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(23 Ottobre 2008)

SOLLECITATA IMMEDIATA EPURAZIONE DEL CORPO DIPLOMATICO COLOMBIANO

La "Audencia Internacional por la Verdad", riunita a Parigi all'inizio di ottobre, dopo aver esaminato i casi degli esiliati e rifugiati politici colombiani, ha sollecitato la destituzione immediata di cinque alti funzionari diplomatici di Bogotà. I testimoni hanno segnalato, alla presenza del delegato della Defensoria del Pueblo Alonso Ojeda Awad, che la permanenza di questi personaggi, presumibilmente legati ai gruppi paramilitari o coinvolti in gravi violazioni di diritti umani, costituisce un forte rischio per la loro incolumità fisica. Si tratta di: Sabas Pretelt de la Vega ambasciatore in Italia, Luis Camilo Osorio ambasciatore in Messico (ed ex diplomatico in Italia), Ignacio Guzmán, console a Miami, Milene Andrade, funzionaria consolare a New York, Carlos Alberto Frasica, aggregato militare in Cile.

I membri della commissione Tematica, formata da 27 persone tra cui il premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel, si rivolgeranno ai rispettivi governi per sollecitare che vengano applicate le raccomandazioni formulate. Si è anche evidenziato che, di fronte all'impunità in Colombia di questi funzionari, questi casi possono, e devono, essere portati davanti alla Corte Penale Internazionale. La diplomazia paramilitare è la facciata internazionale di un governo narcotrafficante e mafioso, che continua, impunemente, a mietere migliaia di vittime attraverso la strategia del terrorismo di Stato.

Fino a quando i "governi democratici" saranno disposti a tollerare tutto ciò?

AUMENTANO LE ESECUZIONI EXTRA-GIUDIZIALI

Secondo dati rivelati da un fascicolo dell'Unità dei Diritti Umani della Magistratura colombiana, le esecuzioni extra-giudiziali hanno visto un aumento esponenziale negli ultimi sei anni. Se nel 2002 i casi registrati erano sette, nel 2007 ne sono stati registrati 245.

Sotto accusa, ancora una volta, sono l'Esercito, la Polizia e il DAS (polizia politica).

Questi dati, tenendo presente che provengono da fonti governative, evidenziano come, dall'insediamento dell'attuale presidente Álvaro Uribe Vélez, la politica della cosiddetta "sicurezza democratica", abbia sostanzialmente come obiettivo lo sterminio sistematico dell'opposizione politica e sociale del Paese. Dietro i "falsi positivi", cioè quei crimini commessi a sangue freddo e fatti passare per "morti in combattimento", si nasconde la strategia di una guerra a bassa intensità dichiarata ad un popolo che continua la sua lotta per una vera Pace con Giustizia Sociale.

PARAMILITARE ACCUSA URIBE PER COMPLICITA' IN UN MASSACRO

Francisco Villalba, il paramilitare che da 11 anni sconta una condanna per un massacro (quello di "El Aro") dove vennero trucidate 15 persone, muove una pesante accusa al presidente Uribe. Villalba, alias 'Cristian Barreto', asserisce di poter provare la complicità del presidente, che ricopriva allora la carica di Governatore della Regione di Antioquia, attraverso un video che presto renderà pubblico. Prima del massacro, Uribe ha tenuto una riunione dove erano presenti: suo fratello Santiago Uribe, Salvatore Mancuso, Carlos Castaño e alcuni latifondisti. Durante l'incontro, Villalba sostiene di essere stato decorato da Uribe in persona.

Non stupisce quanto raccontato da questo macellaio "paras" al canale "Noticias Uno", riguardo ai vincoli degli alti comandi delle squadracce della morte con l'establishment colombiano. Uribe, che proprio quando era Governatore di Antioquia creò le CONVIVIR (in apparenza compagnie private di sicurezza, di fatto gruppi paramilitari), dopo le promesse fatte ai suoi compari delle AUC durante il processo farsa di smobilitazione, sta estradando negli USA tutti i capi "paracos" che vuotano il sacco. Quando tempo passerà ancora prima che, finalmente, toccherà a lui rispondere ad un Tribunale Internazionale per paramilitarismo e narcotraffico?

