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Le “anime belle” e la strage della miniera di Marikana

(19 Agosto 2012)

Nelson Mandela è stato una splendida figura di combattente contro il razzismo e per la libertà e la democrazia, sicuramente una delle bandiere dell’emancipazione africana. Ma o si è arreso, o non si è reso conto d’essere usato per coprire e benedire il gattopardesco “cambiamento” della struttura del potere in Sud Africa che, proprio attraverso l’allargamento alla borghesia di colore, è rimasta ancora più saldamente nelle mani degli afrikaners e del capitalismo finanziario transnazionale.

In Occidente l’imbecillità (o la malafede?) delle anime belle – campioni di democrazia che di più non si può – si sono affrettati (e lo hanno continuato a fare per 18 anni!) a dare entusiastico sostegno al “cambiamento” e al nuovo sistema di governo in Sud Africa.

Oggi, di fronte alla strage della polizia che ha assassinato a sangue freddo 34 minatori, queste anime belle si indignano, ma – smarriti – non sanno darne una spiegazione.

Non avendo compreso il senso della fine dell’apartheid e avendo fiducia smisurata nel capitalismo aggiungono – attoniti – anche l’orrore per questo crimine alle tante opportunità di indignazione che la società borghese contemporanea offre ai benpensanti, ma sono del tutto indisponibili a riconoscerne le cause e le dinamiche politiche. C’è bisogno di atti di violenza conclamata, che facciano scorrere fiumi di sangue perché la sensibilità delle anime belle venga scossa? Come mai non si sono indignate e non si indignano per le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori sudafricani? Dov’era e dov’è il loro orrore quando ai minatori neri veniva e viene succhiato il sangue per un salario di soli 400,00 euro mensili e condizioni di vita miserabili, non più sotto la copertura dell’apartheid ma più semplicemente in nome del dio profitto? È qui la ragione della loro “perplessità”: è semplice e nobile provare ripulsa e pronunciare parole di fuoco contro la discriminazione razziale; meno semplice e utile è provare semplice indignazione contro lo sfruttamento e il profitto!

Eppure l’unico aspetto positivo della dichiarata fine dell’apartheid in sud Africa è stata quella di aver fatto chiarezza rivelando che, nell’epoca del capitale, la contraddizione fondamentale è sempre e comunque di classe, anche quando si nasconde dietro le diversità di razza o di religione.

Ma l’aspetto più ripugnante e inumano – ma illuminante – della strage alla miniera di platino di Marikana è quello che sta accadendo sui mercati finanziari. Il prezzo del platino era in discesa: i 34 minatori assassinati a Marikana lo hanno fatto impennare in maniera vertiginosa perché fanno intravvedere la possibilità di una lotta dura, di lungo periodo, dei minatori sudafricani che farebbe diminuire la estrazione del prezioso minerale. La “morale” è che i mandanti dei poliziotti assassini stanno ricavando guadagni enormi anche da questo crimine. E non c’è da stupirsene: sono le regole del “mercato”, è la legge implacabile e immodificabile del liberismo economico. Le anime belle possono giungere perfino a scandalizzarsi per questo arricchimento, ma non giungeranno mai a ripudiare queste “libertà” e il sistema del capitale che le garantisce.

18/08/2012

Centro Culturale La Città del Sole

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