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(13 Settembre 2008)

DIRETTORE DELLA MAGISTRATURA DI ANTIOQUIA COMPROMESSO CON LA MAFIA NARCOTRAFFICANTE

Ad accusare il direttore della magistratura della regione di Antioquia, Guillermo León Valencia Cossio, di essere colluso con la mafia narcotrafficante, sono alcune intercettazioni telefoniche con Daniel Rendón Herrera, "Don Mario", boss della rete di narcoparamilitari dediti all'invio di droga negli Stati Uniti ed in Europa.

L'imputato è il fratello dell'attuale Ministro dell'Interno e della Giustizia, Fabio León Valencia Cossio, che in passato ha ricoperto anche la carica di ambasciatore colombiano in Italia.

Mentre continuano le persecuzioni giudiziarie per tutti quei dirigenti popolari che si battono per una vera giustizia sociale, la lista di magistrati implicati con il paramilitarismo continua ad allungarsi. Insabbiando quei processi che vedono coinvolti politicanti, carnefici, mafiosi, narcotrafficanti e paracos, contribuiscono all'impunità che regna sovrana in Colombia, evidenziando ancora una volta la putrida facciata di un regime fascista illegittimo ed illegale.

PARAMILITARE AMMETTE L'ASSASSINIO DI OLTRE 3000 PERSONE

L'ex capo paramilitare colombiano Herbert Veloza, ha ammesso di essere il responsabile, insieme ai suoi due gruppi armati, del massacro di oltre 3000 persone. "HH", come è più conosciuto il carnefice delle AUC (Autodefensas Unidas de Colombia) , confessa che ha sempre operato nelle zone di Córdoba e Urabá con la complicità delle autorità locali e di alti ufficiali dell'esercito. Le vittime venivano uccise dopo essere state segnalate come simpatizzanti della guerriglia e infine decapitate per infondere terrore nella popolazione locale.

Apparato strategico statale, il paramilitarismo rappresenta la "sesta divisione" dell'esercito colombiano. E' lo strumento della classe dominante per mantenere il controllo politico e sociale sulle masse, che garantisce a questa oligarchia mafiosa il mantenimento delle conquiste economiche frutto del saccheggio, dello sfollamento e dei massacri.

ASSASSINATO UN ALTRO DIRIGENTE SINDACALE

Il dirigente Alexander Blanco Rodríguez, appartenete all'Unione Sindacale Operaia (USO) che opera nel settore petrolifero, è stato assassinato alla fine del suo turno di lavoro da alcuni sicari che lo hanno freddato davanti agli occhi dei suoi compagni di lavoro. Alexander Blanco era anche membro attivo di organizzazioni sociali del municipio di Cantagallo, regione di Bolívar. La USO e la Centrale Unitaria dei Lavoratori (CUT), hanno ripetutamente denunciato la vulnerabilità in cui sono costretti ad operare i propri sindacalisti, da quando la contrattazione di "smobilitati" dei gruppi paramilitari nell'industria petrolifera è diventata un politica di Stato.

Con questo ennesimo crimine, salgono a 41 i sindacalisti trucidati dall'inizio dell'anno da parte del paramilitarismo di Stato, con un aumento del 50% di esecuzioni di dirigenti rispetto al 2007. Solo durante il mandato dell'attuale presidente Álvaro Uribe, sono stati sterminati oltre 560 sindacalisti nel paese e, nel 97% dei casi, nella più totale impunità. La Colombia continua ad essere il paese più pericoloso al mondo per esercitare l'attività sindacale; triste primato che mantiene da 6 anni.

INDAGATI DUE SEGRETARI DI URIBE CHE HANNO RICEVUTO UN PARAMILITARE ALLA CASA DE NARIÑO

La Procura Generale della Colombia ha aperto un'inchiesta su Edmundo del Castillo e César Mauricio Velásquez, rispettivamente segretario giuridico e segretario per l'informazione e la stampa del presidente Alvaro Uribe. Entrambi i funzionari si erano riuniti lo scorso aprile con l'ex paramilitare Antonio Lòpez, conosciuto col soprannome di "Job", ucciso poche settimane fa nella città di Medellìn, e con Diego Álvarez, avvocato di Diego Fernando Murillo ("Don Berna").

Il presidente del Consiglio Superiore di Giustizia, Francisco Ricaurte, sulla base di una notizia pubblicata il 24 agosto dalla rivista "Semana", aveva chiesto alla Procura di aprire un'inchiesta sui due dipendenti di Uribe.

Questa indagine dimostra una volta di più l'inestricabilità dei legami fra i gruppi paramilitari ed il presidente Uribe, e non fa che confermare quanto associazioni e movimenti in Colombia e nel mondo denuciano da anni, e cioè che i paramilitari, ben lontani dalla smilitarizzazione concordata col presidente, imperversano con le loro malefatte in tutto il paese e vengono addirittura ricevuti nel palazzo presidenziale.

LA GIUSTIZIA DANESE RIFIUTA PROVE PRESENTATE DALLO STATO COLOMBIANO

L'Alto Tribunale di Copenhagen ha respinto l'uso di qualsiasi materiale proveniente dal sistema giudiziario colombiano. La trascendentale decisione è stata presa durante il processo che vede coinvolta l'impresa produttrice di magliette "Fighters & Lovers", la quale ha donato una parte degli utili alle FARC-EP e al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, entrambe iscritte nella lista delle organizzazioni terroriste dell'UE. Il tribunale è arrivato alla conclusione che la tortura e la violenza sono parte integrale del sistema legale colombiano, per tanto nessun documento potrà essere presentato senza che si violi la legge danese e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura.

