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Sei Maggio CGIL: diamo proposte forti ad uno sciopero forte

(3 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in medioevosociale-pietro.blogspot.com

La sciopero del 6 maggio sarà forte perchè lo stato di insofferenza dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati e delle famiglie è diventato quasi insostenibile. I salari tendono a precipitare spinti dalle retribuzioni ridicole dei precari che variano dai quattrocento agli ottocento euro al mese. Milioni di lavoratori che sono stati assunti negli ultimi anni regolati da contratti atipici con retribuzioni scandalosamente infime e e negazione d tutti i diritti, a cominciare dallo stesso status di lavoratore dipendente. Ho un'amica laureata in economia con specializzazione equina. Insomma lavora con i cavalli E' a prestazione professionale e non ha diritto a niente. Per ora è infortunata per una caduta. Si è rotta di brutto una costola. Non ha diritto a niente e potrà avere qualcosa solo da una assicurazione privata che si paga con il suo modesto stipendio. Questa condizione esistenziale non è una eccezione. Abbiamo anche centinaia di migliaia di lavoratori a progetto. Ma quanti progetti ci sono in Italia? Ci sono tante altre situazioni di gravissimo fumus giuridico bordline. Ci sono i lavoratori invisibili. Conosco infermieri che lavorano negli ospedali ma la loro presenza è regolata da agenzie dai quali dipendono. Ricevono in media il trenta per cento in meno dei loro colleghi e con cadenza spesso irregolare. Debbono stare attenti a non protestare perchè altrimenti "l'interinale" o la cooperativa non li chiamano più. Credo che si stia toccando il massimo della alienazione e della umiliazione. Se queste condizioni durassero poco la gente se ne farebbe una ragione. Ma sono programmate a durare a lungo. Infatti il lavoro precario non esiste, esiste il lavoratore precario. Lo stesso posto può essere riassegnato allo stesso lavoratore tante volte fino a quando conviene al datore di lavoro oppure concesso ad un altro. La maggioranza dei precari vive la sua condizione anche da un decennio e non sanno ancora come finirà-

Ora, questa condizione non solo deve essere denunziata come fa la CGIL ma rimossa. Come? Rivendicando l'abrogazione della famigerata legge Biagi o legge trenta che è la madre di tutte le nefandezze ed ingiustizie perchè è lo scudo che copre il padronato e legittima le sue scelte . La legge Biagi è un bazar in cui gli imprenditori si possono sbizzarrire a cercare e trovare la cosa più acconcia per mettere un cappio al collo ai loro disgraziati dipendenti.

Ebbene lo sciopero del 6 gennaio non pone il problema della rimozione della causa del precariato ma si limita a denunziarne l'infelicità ed a chiedere qualche modesto e miserabile ammortizzatore sociale. Epifani era riuscito ad ottenere qualcosa dal micragnoso Sacconi e dal governo ma non superava i 2500 euro annui e non per tutti. Una cosa mostruosa giuridicamente che differenzia e limita i trattamenti di integrazione salariale e disoccupazione senza fissare un minimo sotto il quale è indecente e non si deve andare. Fuori da ogni idea di diritto sociale.

Questione fondamentale per bloccare e mettere un off limits in basso ai salari è il Minimo Salariale Garantito che esiste in moltissimi paesi del mondo. Si tratta di una legge da fare che proibisce di corrispondere al lavoratore meno di quanto indica la Costituzione per la tutela sua dignità e per la sua sopravvivenza. Diciamo 1000 euro al mese. Questa rivendicazione mette il dito nella piaga della precarietà che viene praticata per ridurre le paghe a livelli di fame. E' il cuneo che bisogna inserire nella gigantesca ruota della ruspa che sta schiacciando e riducendo proprio male tutti. I precari che stanno diventando maggioranza come invoca un giorno si e uno no dal corriere della Sere De Vico sgretolano le condizioni dei "garantiti" e cioè il lavoro contrattualizzato secondo le regole appunto per la grande attrattativa che il padronato ha dei bassissimi salari. Bisogna non piagnucolare "se non ora quando" ma dire che cosa si deve fare ora.

Altri punti importanti sono la qualità del lavoro in fabbrica e della sua libertà. C'è un processo di militarizzazione del lavoro operaio robotizzato senza alcun riguardo per la salute. I sistemi che la Fiat ha introdotto nei suoi stabilimenti condannano con certezza ad una serie di patologie nervose scheletriche e psichiche dalle quali sarà difficile sfuggire,. Provate a chiedere quanti casi di tunnel carpale si hanno alla catena di montaggio.

L'operaio non può continuare ad essere un "usa e getta". Siamo giù assai costernati per la ecatombe di morti per amianto ed altre porcherie chimiche.

Sollevo la questione del recupero generalizzato dei salari che dovrebbe essere di almeno il venti per cento e di tornare ad un sistema di protezione dagli incrementi del costo della vita che potrebbe essere una nuova forma di scala mobile. Se viviamo in libero mercato perchè tutti i fattori vengono lasciati liberi ed a briglia sciolta tranne il salario?

Dobbiamo essere chiari con noi stessi e con la gente. Chiedere il recupero senza se e senza ma dei cinquecentomila dipendenti pubblici e tra questi oltre centomila insegnanti che si sono in grande parte licenziati. Non è vero che sono un più ma vittime sacrificate alle privatizzazioni con le quali lo Stato spenderà assai di più di quanto spende ora. Le privatizzazioni nel solo settore della sanità hanno rincarato i costi del servizio e messo in crisi molte regioni. Ma si sono creati imperi miliardari privati come quelli di Angelucci e di Don Verzè capaci di mantenere anche giornali spesso di ricatto verso i politici ed il governo.

Riassumendo : la piattaforma rivendicativa della CGIL si può dire che va bene ma è lontana dalla sensibilità attuale della classe lavoratrice che sprofonda nelle sabbie mobili della miseria e della depressione. Lo sciopero generale non è solo un momento bello da celebrare con i suoi sentimenti, le passioni, i colori delle bandiere, la cultura. Ogni sciopero ha una sua cultura una sua identità. Quello del 6 maggio potrebbe essere della chiarezza dei no e dei si; no al precariato, no alle leggi Gelmini e Brunetta,no alle privatizzazioni, si al SMG, alla scala mobile, a pensioni più eque. Non possiamo rimestere sempre le stesse cose generiche,. Facciamo chiarezza con richieste nette. Quando la CGIL si darà semplici parole d'ordine si riguadagnerà la strada per uscire dal pozzo.

Pietro Ancona

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