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Bollettino di informazione N°5/08

(3 Novembre 2008)

ONG CONTRO IL GOVERNO URIBE

La ONG Human Rights Watch denuncia, attraverso un rapporto di 140 pagine, come il governo Uribe abbia ostacolato i processi contro appartenenti alla mafia paramilitare colombiana. Le continue e infondate accuse contro la Corte Suprema, così come le iniziative di legge presentate per limitare le investigazioni contro senatori e congressisti collusi con il paramilitarismo, di fatto delegittimano un sistema giudiziario già di per se molto debole. Il portavoce di HRW ha espresso che "se vi è una cosa che caratterizza la amministrazione del presidente Uribe, è il suo aperto disprezzo per le istituzioni democratiche".
Anche a livello giudiziario la banda di Uribe cerca di porre bavagli e rallentamenti nelle investigazioni a carico dei congressisti e deputati della Casa de Nariño; i veri boss paramilitari. Lo scandalo della parapolitica, che ha ormai coinvolto decine di politici uribisti e alti vertici militari tutti collusi con il paramilitarismo e col narcotraffico, evidenzia ciò che da anni viene denunciato da molteplici organizzazioni, partiti e personalità internazionali: la Colombia non è Paese democratico.

ONU: POLIZIA COLOMBIANA USO' ARMI CONTRO MARCIA INDIGENA

La forza pubblica utilizzò armi da fuoco contro i manifestanti indigeni che protestavano reclamando la restituzione delle terre, la autonomia e il rispetto dei diritti umani. A denunciarlo è l'ufficio di Bogotà dell'Alto Commissariato della Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) per i Diritti Umani. La missiva deplora gli scontri che hanno prodotto la morte di tre indigeni e causato oltre cento feriti.
Il direttore della Polizia, generale Oscar Naranjo, che vede suo fratello arrestato in Germania con l'accusa di narcotraffico, ha dichiarato che il corpo antisommossa non possiede armi in dotazione, ma un video inchioda un poliziotto mentre spara sui manifestanti.
Nonostante la forte repressione, almeno 50.000 indigeni sono riusciti ad arrivare nella città di Cali dopo una marcia di 120 km per incontrare il presidente Uribe. Gli agenti infiltrati, le intimidazioni e le minacce rivolte alle organizzazioni partecipanti, la violenza ufficiale, le sparizioni e gli assassinati sono all'ordine del giorno in un Paese in cui la partecipazione democratica dei diversi settori sociali è stata preclusa.

SEMPRE VIGENTE LO SCAMBIO UMANITARIO DEI PRIGIONIERI DI GUERRA

Una lettera inviata da una settantina di intellettuali alla guerriglia delle FARC-EP, col proposito di dare impulso ad un dialogo con la società colombiana per realizzare uno scambio umanitario dei prigionieri di guerra, ha avuto risposta positiva da parte dell'insorgenza. La corrispondenza epistolare avrà carattere pubblico e potrà essere valutata da tutta la società colombiana, aprendo nuove speranze per le famiglie dei detenuti di entrambe le parti belligeranti. Il gruppo guerrigliero suggerisce, per rafforzare e contribuire allo scambio, di tenere conto della manifesta disposizione della maggioranza di presidenti latinoamericani al ruolo di mediatori e facilitatori.
Ancora una volta le FARC dimostrano di essere interessate ad una soluzione negoziata, riaffermando la loro volontà politica di giungere ad un accordo umanitario. Il governo rimane sulle posizioni oltranziste del riscatto militare, sbandierando massmediaticamente alcuni risultati, frutto più del tradimento e della corruzione da parte di alcuni effettivi guerriglieri, che della reale efficacia di intervento da parte dell'Esercito colombiano. La linea dei falchi di Bogotà non deve prevaricare sull'anelo di Pace di un popolo intero.

LA CIA SAPEVA DELL'ATTACCO COLOMBIANO IN TERRITORIO ECUADOREGNO

Durante una conferenza stampa, il Ministro della Difesa ecuadoregno Javier Ponce Cevallos ha dichiarato che la CIA era a conoscenza dell'attacco colombiano all'accampamento provvisorio del comandante delle FARC Raúl Reyes, ubicato in Ecuador. A confermarlo è un'intercettazione telefonica nello stesso giorno dell'operativo militare, in cui la CIA annunciava l'attacco in Angostura. Le autorità di Quito sospettano che l'incursione militare abbia potuto contare sull'appoggio USA: una settimana prima una nave da guerra attraccò nella zona di operazioni antidroga della base militare di Manta, e cominciarono voli notturni che non sono stati mai pratica corrente di questo organismo. Quattro giorni dopo l'attacco, l'imbarcazione militare si ritirò dalla base.
Dopo le iniziali menzogne di Uribe e del Ministro della Difesa colombiana Santos riguardo lo svolgimento dell'azione militare, questi nuovi elementi documenterebbero la premeditazione da parte del governo di Bogotà. La violazione della sovranità dell'Ecuador era stata pianificata a tavolino tra gli alti comandi colombiani e quelli statunitensi. Nonostante le prove montate ad arte da Uribe per attaccare Correa, e legittimare questa ennesima violazione al Diritto Internazionale, l'Ecuador mantiene congelate le relazioni diplomatiche con il governo che rappresenta il più fedele alleato di Washington in America latina.