Lo scorso dicembre i sette accusati vennero assolti in prima istanza poiché, la magistratura danese arrivò alla conclusione che le FARC-EP e il FPLP non potevano considerarsi due organizzazioni terroriste. Riconoscere che lo Stato colombiano tortura e assassina sistematicamente gli oppositori politici e ottiene confessioni attraverso violenze sessuali, torture elettriche e violenze estreme, evidenzia il carattere illegittimo ed illegale di un regime che ha fatto del paramilitarismo e del narcotraffico i pilastri su cui si regge.

ARRESTATO ÁLVARO ARAÚJO NOGUERA, ACCUSATO DI SEQUESTRO DI PERSONA E PARAMILITARISMO

Il quattro settembre la Guardia Nazionale venezuelana ha arrestato a Maracaibo, nello stato di Zulia, Álvaro Araújo Noguera, padre dell'ex ministra degli esteri María Consuelo e dell'ex senatore Álvaro Araújo, attualmente detenuto a Bogotà per vincoli con la parapolitica, nonché storico alleato del presidente Álvaro Uribe Vélez. E' accusato di aver partecipato al sequestro di Víctor Ochoa Daza, fratello dell'ex sindaco di Valledupar, città del nordest del paese, e di averne negoziato la liberazione come emissario di "Jorge 40", il sanguinario capo paramilitare che comandava il blocco Nord delle AUC. Noguera, ricercato da un anno, appartiene all'influente famiglia che domina la politica a Valledupar e nel dipartimento del Cesar, dove Uribe ha ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni presidenziali.

Lo stato di Zulia, il più ricco del Venezuela, con ambizioni secessioniste - patrocinate dagli Stati Uniti in accordo con le oligarchie locali - zona di frontiera con la Colombia, è da tempo teatro delle scorribande dei paramilitari colombiani e delle loro attività connesse al narcotraffico, ai sequestri, agli omicidi di contadini e di sindacalisti. Sempre nello Zulia, appena due giorni dopo questo arresto, funzionari dei corpi di sicurezza dello stato venezuelano hanno fermato anche Orozco Wilche, colombiano ricercato dall'interpol e dalla Dea per i suoi vincoli col traffico di droga.

SOTTO GIUDIZIO IL GIORNALISTA CARLOS LOZANO PER PRESUNTI VINCOLI CON LE FARC

Il 12 Agosto Carlos Lozano, direttore del settimanale Voz e membro del Comitato Esecutivo Centrale del Partito Comunista Colombiano, è stato citato a giudizio dalla magistratura colombiana per via di suoi presunti vincoli con le FARC, e per aver oltrepassato i limiti della sua funzione di mediatore. Le prove di questi vincoli sarebbero le e-mail e i documenti contenuti nel famoso computer ritrovato nell'accampamento di Raúl Reyes, che è stato assassinato il 1° marzo in un bombardamento aereo mentre era in territorio ecuadoriano.

Carlos Lozano, come la maggior parte degli attuali dirigenti del PCC, appartiene ad una generazione di politici che è stata quasi cancellata dai colpi del paramilitarismo di Stato durante il genocidio dell' Unión Patriótica che ha portato, a partire dal 1984, ad oltre cinquemila morti. La violenza si è espressa anche contro il settimanale Voz, la cui sede ha subito diversi attacchi dinamitardi.

Il giornale El Tiempo (di proprietà della famiglia del vicepresidente Santos) e altri media dell'oligarchia hanno iniziato una campagna mediatica contro Lozano, il PCC e contro i sopravvissuti dell'Unión Patriótica. Evidentemente sotto processo non c'è solo un giornalista e militante che spende da anni le proprie energie per la ricerca di una giusta soluzione politica al conflitto colombiano, ma anche tutta l'opposizione al governo narco-paramilitare uribista; ed è sorprendente la regolarità con la quale questo genere di prove vengono estratte dal laptop a prova di bombardamento di Reyes e propagandate sui media di regime in corrispondenza di ogni arresto che subisce qualche complice di Uribe, coinvolto nello scandalo della parapolitica.

PROVOCAZIONE CONTRO IL DIRIGENTE POLITICO DOMINICANO NARCISO ISA CONDE

Il noto dirigente comunista della Repubblica Dominicana Narciso Isa Conde, è stato oggetto di una provocazione da parte di alcuni agenti appartenenti alla polizia dominicana. Il vergognoso episodio è avvenuto dopo che il capo dell'esercito colombiano, generale Mario Montoya, e membri dell'intelligence hanno visitato il paese per portare presunte prove che relazionerebbero il quadro politico alle FARC-EP.

Dai vari tentativi di criminalizzazione messi in atto dal governo Uribe per colpire coloro che si adoperano affinché il grave conflitto sociale, armato e politico abbia uno sbocco pacifico, si sta per passare alle vie di fatto. Isa Conde da anni denuncia con determinazione i crimini perpetrati dal governo paramilitare di Bogotà, per questa ragione oggi si trova in pericolo di vita. Il Presidente dominicano Leonel Fernandez deve farsi garante dell'integrità fisica di Narciso Isa Conde e garantire all'opposizione politica il diritto al dissenso. La Repubblica Dominicana non deve essere complice di Uribe e dei suoi sicari in divisa.

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