essi hanno in mente è spegnere le scintille che voi avete acceso in tempi di oscurità, o almeno di fare in modo che esse brucino isolate le une dalle altre.
Che, forse, non è stato l'esercito a mettere fine con la forza ai vostri scioperi a Suez, al Cairo, a Fayyoum e ovunque in Egitto? Non è stato forse l'esercito ad arrestare molti di voi e a portarvi davanti ai tribunali militari solo per il fatto che avete messo in pratica il vostro diritto di organizzarvi, di scioperare e di manifestare pacificamente? Non hanno forse i militari operato con durezza per criminalizzare questo diritto attraverso leggi che mettano al bando per tutti gli egiziani l'organizzazione pacifica di proteste, scioperi e sit-in?
Dopo di loro sono arrivati Morsi e i FM, che hanno proceduto sulle orme di Mubarak con licenziamenti, arresti e interventi brutali per spezzare gli scioperi. E' stato Morsi a mandare i cani della polizia contro gli operai della Titan Cement ad Alessandria, agendo attraverso il ministero dell'interno e i suoi scagnozzi. E gli stessi poliziotti e ufficiali dell'esercito che vengono finora trasportati sulle spalle [dai manifestanti, in segno di esultanza] sono degli assassini, assassini di giovani e onesti egiziani. Sono l'arma del potere contro tutti noi - e tali sempre rimarranno finché le istituzioni non saranno ripulite.
I capi dei FM stanno pianificando quotidianamente crimini contro il popolo egiziano, causando l'uccisione di innocenti, mentre l'esercito e la polizia li fronteggiano con brutale violenza e con l'assassinio. Ma teniamo bene a mente le cose: quando è che l'esercito e la polizia intervengono? Essi intervengono molto tempo dopo che gli scontri sono cominciati e quando stanno per finire, dopo che già il sangue è scorso. Chiedetevi: perché non impediscono questi crimini compiuti dai FM contro il popolo egiziano intervenendo per prevenirli? Chiedetevi: nell'interesse di chi è la continuazione di questi scontri e lo spargimento di sangue? E' nell'interesse di entrambi, i capi dei FM e l'esercito. Come i poveri sono la carne da cannone nelle guerre tra stati, così i poveri dell'Egitto sono la benzina per i conflitti e la guerra interna. Non è stato forse ucciso a Mokattam il figlio innocente del facchino, così come è accaduto a Giza?
Oggi ci è stato chiesto di manifestare per autorizzare l'orgia assassina di Al-Sisi, e vediamo che tutte e tre le federazioni sindacali sono d'accordo: la governativa ETUF, l'EDLC e l'EFITU (la Federazione egiziana dei sindacati indipendenti), del cui esecutivo io faccio parte. Ho discusso con i membri del comitato esecutivo dell'EFITU per convincerli a non chiamare i membri del sindacato e il popolo egiziano a scendere nelle piazze venerdì, confermando in questo modo che l'esercito, la polizia e il popolo sono mano nella mano com'è affermato nell'appello [di Al-Sisi]. Sono stata messa in minoranza, con quattro voti oltre il mio contro nove, e così accade che tutti e tre i sindacati hanno chiamato i lavoratori ad unirsi alle manifestazioni con il pretesto della lotta al terrorismo.
Siamo così di fronte ad un salto dalla padella nella brace. I FM hanno compiuto crimini e debbono renderne conto ed essere perseguiti per essi, così come gli ufficiali della polizia e dell'esercito e gli uomini del regime di Mubarak debbono rendere conto ed essere perseguiti per i loro crimini. Non fatevi prendere in giro accettando la sostituzione di una dittatura religiosa con una dittatura militare.
Lavoratori dell'Egitto, siate consapevoli, le vostre domande sono chiarissime. Voi volete il lavoro per voi stessi e per i vostri figli, voi volete salari adeguati, leggi che proteggano i vostri diritti contro le leggi che gli uomini d'affari di Mubarak hanno varato a protezione dei loro interessi e contro i vostri diritti. Voi volete uno stato che abbia un reale piano di sviluppo economico, che apra nuove fabbriche per impiegare una forza di lavoro che sta crescendo. Voi volete la libertà, tutte le libertà, la libertà di organizzarvi, la libertà di scioperare. Voi volete un paese in cui si possa vivere da cittadini liberi senza torture e assassinii. Voi dovete avere chiaro che cosa si frappone tra voi e queste rivendicazioni. Non fatevi ingannare, non permettete che vi trascinino in battaglie che non sono le vostre. Non prestate ascolto a quelli che vi chiedono oggi e vi chiederanno domani, con il pretesto della lotta al terrorismo, di fermare la vostra mobilitazione per le vostre rivendicazioni e i vostri diritti.
Fatma Ramadan

Membro dell'Ufficio esecutivo della Federazione egiziana dei sindacati indipendenti

venerdì 26 luglio 2013

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Dichiarazione dei Socialisti Rivoluzionari dell’Egitto: Non in nostro nome! I Fratelli Musulmani sono stati rovesciati per far avanzare la rivoluzione, non per sostenere il regime.