ARRESTATI SOLDATI COLOMBIANI PER AVER UCCISO CONTADINI FINGENDO FOSSERO GUERRIGLIERI

La magistratura colombiana ha arrestato 6 soldati che, in una operazione nel marzo del 2007, hanno ucciso 2 contadini, presentandoli successivamente come guerriglieri abbattuti in combattimento. Secondo quanto affermano fonti giudiziarie il 16 marzo i soldati hanno presentato come guerriglieri morti in combattimento i contadini Daniel Torres Arciniegas e Roque Julio Torres. Sui soldati ora pende l'accusa di omicidio aggravato e abuso di funzione pubblica; la detenzione è stata ordinata da un magistrato della Unità per i Diritti Umani ed il Diritto Internazionale Umanitario (DIH).
La pratica di vestire con uniformi guerrigliere contadini massacrati rientra nell'alveo dei cosiddetti "falsi positivi", come lo sventare falsi attacchi insorgenti o debellare attentati fittizi. Oltre alla guerra dello Stato verso il popolo ed alla manipolazione propagandistica dei fatti, questi episodi rivelano anche l'alto grado di corruzione delle forze armate colombiane, che imbastendo tali messinscene ottengono ricompense e permessi premio.

SCIOPERO NAZIONALE IN COLOMBIA

Si è tenuto in Colombia uno sciopero nazionale per denunciare il deterioramento delle condizioni di vita della popolazione a causa delle politiche amministrative del presidente Álvaro Uribe.
La convocazione, che contemplava l'interruzione delle attività a livello nazionale ed un corteo a Bogotá, oltre a manifestazioni in diverse città del paese, è stata indetta dalla Centrale Unitaria dei Lavoratori (CUT), per manifestare il netto rifiuto sullo stato di " Conmoción Interior" convocato dal governo, una sorta di stato di emergenza per affrontare lo sciopero del settore giudiziario; in virtù di questa misura il Consiglio Superiore della Magistratura potrebbe destituire i funzionari che partecipano alla mobilitazione e nominare dei sostituti.
Lo sciopero, sostenuto anche dai 280.000 affiliati della Federazione Colombiana degli Educatori, dai lavoratori della sanità, da studenti universitari, trasportatori e molti altri sindacati, intende solidarizzare anche con le mobilitazioni dei 15.000 tagliatori di canna da zucchero del dipartimento della Valle del Cauca, sottoposti dalle imprese del settore a condizioni di estremo sfruttamento. Inoltre appoggia la protesta delle comunità indigene, alle cui azioni lo stato ha risposto con la repressione, causando la morte di almeno tre indigeni.
Il conflitto sociale in Colombia non potrà essere soffocato con la violenza, né tramite escamotage giuridici; la solidarietà fra i lavoratori dei diversi settori rappresenta un duro colpo per il regime colombiano e per la banda di narco-paramilitari che lo sostiene.

ESPULSI 27 MILITARI DALL'ESERCITO

Nel forum "Esecuzioni extragiudiziali: una realtà inoccultabile", diverse ONG colombiane hanno denunciato 535 casi nel paese, dal 1 gennaio 2007 al 30 giugno del 2008, con una media di una vittima al giorno, il 58% delle quali minori di 30 anni.
Contemporaneamente alla diffusione di questo dato il presidente colombiano, Álvaro Uribe, annuncia pubblicamente l'espulsione di 27 membri dell'esercito (di cui 20 sono ufficiali), fra i quali 3 generali, per la sparizione di 20 giovani che erano stati dati per morti in combattimento, mentre in realtà sono vittime di esecuzioni delle "forze dell'ordine". Lo studio sulle esecuzioni è stato elaborato da 13 professionisti e esperti in diritti umani di Germania, Spagna, Stati Uniti, Francia e Regno Unito; in esso si sottolinea che il dipartimento del Norte di Santander, alla frontiera col Venezuela, è quello in cui si registra il numero maggiore di casi (67), seguito da quello di Antioquia (65), e che queste regioni, in pratica, coincidono con quelle dove si sono localizzate le principali azioni del Plan Colombia. Le atrocità commesse nelle regioni del Catatumbo e di Arauca evidenziano che più del 25% delle esecuzioni si collocano nelle zone operative della Seconda Divisione dell' esercito.
L'ennesimo show massmediatico di Uribe non modificherà lo stato delle cose, né cancellerà la violenza di stato contro le opposizioni; oggi il presidente afferma di non averne saputo nulla; eppure le denunce delle ONG segnalano da anni questi omicidi; forse il presidente era troppo occupato a bollare le stesse ONG come calunniatrici (per bocca del vicepresidente Santos), o a denunciarne il ruolo di ausilio alla guerriglia? In realtà le responsabilità delle esecuzioni extragiudiziarie, oltre che dei massacri, delle sparizioni forzate e degli sfollamenti sono dei due comandanti supremi della Forza Pubblica; Álvaro Uribe Vélez y Juan Manuel Santos; e loro complici sono i più alti gradi delle forze militari e della polizia, oltre ovviamente agli esecutori materiali dei crimini.

CHIAMATI A GIUDIZIO MEMBRI DELL'INTELLIGENCE DELLA POLIZIA

Fonti giudiziarie locali annunciano che 7 membri dell'intelligence della polizia sono accusati per la sparizione di due loro colleghi, Diego Fernando Garzón e Cristian Javier Becerra, e per aver formato una banda di assalto nella città di Cali (al sud est del paese). L'accusa riguarda anche un civile vincolato con questo settore della polizia, anch'egli in stato di arresto dal 4 ottobre.
A quanto sembra, Garzòn e Becerra sono spariti in conseguenza del loro interessamento alle attività criminali cui si dedicavano i membri, sotto inchiesta, dei servizi segreti della polizia. L'inchiesta porta ancora una volta alla luce l'altissimo livello di corruzione della forza pubblica; non solo sindacalisti, indigeni, leader di movimento popolari e dell'opposizione, persino elementi interni al sistema - che evidentemente rispondono ad altri interessi, anche se non sono antagonisti al sistema stesso - vengono freddamente eliminati quando rappresentano un impedimento burocratico alla dottrina Uribe.

Ass. Nuova Colombia

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