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L'angoscia dell'anguria

L'angoscia dell'anguria

(24 Luglio 2013) Enzo Apicella

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Essere comunisti

(18 Maggio 2014)

Volantino distribuito al corteo del 17 maggio 2014, a Roma

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A tutte le compagne e i compagni che, nonostante tutto, continuano ad essere convinti che l'unica via per realizzare una società di liberi ed uguali, in armonia con la natura, sia la rivoluzione proletaria, il socialismo.

Sono tempi duri i nostri, sotto molti aspetti i più duri da decenni e decenni a questa parte.

Alla farsa di una società dell'abbondanza corrisponde una realtà di miseria, individualismo, la nostra classe sociale è in costante arretramento, incapace di lotte significative se non per brevi e fugaci fiammate, viviamo in un crescente vuoto politico e ideale, nell'inaridimento delle relazioni umane, nella recrudescenza dei nazionalismi e delle guerre...

Che cos'è tutto questo se non la barbarie che avanza?

Per noi rivoluzionari oggi è più che mai dura “tenere la posizione”, costruire qualcosa che vada oltre le legittime, ma in sé insufficienti, lotte contingenti. La realtà in cui versa il proletariato, il suo arretramento, è frutto del capitalismo. Comprendere questo significa porre, sin da ora, il problema del suo rovesciamento. O i passaggi si costruiscono in questa prospettiva oppure si rimane ancorati a progetti arretrati, al nullismo politico.

Le lotte per i bisogni, da sole, non riescono, né servono, a tirarci fuori da questo pantano, ad arrestare l'arretramento della nostra classe compressa fra la tenaglia dei propri limiti e l'iniziativa della controparte padronale e statale. Le lotte, in sé, non hanno la capacità di mettere in discussione il capitalismo e, nel capitalismo, finiscono per esaurirsi.

Le mobilitazioni si possono vincere o perdere, ma si tratta sempre di sconfitta se in esse non si è radicata, grazie all'intervento, un'avanguardia politica. I movimenti, prima o poi, passano, ma le avanguardie politiche se adeguatamente formate ed organizzate – per quanto ridotte numericamente – costituiscono l'unico punto d'appoggio possibile dal quale ripartire per rilanciare la lotta politica, quella capace di... trasformare il mondo.

Nel loro intervento i comunisti non hanno bisogno di inventare parole d'ordine rivendicative, di seguire tattiche fantasiose e utopiche – come p.es. la conquista o fondazione di “sindacati rossi”. Partono dal livello di coscienza esistente, promuovono l'iniziativa autonoma della classe, la sostengono, spingono per romperne l'isolamento: verso l'unità di tutti gli sfruttati. Chiariscono che ogni possibile vittoria, pur richiedendo duro impegno, è sempre e solo temporanea, contrastano gli agenti del capitale nelle fila proletarie, indicano i limiti delle lotte per dimostrare la necessità dell'alternativa comunista. Formano gli elementi migliori, facendo di loro dei militanti rivoluzionari.

Dobbiamo iniziare a far circolare nella nostra classe l'abc della lotta proletaria, del patrimonio storico del movimento rivoluzionario, del comunismo. Nulla di più o di meno.

Siamo per la ripresa dell'iniziativa proletaria. Per la crescita e il radicamento, in essa, delle avanguardie rivoluzionarie. Questo è l'obiettivo e il compito del presente.

Socialismo o barbarie!

Partito Comunista Internazionalista

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