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(3 Gennaio 2011)
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Scritto da DirittiDistorti
Domenica 02 Gennaio 2011 22:34
Riceviamo dai macchinisti di “ancora In Marcia!” la triste notizia della morte di Lorenzo Pinto e a loro ci uniamo nell’esprimere il nostro cordoglio e nel ricordo di Lorenzo.
“Un grave lutto ha colpito i ferrovieri di Roma, il primo gennaio 2011 è morto il macchinista Lorenzo Pinto, stroncato da un malore improvviso. Il nostro compagno di lavoro negli ultimi anni aveva sempre lavorato sui treni ad alta velocità ed ora guidava i "freccia rossa". Pur addolorati da questo momento cosi difficile lo vogliamo ricordare per la sua intelligenza e sensibilità e per il contributo che in passato ha dato alla nostra rivista, dalla quale si era poi allontanato, ma soprattutto lo ricordiamo per il suo impegno civile - con l'Associazione dei familiari delle vittime - nella ricerca della verità sulla morte del fratello Luigi, una delle otto vittime della strage fascista di Piazza della Loggia, avvenuta a Brescia il 28 maggio 1974.
Da sempre attento osservatore delle dinamiche politiche e impegnato sui temi sindacali, negli ultimi tempi aveva scelto di dedicare al lavoro le sue doti e le sue qualità professionali ed umane. Non sappiamo se e quanto, i pesanti carichi di lavoro cui era sottoposto possano aver contribuito al malore che ce lo ha portato via a soli 54 anni.
Poiché Lorenzo fino a poche ore prima di morire guidava i treni (come accaduto di recente ad altri colleghi) riteniamo sia necessaria da parte nostra un'attenta riflessione sull'efficacia, a fini preventivi, dei controlli sanitari aziendali cui siamo sottoposti, sulla concretezza dei rischi del nostro lavoro, sul dovere dell'azienda di tutelare la salute ma anche sulla nostra capacità di autolimitare l'impegno psicofisico.
Esprimiamo il nostro profondo cordoglio e ci stringiamo ai familiari di Lorenzo ricordandolo con una sua frase contenuta in una lettera scritta assieme a Manlio Milani per il convegno “I comitati civili contro silenzi e impunità" tenuto a Genova il 12 luglio 2003. «(...) noi siamo il paese delle associazioni delle vittime. Cosa vuol dire che i familiari si riuniscono e si battono per avere giustizia? Vuol dire che senza l’impegno di una parte di società per strappare la verità, è difficile che la verità venga fuori. vuol dire che c’è una ferita nelle regole della democrazia, nel nostro Paese, talmente profonda che non può essere rimarginata con l’oblio, la rimozione. Vuol dire che c’è una ferita nel concetto di libertà. Vuol dire che c’è una frattura fra libertà e regole…»
2-1-11
DirittiDistorti
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