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Usciamo di casa

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(28 Settembre 2012) Enzo Apicella
Sciopero generale del Pubblico Impiego

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(Lotte operaie nella crisi)

Unica difesa contro l’attacco padronale è la lotta di classe!

(6 Marzo 2013)

Volantino distribuito alla Electrolux

La crisi del capitalismo mondiale continua inesorabile: licenziamenti, cassa integrazione, contratti di “solidarietà” colpiscono sempre di più la classe lavoratrice. Il padronato per sopravvivere nella competizione capitalistica sempre più aspra impone: salari più bassi, massima flessibilità d'orario, ritmi di lavoro sempre più intensi.
Nei 4 stabilimenti italiani del gruppo (Porcia, Susegana, Solaro e Forlì) Electrolux ha annunciato oltre 1.100 “esuberi”. Per il padronato la questione andrebbe risolta con: 1 anno di contratti di solidarietà e l’azzeramento dal 1° gennaio 2015 degli “esuberi”.

La risposta dei sindacati di regime (CGIL, CISL, UIL, UGL) è quella di attenuare l'urto sociale con promesse e l’utilizzo degli “ammortizzatori sociali”: invece di 1 anno, 2 anni di contratti di solidarietà.

Queste non sono soluzioni al problema del lavoro che è strutturale nella società capitalistica afflitta dal cancro della crisi di sovrapproduzione.

I lavoratori della Electrolux hanno gli stessi problemi e bisogni di tutti i lavoratori: l’occupazione, il salario, le condizioni di lavoro.

Il sindacalismo di regime fa di ogni crisi e vertenza aziendale una questione a sé, da affrontare e risolvere singolarmente. In questo modo divide la classe lavoratrice e la conduce in ordine sparso al disastro.

I lavoratori invece devono unire le centinaia di vertenze aziendali in un movimento di lotta sempre più unito ed esteso, anche a livello internazionale, per imporre i propri comuni interessi:
- forti aumenti salariali, maggiori per le categorie peggio pagate;
- riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario;
- salario pieno ai lavoratori licenziati a carico di industriali e finanza.

Questo è possibile solo coi metodi della lotta di classe, cioè con scioperi a oltranza, senza preavviso, con picchetti che impediscano l’ingresso di merci e crumiri, che minaccino di estendersi al di sopra delle aziende e delle categorie: ciò che più teme il padronato non è il danno economico di una lotta, anche forte, chiusa entro l’azienda, ma la possibilità che essa scateni una lotta generale dei lavoratori con un danno economico per tutta la borghesia.

Per condurre questa lotta i lavoratori hanno bisogno di un vero Sindacato di Classe la cui rinascita è possibile solo FUORI E CONTRO i sindacati di regime (CGIL, CISL, UIL, UGL) che debbono la loro forza non alle energie dei lavoratori ma ad uno stuolo di funzionari tutelato dalla borghesia che confida in essi quale strumento più importante per impedire la lotta di classe.

Il credo di questi falsi sindacati e del riformismo politico che li guida è "o capitalismo o morte": i lavoratori possono vivere e lavorare solo grazie al Capitale e perciò, per tenerlo in vita, debbono essere disposti a ogni sacrificio. Questa concezione conduce ad accettare ogni peggioramento salariale e normativo.

I lavoratori possono ritrovare la forza per difendersi solo tornando a considerarsi quel che sono: una classe sfruttata e oppressa, il proletariato.

La classe lavoratrice non deve farsi alcun carico della crisi del capitalismo che – come ha sempre affermato il marxismo rivoluzionario fin da metà ‘800 col "Manifesto" e il "Capitale" – è inevitabile e risolvibile o col sangue dei lavoratori, cioè con la guerra, o con la morte del capitalismo, cioè con la Rivoluzione.

La lotta sindacale è necessaria ma non è sufficiente perché ogni vittoria non è mai definitiva nel capitalismo: non esistono diritti acquisiti per sempre, ma posizioni conquistate da cui condurre con forza maggiore una lotta senza tregua. Lo dimostrano questi ultimi anni in cui ogni conquista, frutto delle dure battaglie passate, costata anche la vita a molti operai, è stata posta sotto attacco e distrutta. Il sindacalismo di regime, compresa la sua sinistra, non ha organizzato alcuna vera lotta ma facendo appello ai pretesi "diritti" ha condotto i lavoratori di sconfitta in sconfitta.

La lotta sindacale, cioè la lotta di classe economica, ha una prospettiva solo se è considerata una palestra per la lotta di classe politica: per la Rivoluzione, la conquista del potere politico, il superamento del capitalismo.

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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