Qualunque siano i crimini commessi dai Fratelli Musulmani contro il popolo e contro i copti in difesa del proprio potere in nome della religione, non diamo la nostra autorità al capo dell'esercito Al-Sisi. Venerdì non andremo in piazza offrendogli un assegno in bianco per commettere massacri.

Se Al-Sisi ha i mezzi giuridici per fare quello che vuole, perché chiama la gente per le strade? Quello che vuole è un referendum popolare sulla sua assunzione al ruolo di Cesare, e la legge non lo scoraggerà.

Sì, quando era al potere, la Fratellanza ha causato sofferenze per le masse, e oggi vediamo il ritorno di atti terroristici nel Sinai, ad Al-Arish, e attacchi contro le popolazioni di Maniyal e al-Nahda.

Ma l'esercito non ha bisogno di alcun "permesso" per affrontare atti terroristici, ha i mezzi legali per fare questo e altro. L’esercito vuole di più, vuole una mobilitazione popolare dietro di sé per aumentare la coesione dello Stato e della classe dirigente intorno alla sua leadership.

L’esercito vuole cancellare quella che è stata, finora, una tra le caratteristiche più importanti della rivoluzione: la coscienza delle masse del ruolo repressivo dell'apparato statale e della sua profonda ostilità nei loro confronti. Vuole rendere vera la menzogna che “l'esercito, la polizia e il popolo sono una cosa sola.” L'esercito vuole che la gente lo segua in strada, appena un anno dopo da quando le masse gridavano “abbasso il governo militare”.

Vogliono finalmente ripristinare la “stabilità” – ossia il ritorno dell'ordine, il ritorno del regime. Vogliono mettere fine alla rivoluzione, e useranno la Fratellanza per farlo. La Fratellanza in un solo anno di governo si è alienata tutti: il vecchio stato, il suo esercito e la polizia; la classe dirigente; la classe operaia e i poveri; i copti, i rivoluzionari e i partiti politici. La caduta dei Fratelli Musulmani era inevitabile, e la gente festeggiava la caduta di Morsi ancor prima di andare in piazza il 30 giugno.

L'establishment militare, che si era alleato con gli islamisti nei due anni precedenti, ha deciso di rompere questa alleanza dopo che gli islamisti non sono riusciti a contenere la mobilitazione sociale e la crescente rabbia nelle strade. Così ha colto l'occasione per sbarazzarsi di Morsi, interrompere lo sviluppo di un movimento rivoluzionario e impedirne la radicalizzazione.

Vogliono indirizzare questo movimento in una direzione “sicura”, sbarazzandosi dei Fratelli Musulmani per ristabilire il vecchio ordine. Questa strategia ha visto i compari del vecchio regime, la polizia e l'esercito, scagionati nei tribunali, mentre i loro crimini sono stati aggiunti ai capi di accusa contro i Fratelli Musulmani.

In aggiunta, reclamano la responsabilità della rivoluzione del 25 gennaio. Noi non vogliamo trovare Morsi al processo per l'omicidio dei martiri di Port Said, e altri. È la polizia di Mubarak/Morsi a essere responsabile. La cosa più importante è aprire la porta che era stata chiusa con l'accordo di Morsi: giustizia per i martiri.

I crimini che Morsi ha commesso, li ha commessi insieme con l'esercito, la polizia e lo stato di Mubarak. Devono essere processati tutti insieme. Dare al vecchio stato e alle sue istituzioni repressive carta bianca contro i loro complici di ieri significa dargli mano libera nel reprimere ogni opposizione domani.

Reprimeranno tutti i movimenti di protesta, gli scioperi dei lavoratori, i sit-in e le manifestazioni. Non possiamo dimenticare che i crimini commessi dai Fratelli Musulmani in tutto il paese hanno avuto luogo sotto il naso della polizia e dell'esercito senza il loro benché minimo intervento a protezione dei manifestanti e delle persone.

La mobilitazione delle masse venerdì è nociva per la rivoluzione, qualunque cosa ne possano pensare i partecipanti alle proteste.

Dare all'esercito il mandato popolare per stroncare la Fratellanza Musulmana porterà inevitabilmente al consolidamento del regime che la rivoluzione è sorta per rovesciare. Dobbiamo usare la caduta della Fratellanza per portare avanti la rivoluzione, non per sostenere il regime.

Dobbiamo affrontare la Fratellanza a livello popolare e politico, rispondendo ai loro atti di violenza con la massima fermezza.

Dobbiamo costruire comitati popolari per difenderci dagli attacchi della Fratellanza e per proteggere la nostra rivoluzione che non si fermerà prima di rovesciare il regime, e prima di ottenere pane, libertà e giustizia sociale, e la punizione di tutti gli assassini dei martiri.



Questa è una traduzione dall’inglese di un comunicato dei Revolutionary Socialists, tradotto e pubblicato su: http://socialistworker.co.uk e apparso in arabo su http://revsoc.me/statement/sqt-lkhwn-ltmyq-lthwr-l-ltdym-lnzm-ln-nfwwd

La redazione de "Il cuneo rosso"

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