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Memoria e progetto:: Altre notizie

1969-2009 Vogliamo ancora tutto…?!

(15 Ottobre 2009)

A quaranta anni dall’Autunno Caldo del ’69, una giornata di confronto, testimonianze, analisi sulla stagione di lotta ed emancipazione che dichiarò i lavoratori e i salari variabili indipendenti dal capitale e li rese protagonisti del cambiamento di un’epoca.

E’ decisamente opportuno che gli attivisti, i militanti, gli intellettuali che non hanno abdicato al conflitto di classe prendano di nuovo la parola sull’“Autunno Caldo” del 69 a quarant’anni dall’evento che segna il punto più alto dell’anomalia italiana.
L’autunno caldo è caratterizzato sicuramente dall’irruzione sulla scena politica del movimento operaio emerso dalla rincorsa dell’Italietta all’industrializzazione e dalla immigrazione interna che riempì le città-fabbrica del nord di immigrati meridionali. Non solo. L’autunno caldo segna anche la "proletarizzazione" del ’68 studentesco che, lasciato a se stesso, avrebbe potuto limitarsi a dare protagonismo politico alle ambizioni della nuova borghesia italiana in sofferenza rispetto all’arretratezza della borghesia tradizionale e al moderatismo culturale e politico dominanti fino agli anni sessanta.
L’entrata in scena dell’autonomia operaia (intesa come coscienza di sé di migliaia di operai, maturata a partire dalla propria concreta condizione di sfruttamento, al di fuori e contro la mediazione delle organizzazioni “ufficiali” del movimento operaio) e il condizionamento del conflitto su scala internazionale (Vietnam, movimenti di liberazione nel terzo mondo etc.), innestarono sul ’68 studentesco un valore aggiunto politico e sociale che rese non più utopistica agli occhi di milioni di persone l’opzione rivoluzionaria nel nostro paese. Che questa fosse realizzabile o meno è tutt’altra cosa che potremo e dovremo continuare a discutere nel tempo.
La borghesia italiana - in linea con il fordismo - ha prima cercato di depotenziare l’autunno caldo attraverso la cooptazione degli operai nella sfera del consumismo e il mantenimento della vertenzialità sugli aspetti economici ereditati dal boom degli anni sessanta. Ma il potenziamento del nesso tra “politica e classe” fece saltare l’operazione fino a mettere in campo quel “vogliamo tutto e subito” che spiazzò padroni, partiti e sindacati. Per spezzare quel nesso ci sono voluti almeno dieci anni: da una parte i padroni hanno avviato la lunga stagione delle ristrutturazioni produttive per depotenziare le roccaforti operaie (e contestualmente per rispondere alla crisi economica palesatasi all’inizio dei Settanta), dall’altra lo Stato è ricorso a tutti gli strumenti di normalizzazione del conflitto sociale, inclusa la “guerra non dichiarata” avviata con la strage di Piazza Fontana.

Riteniamo che oggi chi è ancora è attore del conflitto sociale e non rinuncia alla sua indipendenza dalle compatibilità politiche, economiche, culturali del capitale, non possa che riconoscere le radici di gran parte della propria storia nell’autunno caldo del ’69. Azzardiamo dunque una rivendicazione collettiva di quella esperienza e una sua continuità critica sul piano dei riferimenti culturali e politici. Sappiamo che esistono idee e analisi postume diverse. Per queste ragioni pensiamo che una giornata di discussione, confronto ed anche testimonianze dei protagonisti di quella stagione possano rivelarsi utili non solo per rivendicare un passato che è nostro ma anche per iniziare a costruire un presente che ci veda capaci inserire le nostre battaglie rivendicative e sindacali quotidiane in un orizzonte complessivo all’altezza delle sfide dei nostri tempi, quell’altezza cui seppe innalzarsi la storia di chi osò chiedere tutto.

Il meeting che proponiamo si terrà sabato 7 novembre dalle 10.00 alle 18.00 a Roma, all'ex Mattatoio di Testaccio (entrta via Monte Testaccio 22).

Hanno assicurato per ora il loro intervento: Bellofiore, Bernocchi, Cararo, Casadio, Dalmasso, D’Ubaldo, Gattei, Miliucci, Modugno, Natella, Papi, Polo, Russo, Timperi, Vasapollo. Sarà data lettura di un contributo sull'Autunno caldo del compagno Marco Melotti recentemente deceduto. Altri contributi sono in via

La redazione di Contropiano, confederazione Cobas, collettivo Vis a Vis, comitato di quartiere Alberone

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