ENRIQUE SANTOS CALDERON SARA' IL NUOVO PRESIDENTE DELLA SIP

Il condirettore del quotidiano colombiano "El Tiempo", Enrique Santos Calderón, assumerà la presidenza della Società Interamericana di Stampa (SIP). L'assemblea si è tenuta a Madrid alla presenza del re Juan Carlos e del presidente del governo spagnolo Zapatero.

L'esclusivo vertice ha visto nel suo programma varie escursioni in siti tipici spagnoli, cene di lusso ed intrattenimenti folkloristici.

La quota di partecipazione, che era di ben 1.600 dollari, ha escluso di fatto quei giornalisti latinoamericani non legati ai gruppi editoriali delle oligarchie. Occorre ricordare ancora una volta che la poderosa famiglia Santos, cui appartengono il vice presidente Francisco ed il Ministro della Difesa Juan Manuel, è la proprietaria del periodico di Bogotà, nonché monopolizzatrice di altre decine di mezzi di comunicazione. Enrique Santos ha subito approfittato dell'occasione per manifestare la sua "preoccupazione" per la libertà di stampa in Venezuela, Ecuador, Bolivia, Nicaragua ed Honduras.

L'oligarca si è "dimenticato" di dire che negli ultimi 13 anni, in Colombia, sono stati 125 i giornalisti assassinati dal terrorismo di Stato e che solo in 12 casi si è giunti ad una condanna; contro gli esecutori ma mai contro i veri mandanti. La SIP non è altro che uno strumento delle classi dominanti, e la nomina di questo Goebbels in versione colombiana ne è la dimostrazione.

PARAPOLITICA: A GIUDIZIO EX PRESIDENTE DEL PARTITO CONSERVATORE

L'ex senatore ed ex presidente del partito Conservatore, Ciro Ramírez, è stato chiamato a giudizio dalla magistratura inquirente sulla base dell'accusa di associazione a delinquere con finalità di narcotraffico e promozione di gruppi illegali.

L'inchiesta della Corte Suprema di Giustizia contro il senatore, che proviene dal dipartimento centro-orientale di Boyacà, è iniziata nel 2007 dopo le rivelazioni del periodico "Semana" di una conversazione telefonica fra l'ex senatore e due narcotrafficanti.

In una registrazione si sente Ramìrez ringraziare il narcotrafficante e paramilitare latitante Henry de Jesús Londoño, alias 'Mi Sangre', uomo di 'Don Berna', per una "commissione"; inoltre i due si accordano per un "bicchierino di rosso". In un'altra registrazione invita a casa sua Gilberto Saavedra, che chiama "patròn" e che è un altro narcotrafficante, vicino ai gemelli Mejía Múnera. Attualmente è detenuto nel carcere "La Picota", a Bogotà.

Sorprendente l'evoluzione elettorale dell'ex congressista: alle elezioni del Congresso del 1994 non ha ottenuto voti; nel '98 ne ha ricevuti 160, nel 2002 è sceso a 104, contro i 7.160 del 2006.

Secondo politici della zona, questo incremento è dovuto al fatto che gli amici del controverso sindaco di Cùcuta, Ramiro Suárez (anch'egli sotto inchiesta per i suoi legami con le AUC, come testimoniato, fra gli altri, da Salvatore Mancuso) hanno dato ordine di votare per Ramìrez, perché Suàrez gli doveva alcuni favori politici.

Al solito, le improvvise fortune elettorali dei congressisti inquisiti sono legate a doppio filo con i gruppi di narcotrafficanti e paramilitari; anche per questo, il sistema politico e la rappresentanza parlamentare sono totalmente screditati, e dimostrano il carattere assolutamente formale della "democrazia" colombiana.

PARAMILITARE CONFESSA CRIMINI COMMESSI IN VENEZUELA

Jorge Ivan La verde Zapata, alias "El Iguano" ha ammesso che le AUC hanno partecipato ad alcuni omicidi commessi in territorio venezuelano fra il 2000 ed il 2004. Secondo "El Iguano" ai cadaveri non è stata data sepoltura, e la rimozione dei corpi è stata effettuata dalle autorità competenti. Il paramilitare si è attribuito anche l'assassinio di altri 18 cittadini venezuelani, che sono stati gettati nel fiume Zulia ai confini del municipio di Puerto Santander.

