">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Molot off

Molot off

(4 Febbraio 2011) Enzo Apicella
La rivolta in Egitto infiamma il mondo arabo

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

APPUNTAMENTI
(Capitale e lavoro)

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

Capitale e lavoro:: Altre notizie

INTERNET SENZA FRENI, DEMOCRAZIA, DECRESCITA

(2 Febbraio 2014)

Un articolo di Evgeny Morozov pubblicato il 2 Febbraio dalla “Lettura” del Corriere della Sera pone un tema di grandissima complessità e rilievo soprattutto in relazione alle prospettive future di una riflessione politica posta all’altezza delle nuove e vecchie contraddizioni sociali, nell’idea da mantenere circ a la necessità storica di un abbattimento degli assetti consolidati del dominio di classe.
Le tesi sostenute dall’articolo in questione sono già ben rivelate nel titolo “ Internet senza freni, mina la democrazia: serve la decrescita” ponendo in relazione la necessità di ripensare il web, essenzialmente sotto l’aspetto della raccolta delle informazioni personali, assieme all’economia.
Si pone, quindi, l’idea della decrescita che punta alla riduzione della produzione e dei consumi in virtù di una riduzione delle diseguaglianze in connessione con la necessità di affrontare il deficit di partecipazione e il contemporaneo eccesso di controllo derivanti dalla distorsione nell’uso della rete, equiparandone i possibili effetti a quelli della minaccia derivante dal riscaldamento globale.
Ricordando ancore che uno dei pilastri della teoria della decrescita punta a introdurre parametri alternativi al prodotto interno lordo (PIL) per valutare la ricchezza di un Paese.
Il punto di connessione tra i due temi sarebbe stato rappresentato, secondo l’articolo, dall’esplosione del cosiddetto caso “Snowden” riguardanti cioè le rivelazioni pubblicate dal Guardian e dal Washington Post nel giugno 2013 circa l’esistenza di Prism, il programma di sorveglianza che consentirebbe alla NSA degli Stati Uniti, in collaborazione con CIA e FBI, di accedere all’attività internet di tutti i cittadini.
Gli esiti da affrontare, da questo stato di cose, non sarebbe tanto quello della mancanza di controllo sui dati individuali ma piuttosto il fatto che, armati di così tanti dati, i sistemi politici moderni sarebbero portati a credere di fare a meno dei cittadini.
E i cittadini, contenti della grande abbondanza di contenuti, non vedrebbero l’ora di abbandonare lo spazio politico, lasciando così completo campo libero al dominio dei pochi in possesso del potere dei dati in funzione del proseguimento del loro potere e quindi del sistema –appunto – dominante imperniato da quello che è definito “sistema economico tradizionale”.
Si collocherebbe qui, di conseguenza, la necessità di collegare le due decrescite: quella economica e quella de web intendendo, infatti, la creazione di un mercato “riservato” dei dati (nel caso esaminato i tre soggetti citati: NSA,CIA,FBI) come momento di accelerazione del già veloce declino del sistema democratico.
L’articolo si conclude in questo modo :” Che si applichino le idee della decrescita, o che si abbracci qualche altro paradigma che possa sfidare la convinzione che più dati ci sono meglio è, dovrebbe essere chiaro che non affronteremo la profonda crisi rivelata da Snowden, se continueremo a procedere nella direzione attuale”.
Si tratta, com’è evidente, di temi grandissimo interesse e di bruciante attualità che si pongono potenzialmente in contrasto sia con l’idea dello sviluppo pressoché illimitato che è stato anche patrimonio della riflessione marxista, sia dell’idea del liberismo senza freni che ha caratterizzato come vero e proprio dato di egemonia il pensiero economico degli ultimi 30 anni, dall’avvento del reaganismo – tachterismo, e poi delle ideologie di “fine della storia” di Huntington e Fukuyama al momento della caduta del sistema sovietico.
Una sorta di “terza via” nella sostanza, non più di stampo socialdemocratico relativa alla redistribuzione della ricchezza, ma di una riduzione delle diseguaglianze attraverso riferimenti a modelli di vita e di consumo (la democrazia dovrebbe quindi occuparsi di più della “vita” dei cittadini: s’introduce, qui, un richiamo alla “biopolitica” che andrebbe approfondito).
Rimane, però, sullo sfondo tutto intero il tema del potere e della distinzione di classe che ne regge -appunto – nelle democrazie liberali l’uso e la gestione.
Ed è questo il punto critico che s’intende sollevare in quest’occasione.
Come si può considerare, nel quadro descritto dall’articolo di Morozov (che parla soltanto di “cittadini”) il tema dello sfruttamento e del potere che ne deriva?
La trasformazione della divisione internazionale del lavoro, sviluppatasi nel corso di questi anni proprio sulla base della spinta prodotta dall’innovazione tecnologica che ha portato ai fenomeni descritti nell’articolo in questione, ha portato alla creazione, in paesi che fino a meno di 50 anni fa erano immersi nell’arretratezza, di decine e decine di milioni di proletari (per usare una vecchia terminologia sempre valida) a un elevatissimo ritmo di crescita, causando squilibri politici molto rilevanti.
L’applicazione di una “teoria della decrescita” come base di una nuova dimensione di lotta al capitalismo rischia, in questo quadro, di lasciare inalterato il tema di fondo del potere e soprattutto di accentuare i livelli di diseguaglianza esistente tra le diverse aree del pianeta, lasciando intatte le differenziazioni di classe che rappresentano sempre e comunque l’essenza del potere capitalistico.
Un’idea di società diversa, alternativa a quella esistente (ben oltre i fallimenti degli inveramenti statuali attuati in nome dei fraintendimenti dell’etica marxiana nel ’900 e delle contraddizioni attuali come nel caso cinese) non potrà che basarsi sull’annullamento delle distinzioni di classe e sullo spostamento radicale di asse nella detenzione del potere. Fatta salva, naturalmente, la necessità di ricostruire una teoria della “fase di transizione”.
Esiste, di conseguenza, un problema di natura sia teorica, sia politica, di adattamento al mutamento di paradigma che l’utilizzo dei dati del web impone nelle modalità dell’agire politico, ma senza tener fermo il quadro complessivo dello sfruttamento capitalistico e dei suoi effetti sociali non sarà possibile raggiungere alcun risultato concreto sul piano dell’effettiva eguaglianza: che rimane il nostro obiettivo finale.

Franco Astengo

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie dell'autore «Franco Astengo»

6427