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(15 Giugno 2011) Enzo Apicella

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UN PUNTO DI AGGIORNAMENTO NELL’ANALISI DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO

(13 Dicembre 2014)

La vicenda di “Mafia Capitale” ha aperto una nuova fase nel complesso del sistema politico italiano.
Una fase che riguarda soprattutto il governo Renzi al quale, secondo alcuni autorevoli commentatori, si sta aprendo una formidabile opportunità.
Le cose stanno davvero così, se si ragiona sugli effetti immediati di questa storia (che è molto diversa, nella sostanza, da Tangentopoli e da altre storie analoghe succedutesi senza tregua nel corso degli ultimi decenni): il primo dato, infatti, riguarda l’ulteriore dato di distacco tra i cittadini e la sfera politica che si sta traducendo in un incremento nella disaffezione elettorale, fenomeno del resto già ampiamente in crescita da tempo.
Per un governo sorto esclusivamente da una “manovra di palazzo” sulla base di un’idea totalizzante della governabilità il fenomeno della disaffezione è molto positivo, almeno fino a quando il sistema può reggere sui due pilastri di una legge elettorale “ad hoc” che si sta costruendo e sul progressivo utilizzo della repressione nei confronti di tutte le insorgenze sociali che si presentano in una dimensione “fuori le righe”.
Non esistendo un’opposizione politica, il governo ormai “dominus” assoluto dell’iniziativa parlamentare, può procedere brandendo la spada del taglio della testa dei presunti reprobi facendo finta di modificare il codice penale dal punto di vista delle pene, ma in realtà mantenendo intatto il sistema limitandosi a eliminare presunte “mele marce” e rafforzando la propria centralità anche sotto il pericolosissimo aspetto dell’esercizio personalistico del potere.
Una situazione che abbiamo già visto in regimi autoritari: quasi una versione classica del meccanismo di progressivo accentramento nella detenzione del potere.
E’ questo il discrimine di sistema che dovrebbe essere analizzato da chi pensa di dover portare avanti l’opposizione politica e sociale.
Non serve afferrare questa o quell’altra questione, pur importante, per farne di oggetto di agitazione: è necessario vedere il complesso dello stato di cose in atto che deve essere riassunto in una supremazia complessiva della questione democratica e come tale è necessario sia intesa dai soggetti politici della sinistra.
Non esistono, in questo momento, formule politiche di salvaguardia per un’ipotetica fase di transizione: il ventennio precedente, caratterizzato dalla modifica del sistema elettorale (il sistema elettorale è il cardine dell’intero sistema politico) e dall’alternarsi al governo di tutte le formule possibili dal centrodestra al centrosinistra, al governo dei tecnici fino alle “larghe intese” ha prodotto un corrompimento del tessuto morale e, insieme, la crescita di una concezione autoritaria nel possesso del potere politico che questo Governo sta incarnando perfettamente.
Abbiamo di fronte una sola prospettiva, quella di organizzare l’opposizione: è questo il compito urgente della sinistra, dei comunisti, di chi mantiene una concezione della politica in senso democratico, egualitario, costituzionale.
Opposizione che, va ripetuto, in questo momento non esiste.

Franco Astengo

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