Il paramilitare "smobilitato" ha inoltre riferito che nel 2001 sono stati costruiti alcuni forni crematori con l'obiettivo di far sparire 98 cadaveri di persone assassinate a Cùcuta e in alcuni municipi limitrofi, chiarendo che questa pratica si era resa necessaria perché le autorità iniziavano a scoprire le fosse comuni.

Il paramilitare ha anche confessato di aver partecipato agli omicidi dei due magistrati inquirenti María del Rosario Silva e Carlos Pinto, assassinati nei mesi di luglio e novembre del 2001 sempre a Cùcuta, con la complicità di un tenente ed un sottoufficiale della Polizia Nazionale, nonché dell'ex direttore della sezione del Das di Cùcuta, Jorge Enrique Dìaz.

Il fatto che questi crimini siano stati compiuti in territorio venezuelano e siano rimasti così a lungo impuniti, mostra l'alto grado di relazioni e complicità fra l'opposizione golpista in Venezuela ed i gruppi narco-paramilitari colombiani, in funzione della convergenza degli interessi economici, quali la difesa dei privilegi dei latifondisti e l'azione antisindacale e antipopolare, e quelli politici, come l'opposizione ai governi progressisti nella macroregione e la subordinazione a Washington.

FORZA AEREA COLOMBIANA APPOGGIO' GRUPPI PARAMILITARI IN COMBATTIMENTO

La Forza Aerea Colombiana (FAC) ha appoggiato gruppi paramilitari in combattimenti contro la guerriglia. È quanto dichiarato dall' "ex" paracos Miguel Angel Mejía (alias 'El Mellizo'), che rivela: "in un momento in cui la pressione delle FARC su di noi era molto intensa, il comandante alias "Martin" sollecitò l'appoggio di unità aeree dell'esercito. Circa trenta minuti dopo, due aerei K-Fir della FAC bombardarono il luogo del combattimento; subito dopo arrivarono elicotteri da guerra che mitragliarono la zona precedentemente colpita". Il caso più eclatante è avvenuto nel "Nudo del Paramillo", quando un elicottero dell'esercito trasse in salvo il capo delle AUC Carlos Castaño, salvandolo da morte certa, dopo che unità dell'insorgenza avevano attaccato l'accampamento paramilitare.

La collusione delle forze armate con i narco-paramilitari è risaputa, da anni vengono denunciati i vincoli della Forza Pubblica con gli squadroni della morte. Poiché le promesse fatte ai leader "paras" non sono state mantenute, sono loro stessi ad incriminare gli ex compari di massacri, torture, assassini e sparizioni forzate, in vista di possibili estradizioni negli USA. Mentre questa forma di terrorismo di Stato continua a mietere migliaia di vittime, Uribe viene ancora riconosciuto a livello internazionale come il Presidente di una "nazione democratica". Fino a quando?

CONTINUA LA MOBILITAZIONE NAZIONALE DEGLI INDIGENI

La Mobilitazione Nazionale di Resistenza Indigena e Popolare per rivendicare i propri diritti territoriali e agrari, per la difesa delle risorse naturali, culturali e per l'affermazione della propria autodeterminazione, prosegue nonostante le aggressioni e le sparizioni forzate da parte dell'Esercito ufficiale. La situazione è critica nella Regione del Cauca, dove i corpi antisommossa dell'ESMAD, hanno ferito decine di indigeni, vari colpiti da proiettili, mentre tre risultano "desaparecidos". Nella regione della Guajira, oltre 700 indigeni appartenenti alle tribù Wayuú e Wiwas, insieme ad organizzazioni sindacali e sociali, hanno bloccato importanti vie di comunicazione.

In Colombia le etnie indigene sono 102 e rappresentano una fondamentale risorsa culturale per il Paese. Dall'insediamento di Uribe, sono 1.253 gli indigeni assassinati, mentre oltre 53.000 risultano sfollati dai propri territori. Come per i contadini lo sfollamento dei popoli originari colombiani avviene per impadronirsi delle terre coltivabili, delle ingenti risorse naturali e per imporre quei mega progetti che arricchiscono sempre più l'oligarchia e le grandi compagnie multinazionali. Alle giuste rivendicazioni sociali, politiche e culturali, lo Stato colombiano risponde sempre allo stesso modo: con la guerra!

