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(2 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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SABATO 2 DICEMBRE: DAVVERO POCO, MA PUO' DIVENTARE UN INIZIO

(2 Dicembre 2017)

Volantino distribuito oggi in occasione della mobilitazione della Cgil sulle pensioni

pensioni: i conti non tornano

La trattativa tra Governo e sindacati confederali sulle pensioni si è mossa per mesi su binari già tracciati, sui quali, sostanzialmente, non si doveva “disturbare il manovratore”: era il diktat del Ministro Padoan sulla “intangibilità” del meccanismo della “speranza/aspettativa di vita”, il presupposto dal quale non ci si doveva spostare. La stessa piattaforma di CGIL, CISL e UIL, che, pur lontana da quanto occorrerebbe, prevedeva il blocco, seppure temporaneo, di tale meccanismo, è stata disattesa! Ed i grandi risultati, decantati dalla CISL di A. Furlan, non si vedono proprio.
Per una Legge di bilancio, che non fa che trasferire risorse dal lavoro al capitale, il Governo Gentiloni ha partorito un “autoemendamento” di dodici punti, che tradurrebbero in legge gli “ottimi risultati”. In estrema sintesi, sarebbero: l'allargamento da 11 a 15 del numero di “lavori gravosi”, per i quali non si verificherebbe lo spostamento a 67 anni di età per la pensione nel 2019, il computo nella “speranza di vita” anche dei periodi in cui (come è successo nel 2015 e nei primi mesi di quest'anno) le aspettative di vita diminuiscono, ed incentivi alla “previdenza complementare”, cioè quella promossa da banche ed altri privati. E', in realtà, il trionfo di una politica di divisione nella penalizzazione generale!
L'infernale meccanismo, introdotto dalla Legge Fornero, continua ad imperversare: con i lavoratori sempre più anziani che non possono andare in pensione, non liberando, in tal modo, posti di lavoro per i più giovani, il potere d'acquisto delle pensioni si riduce sempre più, ed i giovani, che non trovano lavoro e risultano privi di qualsiasi autonomia di vita, vengono aiutati con sempre maggiore difficoltà dagli anziani, lavoratori o pensionati che siano. La condizione proletaria diviene sempre più invivibile!
Da tempo era stata indetta la mobilitazione della CGIL per il 2 Dicembre per diversi ordini di motivi, non ultimo la ricerca della “sponda politica”, teorizzata da molti al suo interno, e che dovrebbe essere rappresentata dalla prossima presentazione elettorale unitaria delle varie frange, interne ed “esterne”, della ex “Sinistra PD”: indubbiamente si tratta, come minimo, di speranze mal riposte per i proletari!
La manifestazione, partita come una passeggiata festiva, pur accanto a proposte discutibili, come la promozione del “silenzio-assenso” sulla previdenza complementare, è ora accompagnata dallo “sciopero degli straordinari, delle flessibilità e dei turni”, comprendendo anche le richieste di blocco dell'età pensionabile, di ammortizzatori sociali per tutti e di stabilità dell'occupazione. Solo parole? Certamente poco, ma ad oggi non si può escludere l'innesco dal basso di positive dinamiche di lotte nelle categorie e/o nei territori. I COMUNISTI DEVONO ESSERCI ED AGIRE, pur senza seminare alcuna illusione sui prossimi comportamenti dell'apparato, visto, fra l'altro, che, al massimo, parla del solo “superamento” (che non vuol dire abolizione) della Legge Fornero.
Gli scioperi generali del 10 Novembre, e, più ancora, del 27 Ottobre, indetti da sindacati di base, sono partiti da piattaforme più chiare ed aderenti agli attuali interessi della classe (ed in particolare contro la Legge Fornero, laddove, rispettivamente, l'uno riaffermava il “diritto alla pensione”, mentre l'altro specificava la richiesta del ritorno ai 60 anni di età per la vecchiaia ed ai 35 anni di servizio per l'anzianità), e perciò era giusto sostenerli.
Si tratta ora di non limitarsi a testimoniare coerenza, ma di andare oltre, puntando alla continuità di scioperi veri (e cioè che creino danni alle controparti), ad un loro allargamento, a forme di lotta efficaci per ottenere l'affermazione degli interessi concreti della classe. In questo senso, oltre a partecipare da comunisti alle mobilitazioni, spingendo per trasformarne i contenuti in quelli davvero necessari oggi, NON POSSIAMO CHE AUSPICARE UNA PROVA DI MATURITA' DEI SINDACATI DI BASE, e cioè una loro DISCESA IN LOTTA, INSIEME AI LAVORATORI MOBILITATI, ma SU CONTENUTI CONSEGUENTI, per contenderne, nella lotta reale, la rappresentanza a chi si muovesse solo strumentalmente.

Alternativa di Classe
Il Pane e le rose – Collettivo redazionale di Roma

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