ESPULSI ALTRI CITTADINI STRANIERI DAL GOVERNO COLOMBIANO

Il 13 ottobre i cittadini francesi Julien Dubois e Joris Prot sono stati arrestati dal Dipartimento Amministrativo di Sicurezza (DAS) mentre lavoravano - col giornalista Damien Fellous - ad un'inchiesta sulle condizioni dei lavoratori dell' industria della canna da zucchero, in agitazione da diversi mesi.

Dopo 24 ore di detenzione, nelle quali è stata impedita loro ogni comunicazione con l'esterno, i francesi sono stati espulsi dal paese, senza aver potuto contattare un avvocato o il console e senza che sia stata formulata contro di loro una denuncia formale. Secondo un portavoce del DAS, il procedimento nei loro confronti è motivato dall'essere entrati nel paese come turisti ed aver poi svolto attività politica. In realtà la legge colombiana autorizza il DAS ad espellere un cittadino straniero solo quando questi metta a rischio "la sicurezza nazionale, l'ordine pubblico, la salute pubblica, la tranquillità sociale, la sicurezza pubblica".

Questo caso, e l'espulsione poche settimane prima della cittadina tedesca Christina Friederike Müller (che era stata invitata per rilevare le violazioni dei diritti umani in diverse regioni del paese) mostrano chiaramente l'intenzione del governo di impedire a giornalisti stranieri di verificare le gravi e continue violazioni commesse in Colombia.

ORGANIZZAZIONE INDIGENA ACCUSA URIBE DI REALIZZARE UN OPERATIVO DI REPRESSIONE

Feliciano Valencia, coordinatore dell'Associazione dei Consigli Indigeni del Nord del Cauca, una delle organizzazioni che hanno dato impulso ai blocchi stradali e alle altre mobilitazioni iniziate la prima settimana di ottobre, ha dichiarato che in Colombia, col pretesto di combattere la guerriglia, si sta abilitando un operativo dello Stato per reprimere ogni manifestazione di dissenso sociale.

"In Colombia esiste un regime del terrore, in cui chiunque contraddica il governo viene assassinato. Qui si applica il motto: chi non è con me è contro di me".

Le associazioni indigene protestano contro la firma del trattato di libero commercio fra Colombia e Usa (TLC), contro la politica repressiva del governo, e contro le leggi che permettono di consegnare terra, acqua ed altre risorse naturali alle multinazionali straniere.

Le notizie dei diversi rappresentanti sociali confermano questo inquietante dato: l'opposizione sociale in Colombia subisce la persecuzione giudiziaria, e i rappresentanti di questa opposizione rischiano costantemente la propria vita. Possibile che la cosiddetta "comunità internazionale" continui ad ignorare la gravità della situazione colombiana?

GIURISTI EUROPEI DENUNCIANO URIBE PER GLI OMICIDI DEI DIRIGENTI INDIGENI

L'associazione Italiana dei Giuristi Democratici, l'Associazione Europea dei Giuristi per la Democrazia e i Diritti Umani nel mondo e l'Associazione Internazionale di Giuristi Democratici esprime una ferma protesta contro l'assassinio di diversi dirigenti indigeni in Colombia, e contro la brutale repressione delle manifestazioni anti ALCA e in difesa delle terre ancestrali.

Da agosto ad oggi sono stati uccisi 11 membri del movimento indigeno precedentemente minacciati dai gruppi paramilitari; in un solo giorno si sono registrati 70 feriti gravi per la repressione dei reparti antisommossa della polizia (ESMAD).

Significative le dichiarazioni del comandante responsabile del contingente militare, generale Páez Varón, che ha affermato di aver ricevuto l'ordine di compiere un massacro.

I Giuristi Democratici concludono che questi crimini saranno denunciati alla Corte Penale Internazionale, mettendo in evidenza le responsabilità dirette del presidente Uribe e del governatore del dipartimento del Cauca, Gonzàlez Mosquera, e affermano di essere disposti a partecipare ad una commissione di indagine sopra questi gravissimi fatti.

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